The Town

di Ben Affleck, (USA, 2010)
con Ben Affleck, Rebecca Hall, Jon Hamm,
Jeremy Renner, Blake Lively, Pete Postlethwaite, Slaine,
Owen Burke, Chris Cooper, Corena Chase, Dennis McLaughlin,
Brian Scannell, Tony V., Kerri Dunbar, Brian Scannell

Cos’è “The Town”? Come definirlo? Un thriller. No, non credo. Non mi pare. Diciamo che si tratta di un film di furti e violenza. Di vite metropolitane sbandate.
Quattro ragazzacci di Charleston (un sobborgo di Boston) vivono di rapine: banche, camion blindati portavalori e qualsiasi altro luogo che contenga molta moneta “liquida”.
La prima rapina, la più importante per la storia, avviene tutta in pochi minuti, in testa al film, ancor prima che il regista ci abbia mostrato lo stesso titolo del film. Durante questo colpo la direttrice della filiale viene un bel po’ brutalizzata: prima la costringono ad aprire la cassaforte a tempo poi la prendono in ostaggio e infine la mollano bendata su di una spiaggia. Si dà il caso che la tizia in questione non è una tardona di brutto aspetto. Tutt’altro. Trattasi di Claire Keesey, una trentenne mora, decisamente caruccia, un tipetto interessante che viene da fuori città, una specie di “gattamorta” dotata di un visino che fa perdere la testa proprio ad uno dei 4 rapinatori. Guarda tu un po’ il caso.
Infatti la rapina va a buon fine, però, temendo che l’ostaggio abbia dato all’FBI dettagli sufficienti a metterli nei guai, i 4 rapinatori decidono di seguirla da vicino, da molto vicino. Del pedinamento se ne occupa il belloccio Doug “Dougy” McRay (Ben Affleck). L’idea comunque non è delle migliori perché tra i due nasce subito della simpatia e del tenero. Insomma finiscono insieme ma la storia ovviamente non può funzionare perché le rapine devono continuare e fraternizzare con il pericolo N. 1 non è la strategia migliore. La polizia peraltro, non aiuta perché ci mette davvero pochissimo a mangiare la foglia – come si dice in gergo.
Di film su rapine e rapinatori ne abbiamo visti, anche di casi in cui la vittima finisce per perdere la testa per il proprio aguzzino ma, ad essere sinceri, va detto che in questo caso Affleck ha mescolato bene le carte. Affleck ha scritto, sceneggiato e diretto la pellicola – oltre che ad avervi recitato. Proprio dal punto di vista della recitazione mi preme far presente che il ragazzotto è cresciuto, e molto. Adesso va preso sul serio, ma forse ero io a non dargli la giusta importanza, finora.
Il film non è banale ma si fa guardare volentieri. Chi guarda non indovina subito come vanno a finire le cose e per una volta la polizia non è piena di gente imbecille ed incapace. Si può dire insomma che si tratta di una partita abbastanza equilibrata tra buoni e cattivi, anche se tra questi ultimi c’è il protagonista che non è una figura totalmente negativa, anzi lo spettatore ci mette proprio poco a parteggiare per lui. Altri due elementi già visti e sentiti che vengono aggiunti alla trama sono: una madre scomparsa, un rapporto disastrosto tra il padre e il suo protagonista, l’amicizia fraterna tra i due membri principali della banda, un certo senso etico che spinge il protagonista a rapinare le banche a picchiare la gente ma a non usare le armi da fuoco a meno che non costretto. Bah! Ma anche questi fattori, tutto sommato, contribuiscono a rendere la minestra più sapida.
Forse l’ho già detto, non vorrei ripetermi, ma Affleck è stato bravo a costruirsi un bel personaggio. Interessante, problematico e proprio per questo affascinante. Tra le altre cose, anche fisicamente si è messo su bene. Asciuttissimo, molto dimagrito, si è fatto riempire il corpo di tatuaggi (Finti? Quanti?) Il suo è un personaggio che di certo ha trovato apprezzamento presso ampie fette di pubblico femminile.
Quello che recita meglio, comunque, secondo me è Jeremy Rener, il componente più sbandato della banda di rapinatori. Il quasi-fratello di Dougy, quello che non vede l’ora di pestare la gente, di menare le mani. Il violento, la testa calda, l’unico che ha davvero poco da perdere.
Non male anche Blake Lively nei panni della ragazza madre sbandata, spacciatrice e innamorata del protagonista. Credo che questo sia un personaggio nelle sue corde (Nota: non ho mai visto una sola puntata della serie “Gossip Girl”).
Pete Postlethwaite, come al solito, fa la sua porca figura. Sempre più magro e sfigurato, interpreta una figura secondaria e defilata – ma solo fino a un certo punto: il fioraio basista. È morto di recente. Un po’ mi spiace. Sarà stato questo il suo ultimo personaggio sul grande schermo?
Di Rebecca Hall ho già detto. Il gattamortismo è la posa che le riesce meglio. Caruccia ma non bellona. Dentatura importante, fronte alta, ma si fa apprezzare. Donna idealtipica per romanticoni sognatori. Interpretazione fuori discussione. Il suo è un ruolo azzeccato. Insomma è una tipa per cui si può perdere la testa. Anche se una domanda me la pongo: ma negli USA è normale che una ragazza poco più che trentenne diriga una filiale di banca a Boston?
Jon Hamm è il Don Draper di “Mad Men”. L’avete riconosciuto? Ne sono sicuro. Comunque è più forte di me: nel ruolo del perspicace agente dell’FBI non so proprio vedermelo. Troppo giovane e belloccio per fare il federale rognoso, il cagnaccio segugio a cui non la si fa.
Tutto sommato il film è gradevole. Ci sono anche scene d’azione (inseguimenti, sparatorie, scazzottate, ecc.), cioè tanto materiale buono per chi se ne impippa di tutto il resto. Voto più che sufficiente: 6 e mezzo.

P.S.: la locandina americana è molto più bella.

Qui potete vedere il trailer italiano. Qui quello americano.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.