La doppia ora
di Giuseppe Capotondi (Italia, 2009)
con Ksenia Rappoport, Filippo Timi, Gaetano Bruno,
Antonia Truppo, Fausto Russo Alesi, Giorgio Colangeli,
Michele Di Mauro, Lorenzo Gioielli, Lidia Vitale, Lucia Poli
Interessante noir ambientato a Torino, ingiustamente disprezzato da alcuni addetti ai lavori.
Durante una di quelle serate a incontri note come “speed date”, Sonia – una giovane cameriera originaria dell’Europa dell’est – incontra Guido – un ragazzo molto timido e schivo che di mestiere fa il guardiano. Di entrambi sappiamo molto poco: lui è un ex poliziotto, un giovane vedovo solitario molto misterioso, lei invece lavora in un albergo, vive sola in un piccolo appartamento e sembra non essere legata sentimentalmente. I due si stanno subito simpatici perciò iniziano a frequentarsi, pian piano, senza fretta. Un giorno poi Guido decide di mostrare a Sonia il luogo dove lavora, ossia il gabiotto della sontuosa villa che sorveglia usando sofisticati congegni, e qui succede una disgrazia. Mentre i due si allontanano nel boschetto che circonda la proprietà per dichiararsi l’un l’altro il propri sentimenti, un gruppo di rapinatori professionisti fa irruzione nella villa (approfittando anche della parziale disattivazione del sistema d’allarme) e ruba tutti i beni più preziosi ivi presenti: quadri, sculture, mobili, supellettili, ecc. Dopo essere stati catturati, Guido e Sonia vengono immobilizzati e portati nella casa. Qui, legati mani e piedi, assistono inermi alla razzia, almeno finché uno dei balordi cerca di usare violenza sulla ragazza. A questo punto Guido, accecato dall’ira, si avventa sul molestatore per difendere il corpo di Sonia ma ne rimane ucciso con un colpo di pistola. La pallottola sparata dal malvivente attraversa dapprima il corpo di Guido e poi colpisce anche Sonia, che però rimane solo ferita lievemente alla fronte. I danni subiti dalla ragazza, comunque, sono soprattutto psicologici; per lei lo shock, infatti, è stato davvero grande, tanto che non riesce a togliersi dalla testa la voce e l’immagine di Guido. Lo vede ovunque, sente che lui la cerca (a casa, nell’hotel, sul telefono, ecc.) e perciò non riesce a trovar pace.
A questo punto il film sembra prendere una piega soprannaturale ma la soluzione al mistero è meno banale di quel che sembra. Un plauso infatti va fatto al regista e ai tre sceneggiatori (Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo) che hanno saputo creare un racconto per immagini davvero originale, qualcosa di non molto usuale per il cinema italiano. Una specie di thriller psicologico che non annoia – pur non avendo ritmi serratissimi – e che non mette o spettatore nella situazione di intuire lo svolgimento della trama, né il finale.
Filippo Timi ormai fa solo ruoli difficili e ombrosi. Sembra quasi specializzato. Si vede che il personaggio che gli riesce meglio è quello dell’uomo misterioso e con qualche problema nelle relazioni umane. Ma tutto ciò non va considerato come un minus, uno svantaggio o una pecca. Anzi. Gli venga dato atto che in codesti abiti ci sa fare sul serio.
Per la Rappoport confermata la buona impressione che già mi aveva fatto con la pellicola “La sconosciuta”. Oltre ad avere un certo fascino, poco comune, l’attrice dimostra di possedere anche doti attoriali di prim’ordine. Riesce infatti a rendere molto bene con la sua faccia (e con il corpo tutto) le sensazioni di angoscia, spaesamento, terrore, confusione mentale e timidezza. Non per niente la partecipazione a questa pellicola le è valsa una Coppa Volpi per la “Migliore interpretazione femminile” durante il Festival del Cinema di Venezia (edizione 2009).
Per Giorgio Colangeli tre minuscole apparizioni: due come prete e una come vecchio padre dal cuore duro. Ma non importa: da grande attore qual è, recita ottimamente anche in piccoli camei come questi.
Antonia Truppo veste i panni della collega di Sonia, una minuta cameriera di origini campane piena di vitalità e con una vita sentimentale alquanto confusa.
Lucia Poli interpreta l’organizzatrice degli speed date: un’anziana signora che si atteggia da gran classe, pur svolgendo un ruolo da ruffiana. Meraviglioso il ghigno, a metà strada tra il compiaciuto e il viscido, che riesce a far comparire sulla sua faccia.
Voto per la pellicola: 7. Difficile paragonarla ad un altro film italiano di questi ultimi anni. Se siete però alla ricerca di qualcosa fuori dall’ordinario e molto oscuro potrebbe fare al caso vostro.
Guarda qui il trailer del film.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.