Limitless
di Neil Burger (USA, 2011)
con Bradley Cooper, Robert De Niro, Anna Friel,
Abbie Cornish, Andrew Howard, Johnny Whitworth,
Robert John Burke, Tomas Arana, T. V. Carpio,
Darren Goldstein, Brian Anthony Wilson, Cindy Katz
Film adrenalinico. Pensavo fosse più scontato ma ha un finale non banale e tutt’altro che moralista.
Qui il trailer ufficiale italiano.
Non ho letto “The Dark Fields”, il romanzo di Alan Glynn da cui è stato tratto, ma potrebbe essere interessante dargli una lettura.
Eddie Morra è uno scrittore trentenne con il blocco creativo. Ha preso un anticipo sul libro che gli è stato commissionato dall’editore ma non fa altro che andarsene in giro per la città come un barbone. Passa le sue giornate nei bar, anziché starsene seduto davanti al pc a scrivere nel suo minuscolo lercio appartamento. Proprio in un bar per caso un giorno incontra Vernon, il fratello sbandato della sua ex moglie. Questo tizio pare un grande viveur ma è solo uno spacciatore d’alto bordo che gli offre una pasticca di nuova invezione, una droga in grado di dare al cervello una marcia in più, di permettere alle sinapsi di lavorare più velocemente, di recuperare tutti i ricordi e i dati accumulati negli anni. Un antidoto contro il blocco dello scrittore, insomma.
All’inizio Eddie sembra scettico ma poi decide di provare il nuovo farmaco. Inghiotte la pasticchetta trasparente e la vita inizia a sorridergli improvvisamente. La droga fa effetto: la pigrizia sparisce. Il libro quasi si scrive da solo. Resta alzato quasi tutta la notte a pigiare sui tasti del notebook. Al mattino la prima bozza, stesa quasi per miracolo, viene presentata alla sua editor che ne rimane estasiata. Eddie intanto, senza accorgersene è già diventato dipendente dalla nuova droga. Quindi decide di andare a trovare Vernon per chiedere altre pasticche. Solo che non fa in tempo ad andargli a prendere la colazione che, quanto torna nel suo appartamento lo trova già morto. Defunto. Stecchito. La situazione paradossale e i primi sintomi di astinenza scaraventano Eddie nel panico. Chiama la polizia ma nel frattempo rinsavisce, si fa furbo. Cerca le pasticche, le trova, trova anche dei soldi, prende anche quelli e riesce a non destare troppi sospetti nell’agente che porta avanti le indagini sull’omicidio.
A questo punto, con qualche banconota in tasca e un sacchetto pieno di pasticche magiche, Eddie inizia a fare la bella vita. In men che non si dica, grazie all’assunzione della misteriosa droga, diventa figo, bello, splendente, attivissimo, sveglio, fruttoso, socievole, ecc. Entra in un giro di amici ricchissimi, giramondo dell’alta società che lo portano in giro per i posti più esotici e “da sogno” del globo. Inizia pure ad occuparsi di alta finanza, dopo aver assorbito qualche nozione di economia ed essersi fatto prestare 100 mila Dollari da una specie di strozzino di origini russe. Tra le altre cose Eddie fa anche pace con la sua ragazza (interpretata dalla dolce Abbie Cornish) che solo qualche settimana prima l’aveva mollato perché lo trovava spiantato, sfigato e inconcludente.
Ma dov’è che si complicano le cose?
1. Quando gli chiede “a muso duro” di restituire la cifra prestatagli, il malavitoso russo scopre per caso la pillolina magica e i suoi miracolosi effetti;
2. l’ex scrittore, ormai diventato affermato analista finanziario, si va ad impelagare con uno dei più grossi ed esigenti magnati della finanza americana in un’operazione di fusione tra due gigantesche società che operano nel campo dell’energia. Una situazione da cui è quasi impossibile sfilarsi;
3. il protagonista inizia ad essere pedinato da un tizio strano e violento, tutt’altro che raccomandabile;
4. il buon Eddie finisce invischiato in un misterioso caso di omicidio. All’improvviso cioè ha la sensazione di aver ucciso una modella bionda durante uno di quei (frequenti) momenti in cui la sua mente va in blackout. Di quelle lunghe ore che vive in uno status altamente accelerato non ricorda nulla;
5. il suo corpo accusa duramente l’abuso di questa strana sostanza stupefacente. In poco tempo si ritrova zoppo e completamente debilitato dalla scimmia, ossia dall’astinenza di pasticchette trasparenti.
Bradley Cooper è un belloccio; faccia da schiaffi, sorriso piacione, capello chiaro fluente, spalle larghe, figura slanciata, stazza massiccia, ecc. Piace sicuramente alle donne in età riproduttiva. Sul suo corpo la trasformazione da sfigato puzzolente a stiloso supermacho sciupafemmine funziona. Ecco, non gli darei alcun premio per la recitazione ma il suo dovere lo fa. L’interpretazione è dignitosa, adatta al ruolo richiestogli.
Robert De Niro è arrivato al capolinea della sua carriera? Forse ma spero di no. Accetta qualsiasi ruolo gli venga offerto? Forse ma spero di no. Cioè, voglio dire: fare il miliardario cinico che veste in abito gessato di fine sartoria gli riesce molto bene. Ma proprio non c’e di meglio in giro per un attorone così?
Della Cornish ho già detto: è una biondina dolce, ha un viso piccolo dai tratti morbidi e curvi. Sa come far innamorare uno spettatore, insomma. Solo che il suo personaggio è un po’ controverso – giusto per non dire “paraculo”. Molla lo sfigato protagonista, poi ci si rimette insieme quando questi da anatroccolo si trasforma in cigno. In un secondo momento per lui sembra disposta a rischiare la vita. Poi lo rimolla. Poi lo riprende al momento del massimo fulgore. Mah. Boh. Voi non avreste utilizzato una tipa con l’espressione più arcigna?
Anna Friel interpreta l’ex moglie del protagonista. Nei ricordi di Eddie la vediamo splendida, splendente, brillante, lucente. Nelle scene dell’incontro faccia-a-faccia, invece, è conciata come una fattona ex tossica estremamente magra e sciatta. Il trucco fa miracoli. Comunque sia recita abbastanza bene.
Buona scelta di cast per Johnny Whitworth; qui lo vediamo nei panni dello spacciatore stronzo ed elegante.
I miei più sinceri complimenti al regista (lo stesso del film “The Illusionist”). Sfrutta sapientemente quegli elementi ruffiani che riescono a trascinare un bel po’ di gente al cinema: azione, effetti speciali a profusione, una sparatoria, due o tre scazzottate, un paio di coltellate, belle location, appartamenti alla moda, skyline mozzafiato, ecc. Interessante anche l’uso di una lente grandangolare (fish-eye?) che distorce l’immagine al fine di dare l’idea allo spettatore che il protagonista sia particolarmente disorientato.
Voto finale per il film: 6 e mezzo. Poco più della sufficienza. Un po’ mi ha stupito, lo ammetto. Mi aspettavo molto meno di quello che ho visto, però intendiamoci: non è che stiamo parlando di un capolavoro.
Date un’occhiata anche a questa locandina (americana).
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.