Vallanzasca – Gli angeli del male

di Michele Placido (Italia, 2011)
con Kim Rossi Stuart, Filippo Timi, Valeria Solarino,
Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Francesco Scianna, Nicola Acunzo,
Toni Pandolfo, Stefano Chiodaroli, Lino Guanciale, Monica Barladeanu,
Gaetano Bruno, Lorenzo Gleijeses, Gerardo Amato, Lia Gotti

Biopic su Renato Vallanzasca: un uomo nato per rubare (testuali parole del protagonista).
Questa pellicola, in cui ho ritrovato toni un po’ noir e retrò, stilisticamente ricorda molto il “Romanzo criminale” di Placido. Solo che se quello era un film corale, che narrava le vicende di una banda, questo è molto più incentraro sul singolo personaggio, sul protagonista unico della storia: il Bel Renato. Anche se, va detto, al fianco dell’eccellente Kim Rossi Stuart – che qui recita con un dignitoso accento milanese – troviamo un bel gruppo di validi attori come Filippo Timi, Valeria Solarino, Paz Vega e Moritz Bleibtreu (quest’ultimo già visto nei panni di un bandito nel film “La banda Baader Meinhof”).
“Vallanzasca” tratta di criminali e criminalità, del lato oscuro del celeberrimo furfante meneghino, ma chi ha scritto il soggetto e messo le mani sulla sceneggiatura, evidentemente ha voluto tirar fuori anche il lato più umano del protagonista. Vedi, ad esempio, la drammaticissima scena dell’uccisione dell’amico fraterno Enzo. Sarà stato questo il motivo di tante polemiche che hanno accompagnato l’uscita del film? Probabilmente sì. Ma non ci interessa. Non siamo qui per alimentare inutili polveroni. Ci basta ricordare che il cinema è un arte e, come tale non è affatto tenuta ad essere pedagogica, né a ritrarre il vero, il buono o il giusto. Dunque cosa avete contro Michele Placido come regista? Perché non vi piacciono i suoi film? Non capisco.
Ma torniamo alle immagini. La fotografia è impeccabile. Niente da eccepire. Così come sugli abiti e pettinature degli attori. Mi sembra che da questo punto di vista ci sia stato un approccio molto professionale.
Sulla recitazione mi sono già espresso. Rossi Stuart nei panni del bandito sciupafemmine non stona affatto. Anzi, direi che si è rivelato un cavallo vincente. Tra le altre cose, l’attore ha voluto partecipare al film anche in qualità di sceneggiatore, ha potuto cioè intervenire sul contenuto che poi ha dovuto recitare, plasmare in un certo senso il racconto del personaggio e adattarlo alle proprie caratteristiche – ma soprattutto viceversa.
A Filippo Timi è toccato intepretare l’eroinomane sciroccato e traditore. Mi sembra anche questa una scelta indovinata. Il suo essere legnoso questa volta gli ha giovato.
Valeria Solarino recita il ruolo della giovane calabrisella tutto pepe che dà alla luce il figlio di Vallanzasca. Ottima performance sia nelle scene ad alta carica erotica (leggi: sesso), che in quelle particolarmente drammatiche, come il tentativo di rapimento di suo figlio e un colloquio in carcere in cui confessa al protagonista di avere una relazione con un altro uomo.
Paz Vega non l’avevo affatto riconosciuta. Lo ammetto. Ho dovuto attendere i titoli di coda per capirlo. Sia come sia, m’è sembrata davvero molto brava nei panni di una giovane parrucchiera, amica storica di Vallanzasca. Una figura chiave nella storia, che funge da raccordo tra lo stesso protagonista e un altro alto esponente della mala di Milano, tale Frances Turatello – magnificamente intepretato da Francesco Scianna. I suoi basettoni, la pettinatura cotonata, gli abiti eleganti, lo rendono un perfetto malavitoso con l’aspetto da gagà. Champagne!
Moritz Bleibtreu è un po’ in secondo piano, è uno dei pochi membri della banda che rimarrà vivo sino alla fine. Credo che non abbia più di un dialogo, forse due – al massimo. Peccato.
Encomiabile, comunque, il coraggio di Placido di inserire nel cast anche due validissimi attori europei, che non fanno parte del solito circuito del cinema italiano.
Lorenzo Gleijeses, che qui interpreta un sanguinario carcerato di origini napoletane, è il figlio di Geppi. Lo sapevate? Io no. Anche questo l’ho capito alla fine del film, guardando i titoli di coda. Oh, sono identici. Hanno la faccia uguale. Incredibile.
Lino Guanciale, già visto in “Il gioiellino”, recita come membro della banda – uno di quelli a cui Vallanzasca è più affezionato. Tra gli altri componenti troviamo anche Stefano Chiodaroli (il panettiere urlante di Colorado Café) e Nicola Acunzo – che m’è sembrato molto buffo, basso com’è, e con quella capigliatura nerissima e riccisima, quasi da clown.
Voto alla pellicola: 7. Storia interessante. Raccontata bene – attinente o meno che sia alla realtà dei fatti. Recitata ancora meglio. Apprezzabile la costruzione della tensione in alcune scene chiave. Ottima la scelta delle location, degli abiti, di trucco, parrucco e degli arredamenti.

Guarda qui il trailer.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.