Il mistero Von Bulow

Il mistero Von Bulow
(Reversal of Fortune)

di Barbet Schroeder (USA, 1990)
con Jeremy Irons, Glenn Close, Ron Silver,
Annabella Sciorra, Fisher Stevens, Uta Hagen,
Christine Baranski, Christine Dunford, Felicity Huffman

In un certo senso potremmo considerare questa pellicola appartenente al genere “Police Procedural”, anche se – a dire il vero – tra i protagonisti non c’è alcun poliziotto.
Qui potete guardare il trailer originale
Un gruppo di giovani avvocati, capitanati dal brillante professore di legge Alan Dershowitz (Ron Silver), indaga su un crimine non particolarmente efferato ma frutto di una mente scaltra: l’omicidio di una donna molto ricca. Pur non essendo certo al 100% della non colpevolezza del proprio cliente, il team accetta comunque di difendere l’imputato Claus von Bulow (Jeremy Irons), anzi di chiedere per lui un processo d’appello, in quanto è già stato condannato in primo grado.
L’affettato Claus von Bulow è un signore di mezza età di origini inglesi, apparentemente nobile, molto cortese ma anche molto viscido. Ai giovani investigatori non piace, né tantomeno al prof. Dershowitz, ma quest’ultimo prende la causa come una sfida personale da vincere a tutti i costi, un caso complicatissimo la cui risoluzione non potrà far altro che rafforzare la sua idea di giustizia (oltre che il proprio prestigio personale).
Claus von Bulow è dunque accusato dell’omicidio di sua moglie, tale Sunny (Glenn Close): un’isterica e ipocondriaca donna – peraltro tanto ricca, quanto sospettosa – che passa le sue giornate a dare di matto e a imbottirsi di farmaci. Riguardo il funesto misfatto Claus si dichiara del tutto innocente. La sua versione dei fatti è chiara: Sunny si è suicidata perché, ormai mentalmente instabile, non sopportava l’idea che Claus riprendesse a lavorare per dare un senso alla sua vita. Difficile tuttavia credere a questa ricostruzione dei fatti perché il signorotto tanto elegante, colto e raffinato, in realtà è un noto sciupafemmine dall’aria fredda e stronzissima. Un tale fascinoso e cordiale che nasconde chissà quali cattiverie, angherie, misfatti, segreti e lascive memorie. Il film si gioca tutto su questo dualismo, su quest’ambivalenza piena di contraddizioni. Giusto per tracciare un quadretto delle liaisons dell’indiziato: sposa Sunny in seconde nozze (di lei) ma durante il matrimonio frequenta con regolarità un’altra giovane donna molto fragile e carina. Subito dopo la morte della donna, inoltre, prende a vivere stabilmente con una terza donna.
Voce narrante della storia è la stessa Sunny – la vittima – che pare essere onnisciente, sebbene si trovi in una specie di aldilà, bloccata come in un coma permanente e irreversibile.
Oh, a me questa pellicola è piaciuta molto, soprattutto per come viene raccontata la storia dei von Bulov pezzo per pezzo, attraverso il racconto degli stessi protagonisti e sfruttando la raccolta di prove da parte del team di avvocati – un gruppetto di neolaureati che, durante lo svolgimento del processo – peraltro – vivono tutti insieme sotto lo stesso tetto. Praticamente in una comune, anche se poco promiscua. Solo la dolce e testarda Sarah (Annabella Sciorra) pare essere innamorata del suo caparbio professore.
Voto: 6 e mezzo. Una gradevole sorpresa.
Nota: pare che il tutto sia ispirato a una storia vera. Il soggetto del film è dello stesso Alan Dershowitz (che si è quindi rappresentato come il professore/avvocato che indaga).

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.