Tutti i santi giorni
di Paolo Virzì (Italia, 2012)
con Thony (Federica Victoria Caiozzo), Luca Marinelli,
Frank Crudele, Stefania Felicioli, Giovanni Laparola, Micol Azzurro,
Mimma Pirrè, Robin Mugnaini, Fabio Gismondi, Claudio Pallitto
Questo nuovo film di Virzì riprende idealmente il tema già trattato in “Tutta la vita davanti”, ossia le condizioni di vita di quella generazione di Italiani che hanno un’età compresa tra i 20 e i 25 anni, ma lo fa da una prospettiva diversa. In questo caso i protagonisti sono due e non sono più precari. Non siamo di fronte allo smarrimento del singolo (under-30) senza la sicurezza di un lavoro e di un futuro ma assistiamo alla vita del tutto “normale” di due ultra-trentenni, un lui e una lei, una coppia che cerca in tutti i modi di costruirsi un futuro “biologico”, cioè di avere un figlio.
Antonia e Guido tutto sommato sono felici – o almeno lo sembrano. Non sono ricchi, abitano in periferia o meglio in un paese satellite di Roma (Acilia), ma se la cavano. Hanno due lavori umili (lui fa il portiere di notte, mentre lei è addetta al front desk di un’agenzia di noleggio auto) e sbarcano il lunario dignitosamente. Hanno un affitto regolare, vivono in una casetta piccola ma nuova e ordinata e si amano tantissimo. Lui è molto colto e pacatissimo. Toscano, appassionato di Latino e di testi sacri. Lei ha origini calabresi, sa suonare a chitarra, un tempo suonava nei localini, cioè quando era più giovane giocava a fare la cantautrice finto-punk, tormentata ma dolce melodica – in coppia con un wanna-be-rocker spiantato e fallito.
Spoiler da qui in avanti.
I rapporti con le loro famiglie d’origine sono una delle cause del loro disagio. I genitori di lui (e la famiglia del fratello di Guido) fanno pressioni – neanche tanto velate – sul ragazzo affinché si decida ad accettare una cattedra in una prestigiosa università americana. Lui ha già rinunciato da tempo, per restare accanto alla donna che ama ma loro non lo sanno, cioè lo sanno ma ci sperano ancora, fanno finta di non voler capire. Lei invece odia la sua famiglia d’origine, il suo paesello terrore e tutto quello che ne consegue. Non va a trovare suo padre e sua madre da anni perché vive la cosa malissimo. Si sente una fallita, crede di aver sprecato il suo tempo migliore, di non aver coltivato sino in fondo la passione per la musica e non riesce a darsi pace. La sua situazione di quiete esterna è solo apparente.
La causa scatenante dello tsunami che investirà la vita di coppia dei due protagonisti saranno i vari e vani tentativi di procreare.
Ai miei occhi Luca Marinelli e Thiony sono due esordienti totali. Mai visti, né sullo schermo, né altrove. Ma sono degli ottimi esordienti. Lui è buffo soprattutto per l’accento toscano ma incarna benissimo quel tipo di uomo mite, pacato, colto, non-violento, sognatore, idealista, capace di innamorarsi fin dentro le ossa.
Lei è sanguigna e passionale, in una parola: viva – sebbene in alcuni frangenti il suo personaggio stranamente vira verso un profilo da ragazzina ignorantella di provincia – forse per contrasto con la preparazione del suo compagno. Non è bonazza – diciamolo – ma sono sicuro che il capello corvino col taglio corto, le labbra ben delineate e gli occhi vispi sapranno affascinare una buona fetta di audience maschile under-40. Peraltro ha una voce splendida, molto dolce e piena. Niente da invidiare alle college inglesi o americane del suo stesso genere musicale.
Frank Crudele è straordinario. Perfetto nel ruolo del padre meridionale tradizionalista e pragmatico.
Il ruolo di Stefania Felicioli, invece, mi ha fatto un po’ di antipatia. Non so perché. Mi spiace dirlo. Forse i modi poco gentili e troppo faciloni del suo personaggio, forse l’accento. Mah.
Alla bella Micol Azzurro il ruolo di una ventenne svampita, tatuata, “iper-acchittata”, madre di due bambini, sposata con un coatto palestrato e violento.
Virzì ancora una volta non sbaglia. Crea una piccola e modesta commedia, a tratti buffa, che fa sorridere in diverse occasioni – e che in un frangente riesce persino a commuovere – ma più che altro riesce a raccontare molto bene l’Italia di oggi o meglio le vite degli Italiani. Sì, se vogliamo, il contrastro tra borgatari romani e coppia giovane di cultura medio-alta è un po’ troppo stridente, forse eccessivamente stereotipato nel suo essere a tutti i costi macchietta – ma nemmeno tanto inverosimile.
Voto 7 pieno. Da vedere. Un prodotto di cui l’industria cinematografica italiana può andar fiera.
P.S.: grazie al network Zzub.it che mi ha offerto la possibilità di guardare questa pellicola in anteprima qualche giorno prima del lancio nelle sale.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
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