This Must Be The Place

di Paolo Sorrentino (Italia, Francia, Irlanda, 2011)
con Sean Penn, Francine McDormand, Harry Dean Stanton,
Judd Hirsch, Eve Hewson, David Byrne, Olwen Fouere,
Kerry Condon, Simon Delaney, Joyce Van Patten, Shea Whigham

Ok. Non lasciamoci prendere dai pregiudizi. Facciamo un gioco. Dimenticate per un attimo che il regista è Sorrentino e che la faccia del protagonista è quella di Sean Penn; poi ponetevi questa domanda: “Ma quanto può essere noioso un altro film che tratta di Olocausto e rapporti difficili tra padre e figlio?”. Bene. Rispondetevi in tutta sincerità. A voi stessi. Non è che dovete dirlo in giro. La risposta tenetela per voi. Questo è già un primo passo verso la valutazione del film.
Io mi limito ad aggiungere che qualcosa di buono l’ho visto. Anzi no, qualcosa di davvero ben fatto: la tecnica registica (inquadrature, fotografia, ecc.) e la recitazione di gran parte degli attori e di Sean Penn prima di tutti.
Ho grande stima per Sorrentino e mi spiace che questa volta non sia riuscito a realizzare un’altra pellicola delle sue. I suoi film precedenti mi sono piaciuti, tutti e tanto. Per cui la delusione è ancora più grande. Non basta avere un grosso budget, non basta andare a girare negli Stati Uniti, non basta mettere davanti alla macchina da presa un colosso di Hollywood come Penn (e fagli decine di primi piani) per ottenere un gran film. Putroppo “This Must Be The Place” lo dimostra.
Se qualcuno vi dirà il film lento, non credetegli. Non è questo il problema. Esistono film splendidi e lenti allo stesso tempo. Non è l’azione l’elemento di cui si sente il bisogno. Ciò che manca è un certo filo logico tra le varie parti che compongono il film. Io qualche buco nella trama l’ho intravisto. Ne elenco alcuni.
1. Il rapporto tra il protagonista e la moglie è splendido, sincero, duraturo? Perché? Cosa l’ha reso così speciale?
2. Che legame c’è tra il protagonista e la ragazzina dark? Come si sono conosciuti? Perché sono amici?
3. Perché il fratello della ragazzina dark è scomparso? Ha davvero deciso di andare via di sua spontanea volontà? Cosa gli è successo?
4. Qual è l’elemento che spinge il ragazzino che aveva paura dell’acqua a superare il trauma?
5. Come fa il cacciatore di nazisti a scoprire dove si trova l’aguzzino del padre del protagonista?
6. Perché il protagonista nottetempo ri-entra in casa della professoressa?
7. Come si conoscono il protagonista e il broker che gli presta il pick up? Come si spiega il legame di fiducia che li unisce?
E potrei scriverne ancora.
Ho avuto l’impressione che chi ha scritto il soggetto abbia voluto mettere “troppa carne al fuoco”. Troppi elementi in un solo film che hanno portato a tutta una serie di sotto-trame che non si chiudono, non vengono approfondite, non spiegano che origine hanno e a quale fine giungono. Ad esempio: avete presente la scena con il bufalo gigante dietro la finestra? Che senso ha nell’economia del film? A cosa serve? Cosa rappresenta?
Passiamo agli attori. Di Sean Penn abbiamo detto. Magnifico. Spettacolare. Quasi unico elemento valido della pellicola intera. Il vecchio punk rocker new romantic lo interpreta benissimo. Probabilmente si è ispirato a Ozzy Osburne per quanto riguarda le espressioni facciali, i versi, la parlata strascicata (anche se io l’ho visto doppiato in italiano) e la camminata tutta storta. I truccatori e i parrucchieri invece si sono palesemente ispirati a Robert Smith dei Cure.
Francine McDormand è adorabile. La sua simpatia non si esaurisce mai. Qui la si apprezza sin dai tempi di “Fargo”.
Eve Hewson è bellissima. Forse al suo personaggio hanno dato battute troppo argute, troppo adulte e perspicaci ma non mi è sembrato un grosso problema. Lei ha recitato dignitosamente. Prova superata.
Shea Whigham l’ho visto in giro, recita la parte del fratello imbecille del protagonista in “Boardwalk Empire”; lì se la cava, qui anche, anche se in un ruolo diverso (una specie di broker fissato con la propria auto).
Judd Hirsch è un volto più che noto al pubblico americano, avendo recitato in diverse serie negli ultimi 30 anni. Sarà stato scelto anche per questo? Comunque sia è un attorone. Abbastanza simpatico, tra l’altro; qui interpreta il cacciatore di nazisti.
Molto simpatico anche Harry Dean Stanton nei panni del vecchio avventore di un ristorante che racconta di aver inventato le valigie con le rotelle (i moderni trolley).
Kerry Condon ha soli 28 anni ma nel film sembra un tantinello più adulta. La sua parte è quella della ragazza madre che, vivendo da sola nel deserto del New Mexico con suo figlio, cerca conforto e affetto nel protagonista.
Joyce Van Patten ha il ruolo dell’anziana professoressa, nonché moglie dell’aguzzino nazista.
Olwen Fouere interpreta invece una mamma straziata dalla misteriosa e improvvisa sparizione di suo figlio.
Bel cammeo di David Byrne nei panni di se stesso. Il suo duetto con Penn è il momento più bello di tutto il film, nonostante Byrne pronunci appena tre battute piccole piccole. Anche la scena del suo concerto non è da buttare via. Anzi! La trovata scenica è originalissima e di grande effetto.
La colonna sonora non mi ha particolarmente colpito. Diciamo pure, quindi, che in questo caso è un dettaglio trascurabile.

Qui trovate il trailer italiano.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.