La kryptonite nella borsa
di Ivan Cotroneo (Italia, 2011)
con Luigi Catani, Valeria Golino, Cristiana Capotondi,
Libero De Rienzo, Luca Zingaretti, Vincenzo Nemolato,
Monica Nappo, Gennaro Cuomo, Fabrizio Gifuni, Sergio Solli
Massimiliano Gallo, Antonia Truppo, Rosaria De Cicco,
Nunzia Schiano, Carmine Borrino, Anita Caprioli, Lucia Ragni
Questo film non mi è piaciuto più di tanto. Mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Mi aspettavo qualcosina in più. Non che io sia entrato in sala con grandi aspettative, ma la storia in principio sembrava gradevole. Poi si è rivelata un nulla di fatto. Non uso nemmeno il termine “flop” perché sarebbe sbagliato. Non è stata un fallimento, la trama arriva ad un punto ben preciso ma è banale, non ha nulla si straordinario. Diciamo pure, dunque, che tutte le forze sono state impiegate nella forma, trascurando decisamente la sostanza. E non tiratemi fuori quella stronzata de “La forma è sostanza”. Magari fatelo sul vostro blog. Non qui.
“La kryptonite nella borsa” è una commedia scritta, sceneggiata e diretta da Ivan Cotroneo. Sì, lo stesso che ha sceneggiato anche la serie tv “Tutti pazzi per amore”. E questo lo si avverte lontano un miglio. Non c’è Solfrizzi ma l’atmosfera “camp”, tutta fatta di canzoncine, colori sgargianti ed estetica hippie, è rappresentata in tutto il suo orrendo sfarzo; è un po’ come se il film volesse urlare allo spettatore: “Sono kitsch e me ne vanto”.
La trama. Napoli, 1972 (o giù di lì). La famiglia Sansone è una famiglia come tante altre: allegra e molto allargata. La compongono: mamma Rosaria, papà Antonio, un figlio pre-adolescente (Peppino) più un nonno, una nonna e tre giovani zii (Federico, Salvatore e Titina). Quella della famiglia Sansone è, però, una felicità poco stabile, più che altro apparente. Difatti la gioia che pare aleggiare nella casa è messa presto in discussione da una triste notizia: il papà (commerciante di macchine da cucire Singer) tradisce la mamma (dattilografa) con una ragazza più giovane di Portici. Alla notizia Rosaria (una donna ancora piacente di soli 38 anni) cade in depressione, smette di lavorare, di occuparsi della sua famiglia e decide di passare le sue giornate a letto, accusando un fantomatico mal di testa. A subire le conseguenze di questo stato depressivo è il piccolo Peppino, un ragazzino occhialuto e riccioluto di appena 10 anni, che sembra avere sempre un’espressione un po’ triste. Questo ragazzino, infatti, non potendo essere accudito da sua madre, viene sballottato da un baby-sitter all’altro – per così dire; dopo la scuola quindi trascorre i suoi pomeriggi o con i due zii più giovani: due hippie che frequentano comuni, balere e femministe, sognando di andare a vivere nella swinging London, oppure con i nonni materni (iper-tradizionalisti) o con una collega di sua madre, una specie di zitella che va spesso in spiaggia, anche con il cielo nuvoloso, con la speranza di farsi notare da qualche bel giovanotto disposto poi a prenderla in moglie. La figura di Gennaro, il cugino un po’ picchiatello di Peppino che crede di essere Superman, dovrebbe essere un elemento fondamentale. Dico dovrebbe perché nell’economia della trama la sua funzione non è del tutto chiara. Ad ogni modo, dopo la sua morte, il ragazzino continua a vederlo in giro, a immaginarlo a mo’ di angelo custode e a confidarsi con lui. Un vero e proprio amico immaginario, insomma.
Ma non vi dico altro perché ho già svelato abbastanza.
Sappiate che il titolo fa riferimento ad una battuta che viene citata nel primo minuto del film ma che nient’altro ha a che vedere col resto della pellicola.
La recitazione degli attori è uno dei pochi aspetti positivi di “La kryptonite nella borsa”.
Il piccolo Luigi Catani (credo per la prima volta sul grande schermo) è molto simpatico. La sua è una faccia buffa – il merito forse è anche dei grandi occhialoni neri e dei ricci voluminosi. Buona scelta di cast.
Valerio Golino è forse quella che recita meglio, se si esclude il bimbetto e il grandissimo Gifuni. Il suo è il personaggio meno caricaturato, meno macchietta. Sarà forse la depressione, non so. Comunque sia, lasciatemi dire che recita molto bene. Brava. Fa il suo dovere, porta a casa la parte.
Zingaretti gigioneggia un bel po’ e si vede. Si vede anche che si diverte. Ci fa piacere. Se è contento lui, il sentimento di certo viene trasmesso con più facilità allo spettatore.
Fabrizio Gifuni è magnifico nel ruolo dello psichiatra: un quarantenne molto fascinoso, con la voce un po’ roca, che si prende il delicato compito di curare le nostalgie della signora Rosaria.
Tegolino (Cristiana Capotondi) fa l’eterna ragazzetta. Molto carina e molto svampita. Perfetta. Non avrebbero potuto scegliere di meglio.
Libero De Rienzo sottotono. Peccato. Un attore che ha grandi potenzialità comiche è stato relegato a una figura di secondo piano. Ha poche battute e il suo non essere napoletano non l’aiuta.
Peraltro, faccio notare che tutti i personaggi principali non sono napoletani ma si sono sforzati di recitare con l’accento napoletano. Il risultato non è affatto positivo ma in questo caso facciamo un’eccezione e apprezziamo lo sforzo.
Vincenzo Nemolato è buffissimo nei panni di Superman in pigiama. Davvero una buona scelta per il ruolo del giovane picchiatello napoletano.
Per Monica Nappo si potrebbe usare il termine “caratterista”, se non venisse spesso frainteso. I suoi buffi mugugni, comunque, la rendono simpaticissima. La racchia stagionata è nelle sue corde. Lo dico con grande stima, senza volerle mancare di rispetto.
Sergio Solli interpreta Vincenzo, il nonno burbero. Molto simpatico. Qui lo si apprezza sin dai tempi in cui recitava nei film di Luciano De Crescenzo. Lo ricordate nel ruolo dello spazzino in “Così parlò Bellavista”?
A Lucia Ragni il ruolo della nonna super-autoritaria.
Antonia Truppo è valeria, la giovane amante di Antonio. Una moretta non bellissima ma che è credibile come sfasciafamiglie.
Anita Caprioli ha un ruolo minuscolo: la Madonna sul podio (in seconda posizione). Non ha nemmeno una battuta. Il suo è un personaggio muto che si esprime solo a gesti e con le espressioni del volto.
Gennaro Cuomo interpreta lo zio più anziano di Peppino: un bamboccione che passa tutto il tempo in casa in pigiama a studiare. Un mantenuto che frequenta il primo anno di università da oltre 6 anni.
Rosaria De Cicco, invece, ha l’infausto compito di impersonare la maestra: una tizia severa e stronza, oltre che un tantinello menfreghista e con poca voglia di lavorare.
La colonna sonora è molto furbetta – per non dire paracula; comprende diversi brani estremamente noti come “Lust For Life” di Iggy Pop e “These Boots Were Made For Walking” di Nancy Sinatra. Quest’ultima canzone fa anche da brano per i titoli di coda ma nella versione coverizzata dai Planet Funk.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.