Romanzo di una strage
di Marco Tullio Giordana (Italia, 2012)
con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino,
Michela Cescon, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio,
Laura Chiatti, Omero Antonutti, Thomas Trabacchi,
Giorgio Colangeli, Giorgio Tirabassi, Sergio Solli,
Fausto Russo Alesi, Denis Fasolo, Giorgio Marchesi,
Antonio Pennarella, Stefano Scandaletti, Giulia Lazzarini,
Benedetta Buccellato, Bruno Torrisi, Alessio Vitale,
Marzo Zannoni, Fabrizio Parenti, Francesco Salvi,
Riccardo Von Hoenning Cicogna, Marcello Prayer, Luca Zingaretti
Questa pellicola narra della cosiddetta Strage di piazza Fontana, della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli e dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.
La sua sceneggiatura è stata scritta da Stefano Rulli, Sandro Petraglia e dallo stesso regista, Marco Tullio Giordana, ispirandosi liberamente al saggio di Paolo Cucchiarelli intitolato “Il segreto di Piazza Fontana”.
Non conoscendo i fatti in maniera approfondita, non mi permetto di criticare le tesi illustrate nel film, né le prese di posizione. Dunque mi limiterò ad osservare solo altri elementi.
Innanzitutto il film, dal punto di vista prettamente tecnico, a me è piaciuto: è raccontato bene, senza buchi nella trama, ha una buona fotografia e sopratutto è recitato benissimo.
Valerio Mastandrea, ad esempio, è eccezionale nei panni del commissario Calabresi. Stessa cosa dicasi per Favino nei panni di Pinelli (sono in alcuni casi va un po’ fuori le righe ma glielo si perdona facilmente). Certo, i loro personaggi sono ritratti come persone irreprensibili, uomini impeccabili. Credo sia un’esagerazione, su questo non mi trovo totalmente d’accordo ma non mi ci soffermerò più di tanto. Sono vittime, ok, ma perché rappresentarli come martiri immacolati?
Bravissimo anche Gifuni (è un attore che adoro), anche se il personaggio che interpreta (Aldo Moro) è ai limiti del ridicolo, in quanto viene rappresentato quasi come santo, un ultra-cattolico che appare come unica figura dotata di senso dello stato e della responsabilità, una specie di padre bonario e riflessivo che si accolla sulle sue spalle tutta la vergogna dei suoi connazionali. Assurdo.
Altra grande interpretazione è stata quella di Sergio Solli (attore già apprezzato in diversi film di De Crescenzo) che interpreta il questore Marcello Guida, persona troppo presa dal proprio ruolo e dalla “Ragion di stato” per capire fino in fondo la gravità della situazione in cui si viene a trovare.
Luigi Lo Cascio l’ho trovato un po’ buffo, invece, nei panni del giudice Ugo Paolillo ma sinceramente non saprei spiegare il perché (forse per la pettinatura e le espressioni allucinate).
Laura Chiatti: quasi non pervenuta.
Sono rimasto davvero impressionato, poi, dalle capacità espressive di Omero Antoniutti, che qui ha intepretato il presidente Giuseppe Saragat. Magistrale.
Concludo complimentandomi anche con Michela Cescon, che ha saputo rendere benissimo la forza d’animo della signora Pinelli, e ricordando il nutrito cast di primo livello, che ha compreso anche un piccolo cameo di Luca Zingaretti e uno di Francesco Salvi.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it. Symmetrel