Ristorante al termine dell’universo
di Douglas Adams
Piccola Collana Oscar – Mondadori
9,50 Euro – 244 pagine
Traduzione di Laura Serra
Secondo libro della saga che comprende (e che ha inizio con) “Guida galattica per autostoppisti”. Lo stile è lo stesso del primo libro, così come la vena creativa altamente immaginifica, solo che questa volta la lettura lascia meno a bocca aperta perché si conosce già il tipo di autore con cui si ha a che fare e il suo modo di raccontare.
Arthur Dent, Ford Prefect, l’ex presidente della galassia Zaphod Beeblebrox, Trillian e Marvin – il robot depresso – viaggiano ancora per lo spazio ma sembrano non avere una meta precisa.
Ancora una volta siamo di fronte a una fantascienza iper-no-sense e molto cialtrona ma che fa sorridere tanto. Io consiglio vivamente di soffermarsi qualche istante in più sulla lettura dei capitoli 15 e 29. Sono davvero straordinari, in quanto contengono delle trovate estremamente originali, situazioni e concetti che mai prima d’ora avrete ascoltato/letto, qualcosa di veramente “fuori” che vi farà sbocciare un sorrisone in faccia.
Non vorrei spoilerare più di tanto ma – per dirne una – sappiate che il termine dell’universo a cui fa riferimento il titolo dell’opera non è un limite spaziale, bensì temporale e che la descrizione di quell’ambientazione (il bizzarro ristorante) è davvero fuori da ogni logica, sebbene a volte l’autore si sforzi di mostrare qualche barlume di scientificità nel suo racconto.
Se volete approfondire la mia opinione riguardo l’opera più importante di Douglas Adams, leggete pure qui.