Il gioco di Ripley
(Ripley’s Game)
di Liliana Cavani (USA, Italia, Uk, 2002)
con John Malkovich, Dougray Scott, Ray Winstone,
Chiara Caselli, Lena Headey, Uwe Mansshardt, Evelina Meghnagi,
Hanns Zischler, Paolo Paoloni, Maurizio Lucà, Lutz Winde
Film tratto da “L’amico americano”, uno dei romanzi di Patricia Highsmith con protagonista Thomas Ripley.
Vado subito al punto: senza Malkovitch nei panni del protagonista questo film sarebbe molto più debole, più noioso, meno riuscito. L’elemento più interessante, a parte la magnifica interpretazione di questo grande attore americano, è il fascino che esercita sullo spettatore Tom Ripley, ossia il personaggio inventato dalla Highsmith: persona elegante e distinta, un insospettabile uomo senza scrupoli che, non avendo alcuna compassione per il prossimo, si diverte a giocare con le vite degli altri.
La trama. Tom Ripley è un ricco, colto e raffinato mercante d’arte, che vive con sua moglie in una sontuosa villa nella campagna veneta. Ma lo spettatore sin sa subito viene messo al corrente della sua seconda vita come abile truffatore e freddo calcolatore. Durante un party in casa del suo vicino – Jonathan Trevanny, un modesto corniciaio di origini americane – Ripley scopre che il padrone di casa sparla alle sue spalle. Offeso per questa infamia, essere stato insultato pubblicamente dal corniciaio, decide di coinvolgerlo in un gioco sadico.
Quando Reeves, il suo ex socio, gli chiede aiuto perché a Berlino, nella città dove svolge attività criminale, ha bisogno di un sicario che faccia fuori un concorrente in affari, Ripley fa il nome di Trevanny. Inizialmente si limita a seguire la vicenda da lontano ma in seguito ci prende gusto e, facendo leva sul bisogno di denaro che ha Jonathan, sulla disperazione dovuta alla sua malattia terminale e all’istinto violento che alberga in ogni essere umano, decide di giocare pesantemente con la sua vita. Inizialemnte co-finanzia addirittura la prima missione killer di Reeves ma in seguito, nel momento in cui questi vuole continuare a servirsi di Trevanny come sicario, si oppone. È questo il punto in cui le cose si complicano. Non tutto va come era stato previsto e Ripley si trova costretto ad intervenire in prima persona.
Ho letto sulla scheda Wikipedia di questo film che Morandini critica la «programmatica rozzezza» del personaggio di Reeves (Ray Winstone). Beh, secondo me sbaglia. Intendo: la rozzezza di Reeves è l’esatto contraltare della classe e dei modi fini, quasi affettati, di Tom Ripley.
Altro elemento interessante il personaggio di Luisa Harari (interpretato benissimo da Chiara Caselli): la moglie di Ripley è talmente presa dalla musica, dalla passione per il clavicembalo, che si disinteressa completamente dei truci affari di suo marito. Sa benissimo di che pasta è fatto Ripley, ma non si preoccupa più di tanto della sua condotta e dei suoi affari. La vediamo abbastanza informata sui giochi sadici del marito ma la sua rappresentazione è quella di una donna che non interviene, che sta in disparte, che si occupa del mondo del suo compagno solo quando avverte che questi rischia la vita.
Unico neo del film è una specie di spiegone che avviene verso i 3/4 della vicenda, quando Ripley racconta chi è e perché ha scelto proprio Trevanny come pedina di questo pericoloso gioco. Peccato.
Buona prova di recitazione per Lena Headey, l’ansiosa mogliettina del corniciaio.
Dougray Scott, invece, ha un po’ la faccia da fesso. Se è pur vero che il corniciaio (il suo personaggio) qui è chiamato a rappresentare un po’ la vittima del gioco di Ripley, non è detto che per questo ruolo bisognava necessariamente scegliere qualcuno così poco espressivo.
Nota personale: mi sono promesso di vedere presto anche “Il talento di Mr. Ripley” di Anthony Minghella, con Matt Damon come protagonista.
Qui trovate una locandina alternativa, il trailer originale del film e quello in italiano.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.