Il discorso del Re

di Tom Hooper (UK, Australia, 2010)
con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Eve Best,
Guy Pearce, Michael Gambon, Derek Jacobi, Paul Trussell, Claire Bloom,
Calum Gittins, Jennifer Ehle, Dominic Applewhite, Ben Wimsett, Timothy Spall,
Charles Armstrong, Adrian Scarborough, Richard Dixon, Tim Downie,
Freya Wilson, Ramona Marquez, Jake Hathaway, Dick Ward, Patrick Ryecart

“Il discorso del Re” è un film ispirato ad una storia vera. Sostanzialmente racconta una meravigliosa amicizia, il rapporto di stima e fiducia tra il Duca di York (quello che poi diventerà Re Giorgio VI) e una specie di logopedista/attore teatrale di origini australiane. Qualcosa che si pensava fosse impossibile da realizzare: la vicinanza e l’intimità tra un membro della Casa Reale e un semplice cittadino, per altro emigrante. Eppure tra i due l’alchimia funziona.
Benché molto scoraggiato, Bertie – il Duca di York – viene portato da sua moglie nello studio di Lionel Logue, il logopedista, per provare a guarire. Bertie è disperato: ormai prova tutte le tecniche – anche le più assurde – pur di superare il suo più grande handicap: la balbuzie. Com’è noto, per un personaggio pubblico parlare in pubblico è molto importante. Ancora più importante – fondamentale quasi – se si tratta di un regnante e se la radio – il nuovo mezzo di massa – rende questa esigenza ancora più stringente. Chi guida e governa un popolo negli anni ’30 (dello scorso secolo) inizia a sentire l’esigenza di trovare consenso arrivando nelle case di tutti i cittadini (sudditi).
Lionel, comunque, non è un ciarlatano come tutti gli altri – benché non si dichiari mai medico. Dopo un primo test esplorativo, riesce infatti a convincere il suo esimio paziente a farsi curare. Da qui parte l’amicizia che durerà una vita. Bertie mette tutta la sua creadibilità pubblica – e in un certo senso più ampio tutta la sua vita – nelle mani di Lionel. Non solo segue alla lettera, con convinzione e zelo, tutti gli esercizi che il logopedista gli prescrive ma si apre, si lascia andare, si racconta all’amico e si lascia da lui consigliare.
La coppia Firth/Rush funziona alla grande. Sembra quasi che abbiano sempre lavorato insieme. Vedere all’opera una leggenda del cinema (e del teatro) inglese insieme ad un altro dignitosissimo attore non può che far piacere. Il film si regge tutto sulle loro spalle o quasi. Pochissimo spazio viene lasciato, infatti, a figure secondarie come il Principe Edoardo (interpretato con la giusta beffardia e leggerezza da Guy Pearce), la Regina consorte Elisabetta (interpretata magnificamente da Helena Bonham Carter, senza eccessi e senza sbavature), Re Giorgio V (interpretato da un barbuto Michael Gambon), la Regina consorte Maria (Claire Bloom) o le due piccole figlie del Re, Elisabetta (la futura Regina Elisabetta II) e Margareth.
Buffissimo il personaggio di Winston Churchill. L’attore che lo interpreta – Timothy Spall – ne fa quasi una caricatura.
Complimenti sinceri al direttore della fotografia, che contribuisce a rendere questa pellicola un piccolo capolavoro, attraverso un lavoro magnifico sia sugli esterni – vedi i viali nebbiosi dei giardini in cui passeggiano Bertie e Lionel – che sugli interni – vedi l’illuminazione delle enormi sale in cui vive il Duca di York e la sua famiglia.
Ottimo lavoro anche per la scelta delle location. Sono rimasto sconcertato dal fatto che abbiano girato nell’abbazia di Westminster. Mi chiedo se sia tutto finto oppure no, cioè se abbiano ricreato tutti gli spazi in uno studio di posa o se davvero per alcuni giorni abbiano svuotato la cattedrale in modo da girarci il film. Pazzesco in entrambi i casi.
Attenzione. Questa pellicola ha fatto vincere un Golden Globe a Colin Firth come migliore attore protagonista di un film drammatico. Adesso sulla sua testa pende anche una candidatura all’Oscar per lo stesso motivo. Secondo me può vincere benissimo l’ambito premio. Se lo meriterebbe. Tra l’altro agli Academy Award del 2011 “Il discorso del Re” ha nomination anche nelle categorie: Miglior film, Miglior Regia, Miglior attore non protagonista (Geoffrey Rush), Miglior attrice non protagonista (Helena Bonham Carter), Miglior montaggio, Miglior scenografia, Miglior sceneggiatura originale, Miglior fotografia, Miglior colonna sonora, Miglior missaggio sonoro e Migliori costumi.
Nel momento in cui scrivo le statuette ancora non sono state assegnate.

Guardate che bella la locandina americana. Qui il trailer italiano.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.