Il giorno in più
di Massimo Venier (Italia, 2011)
con Fabio Volo, Isabella Ragonese,
Roberto Citran, Valeria Bilello, Luciana Littizzetto,
Stefania Sandrelli, Lino Toffolo, Pietro Ragusa, Irene Ferri,
Camilla Filippi, Stella Pecollo, Jack Perry, Paolo Bessegato,
Anna Stante, Hassani Shapi, Nick Nicolosi
Questa pellicola, in cui recita Fabio Volo, è tratta da un libro di Fabio Volo. Scusate la ridondanza.
Come possiamo chiamarlo quello di Fabio Volo? Buonismo a buon mercato? Sentimentalismo da quattro soldi? Non importa. La sua non è letteratura di alta qualità. Forse. Ma a chi fa danno? A me no di certo. Dunque perché accanirsi contro quest’uomo?
Ma parliamo del film. Fino a 10 minuti della fine pensi che sia solo una banalissima commedia sentimentale. All’italiana. Poi diventa un WTF (What The Fuck) – direbbero gli anglofoni. Cioè la fine è totalmente assurda: una serie di coincidenze più che forzate. Una sequela di fatti che è praticamente impossibile che si verifichi. E il tutto perché? Per quale motivo? A che scopo? Per far sì che la storia finisca bene. Che i due amanti si ritrovino e si amino per sempre. Bah!
Milano. Il protagonista – tale Giacomo – è un trentenne immaturo, belloccio, benestante. Per vivere fa l’account in una grossa società. Vive solo perché la sua ragazza lo ha appena lasciato. Lei voleva qualche certezza in più mentre lui non vuole proprio saperne di fare sul serio. Non riesce a stare con una ragazza per più di qualche mese. Finita questa storia decide di starsene un po’ da solo. Non potendo più usare la macchina – perché la sua ex gli ha lanciato le chiavi nel naviglio – ogni giorno è costretto ad andare al lavoro con i mezzi pubblici. Proprio sul tram incontra – ogni mattina – una misteriosa ragazza e se ne innammora. Così, senza motivo. Sul tram. Che romanticheria, eh? Nel frattempo racconta a tutti di essere fidanzato con una tizia di cui è pazzamente innamorato perché ha notato che, così facendo, non viene più additato come il single stronzo sciupafemmine.
Dai e dai, a forza di lanciarsi gli sguardi, finisce che si parlano. Dunque un giorno Giacomo e Michela scendono dal tram e vanno a prendere un caffé, fanno conoscenza. A momenti lui viene preso per un pazzo perché un imprevisto lo costringe a gettare la maschera subito. Le dice quindi che in giro ha raccontato balle sul loro conto, che si è inventato tutto. Che è lei il volto della donna con cui dice di essere fidanzato. Comunque la situazione non precipita. Infatti escono a cena insieme e… niente. La serata non finisce come sarebbe potuta finire. Leggi: non vanno a letto insieme. Lei sta per partire. Deve andare negli USA perché è appena stata assunta come editor in un’importante casa editrice. Per cui non approfondiscono. Non vanno “oltre”. Si salutano mestamente e tutto finisce lì. Apparentemente.
Sì perché poi lui scopre di dover andare in Argentina per lavoro. Una settimana circa in Sud America. Arrivato a New York in aereo però, Giacomo decide di fare una pazzia: va a trovare Michela. Non prende la coincidenza per Buenos Aires ma va a farle una sopresa. L’incontro inizia con il piede sbagliato però si rimette subito sulla strada giusta. I due trascorrono insieme quattro meravigliosi giorni giocando a fare i fidanzatini a New York. Anche questa è un’altra bella romanticheria forzata, non trovate?
La gelosia però fa brutti scherzi. Il capo di Michela è visibilmente innamorato di lei e a Giacomo questo non va giù, peraltro lui ha dei casini a casa con l’appartamento per cui deve tornare al più presto in Italia. Insomma si lasciano male. Così lei resta a New York perché indaffaratissima con incontri di lavoro e lui torna con la coda tra le gambe a Milano, dove si accorge poi di essere un brutta persona, di essersi comportato male con gli amici, con la famiglia e con l’unica persona che ama davvero.
Ecco. Qui il film prende una bruttissima piega. Diventa palesemente assurdo. Lui torna a NY. Lascia una lettera d’amore tra i libri di lei, intrufolandosi in casa sua come se fosse un ladro. Lei però non la legge subito, anzi non si accorge, trasloca. Il tomo si perde e prima di arrivare nelle mani di lei compirà un viaggio dalla probabiltà pressoché nulla (nel mondo reale). Comunque sarà solo la serendipità a far sì che le parole di Giacomo arrivino a Michela. Pare che “Il giorno in più” abbia parecchi punti in comune con il film “Serendipity”. (M’han detto) Sarà vero?
Sulla recitazione di Fabio Volo non mi esprimo. Non è un attore. Non è tenuto ad essere un grande interprete. Sappiamo tutti che la sua facciona sta sulla locandina per portare il maggior numero di donne al cinema. Tutto qui. E a me sta bene che sia così. Perché fare i moralisti inutilmente?
Isabella Ragonese invece è sempre più brava. Perfetta per questa parte. Spiace che ormai chiamino lei solo per quei ruoli in cui non c’è bisogno di una bellona o di una superfiga. Non sarà un po’ svilente? A me spiace. Se fossi nei suoi panni, inizierei a sentirmi un po’ offeso. Anzi offesa.
Il personaggio più simpatico del film è quello interpretato dal redivivo Lino Toffolo: il compagno della mamma di Giacomo (Stefania Sandrelli), ossia un uomo sulla settantina molto affettuoso e premuroso, oltre che paziente. Insomma buffo ma buonissimo.
A Pietro Ragusa la parte dell’account incapace ma logorroico. Un ex fisico ridottosi a lavorare in una maxi azienda come addetto al rapporto con i clienti. Una specie di super-sfigato separato e con figli. Il primo ad essere licenziato dal reparto risorse umane nel momento di crisi.
La più sexy del film è Irene Ferri, che putroppo però ha solo un paio di scene. Qui interpreta una manager “spregiudicata” o meglio fedifraga.
Valeria Bilello fa la parte della isterica, una che dà di matto perché non ne può più degli infantilismi del suo ragazzo. Tra l’altro il personaggio ha pure ragione. Brava. In parte.
Luciana Littizzetto ha solo un cameo (girato in ascensore). Dà il volto a un’account incazzatissima con il protagonista perché questo le ha soffiato un importantissimo viaggio di lavoro su cui lavorava da tempo.
Hassani Shapi ha il ruolo di vicino di casa del protagonista. Una specie di maggiordomo saggio, nonché consigliere sentimentale di Giacomo.
Roberto Citran è il capo della grande azienda che commissiona a Giacomo il lavoro in Argentina, nonché papà della sposa. A proposito: ne approfitto per dire che, a mio avviso, la scena del matrimonio della figlia dell’imprenditore (Stella Peccolo) è quasi un pezzo iper-realista. Racconta l’Italia del 2011 in maniera incredibile. Perfetto. Una delle cose migliori di tutta la pellicola.
La colonna sonora l’ho già rimossa.
Nota senza senso: Fabio Volo recita per tutto il film con la barba.
Nota sul cast: il regista è lo stesso dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.