Il magnate
di Giovanni Grimaldi (Italia, 1974)
con Lando Buzzanca, Rosanna Schiaffino, Jean-Pierre Cassel,
Empedocle Buzzanca, Guido Cerniglia, Michele Cimarosa,
Antonio La Raina, Pier Paola Bucchi, Renato Malavasi
Furio Cicerone è un ricco industriale di origini siciliane che ha la fama di essere un tombeur de femme; con la sua azienda, che costruisce raffinerie, si lancia in un progetto molto ambizioso e di respiro internazionale: aprire un nuovo cantiere di straordinarie dimensioni. Per partire con l’impresa ha bisogno di un importante prestito bancario: una somma ingente a cui però mancano solo 500 milioni per essere completa. Furio riesce ad ottenere la promessa di un fido da un banchiere ma la cifra che gli serve non può essere immediatamente disponibile perciò si rivolge altrove. La paura di mandare all’aria il progetto di apertura del cantiere lo porta a chiedere i 500 milioni necessari a un amico, tale Gianni. Quest’uomo – un conte ricchissimo e potentissimo che cerca di togliersi ogni capriccio – accetta la richiesta di prestito ma ad una sola frustrante condizione: se entro il lunedì successivo Furio non sarà in grado di restituire la cifra, Gianni potrà fare sesso con sua moglie Clara.
Il patto viene siglato ma a malincuore perché Renato, da classico meridionale, è gelosissimo per cui non vuole mandare a letto sua moglie con altri uomini – tantomeno con un nobile ricco e antipatico. Nonostante nel suo ambiente è normalissimo comportarsi in questo modo, cioè fare spallucce di fronte ad ogni adulterio, il nostro protagonista non ci sta, si oppone, fa di tutto per dimostrarsi innamorato e adduce motivazioni morali, anche se sappiamo benissimo che è forse tutta una questione di mantenimento della dignità e del buon nome. Di fronte al possibile tradimento di sua moglie Furio finge di dimenticare tutte quelle volte in cui si è concesso passionali scappatelle con donne del suo giro di amici altolocati. Nel contratto che i tre firmano è anche prevista una clausola noiosa: in attesa che il debito venga saldato Carla dovrà alloggiare completamente sola in una grande villa sul lago di Como. Questa clausura che gli impedisce di vedere sua moglie, l’impellenza degli affari e il rischio che nel frattempo Clara e Gianni consumino momenti di passione (diciamo così), portano Renato sull’orlo di un collasso.
Mi verrebbe quasi da catalogare questo film tra le solite commedie maschiliste di Lando Buzzanca ma non posso perché così non è. Se si escludono le tante situazioni grottesche e il lessico trivialissimo – farcito di battute dagli squallidi doppi sensi – a questa pellicola rimane qualcosa di originale che spiazza: un epilogo dai toni nostalgici che svela un’amarissima morale un po’ qualunquista e un po’ ipocrita. “Il magnate” cioè pare voglia essere un’invettiva contro il rampantismo di certa alta borghesia industriale – anche se non proprio convincente – attraverso lo svelamento delle sue ricadute sul piano sentimentale/affettivo. Mah. Boh.
Rosanna Schettino è sempre molto affascinante. Qui la troviamo nei panni della mora Clara, una ricca signora sulla quarantina – forse un po’ snob e altezzosa – che, sebbene si dichiari fedelissima al marito, sembra non disdegnare le avances del facoltoso conte dagli occhi azzurri.
Jean-Pierre Cassel ha una faccia perfetta per il ruolo dello stronzo che ha avuto tutto dalla vita e che gode nel mettere difficoltà chi gli sta intorno. Sembra quasi che sedurre le donne sia per lui un gioco, qualcosa che funga da antidoto contro la noia.
Voto: 5 e mezzo. Ho visto questa pellicola per caso in tv, sul canale Iris, ma non mi è dispiaciuta. La rivedrei? Forse, perché no? La consiglierei? Solo a quelli che apprezzano ancora la simpatia di Buzzanca – indipendentemente dalle sue senili simpatie politiche.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.