La donna scimmia
di Marco Ferreri (Italia, Francia, 1964)
con Ugo Tognazzi, Annie Girardot,
Filippo Pompa Marcellini, Linda De Felice
Napoli. Antonio Focaccia, un trentenne truffaldino che lavora in parrocchia come tecnico proiezionista, scopre nelle cucine del convento/orfanotrofio dove scrocca pasti una giovanissima ragazza tutta ricoperta di peli che di nome fa Maria. Sfruttando l’ignoranza e l’ingenuità della ragazza, Antonio – da piazzista affabulatore qual è – le instilla l’idea di non essere una brutta donna o un mostro, come ha sempre creduto di essere. Dunque la fa trasferire a casa sua (una vecchia autorimessa abbandonata) e la convince a mettere su insieme uno spettacolo da circo: la “donna scimmia”. Tra alti e bassi i due riescono a sbarcare il lunario. Ad un certo punto, pur di continuare la sua attività, Antonio arriva addirittura a sposare Maria – nonostante non ne sia affatto innamorato. Tutto sembra andare per il meglio – vengono anche scritturati da un impresario teatrale per andare a Parigi a fare il numero dello spogliarello della donna tutta ricoperta di peli – ma Maria improvvisamente rimane incinta. Dopo i primi momenti di sconcerto e sopresa, marito e moglie decidono di comune accordo di proseguire la gravidanza – anche se le probabilità di mettere al mondo un nuovo mostro peloso siano molto alte. A seguito di un parto molto travagliato, però, Maria muore e con lei anche il bambino. Antonio comunque non si perde d’animo: lo spettacolo – ma soprattutto il denaro – per lui vengono prima di qualunque altra cosa. Riuscirà infatti a trovare il modo di far fruttare la mostruosità di sua moglie e di suo figlio, anche se sono ormai sono salme da laboratorio di medicina.
Commedia amarissima. Grottesca ma non solo. L’ingordigia, l’avarizia, la disumanità del protagonista dovrebbero essere sufficienti a far riflettere lo spettatore su quali sono le bassezze a cui può arrivare l’essere umano.
Per quasi tutto il tempo sulla scena ci sono l’eccellente Tognazzi e la Girardot, nei panni della timida giovane ipertricotica.
Qui trovate un’altra versione della locandina (probabilmente quella originale dell’epoca).
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.