The Social Network
di David Fincher (USA, 2010)
con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake,
Rooney Mara, Dustin Fitzsimons, Calvin Dean, Patrick Mapel,
Aaron Sorkin, Armie Hammer, Max Minghella, Aria Noelle Curzon,
John Getz, Rashida Jones, Carrie Armstrong, Pamela Roylance, David Selby
Questo è il film che parla di Facebook. Meglio: tratta della sua nascita e della sua ascesa, ‘ché come sia andata a finire dobbiamo ancora scoprirlo. Un film che parla di Facebook ma che non si chiama “Facebook”. Non ho ancora capito come abbiano fatto i produttori a usare il vero nome del social network, dei suoi fondatori e delle persone coinvolte nella storia, senza beccarsi delle querele. Raccontando la verità, direte voi. Ma si sa che nel dorato mondo di Hollywood la verità non basta.
Andiamo con ordine: The Social Network è il film migliore dell’anno? No, sinceramente non credo. Per svariate ragioni. Ve ne dico solo 2. Primo: non mi ha stupito, non mi ha affascinato. Non mi ha annoiato ma non mi ha nemmeno lasciato a bocca aperta. Secondo: chi se li ricorda tutti i film del 2010?
Mi dicono che sia “ben scritto”, beh io non sono uno sceneggiatore, non sono del mestiere. Lo ammetto: un po’ mi piacerebbe ma non me ne intendo. Dunque facciamo che sì: mi fido sulla parola. Nota per i fan(atici): a sceneggiare questa storia (vera e tratta da un libro) s’è messo Aaron Sorkin, un tale che per alcuni amanti di serie tv è un po’ un Dio in terra. Forse no: ma chi siamo noi per smentire? Per di più: io non ho mai visto alcuna puntata del suo acclamato capolavoro “The West Wing” – e sì che sarebbe anche ora che mi dessi una mossa.
Dunque torniamo a “The Social Network”. Qui si tratta della storia di diversi giovinastri in età universitaria, tutti più o meno sfigati e impallinati per l’informatica e gli affari.
[SPOILER]
Uno di questi, il super nerd protagonista – tale Mark Zuckerberg – giovane programmatore genietto del computer, frustrato, arrivista ma sfigato con le donne, viene mollato dalla gnappetta con cui esce, a causa della sua supponenza, e per ripicca s’inventa FaceMash, un sitarello online molto simile a “Hot or Not” per votare la ragazza più carina sulla base di confronti uno a uno. Il giochetto gli riesce, cioè ha subito successo tra gli altri studenti, ma rischia l’espulsione da Harvard in quanto per realizzarlo ha trafugato centinaia di foto da diversi database fotografici studenteschi. Non appena riesce a sfangarla – sempre grazie ad una massiccia dose della sua strafottenza – viene contattato da tre canottieri fighetti e figli di papà (Divya Narendra e i fratelli Winklevoss) che gli propongono una collaborazione per la messa online di un social network esclusivissimo, ossia limitato alla loro prestigiosissima università. Zuckerberg accetta l’offerta ma finisce per fare di testa sua. In poche settimane acquista il dominio TheFacebook.com e ci mette sopra un social network che applica gli stessi principi suggeriti dal terzetto di bellimbusti. Solo che questi non ci stanno e finiscono per portarlo in tribunale. Stessa cosa fa Eduardo Saverin (detto Wardo), il suo migliore amico, quello che gli ha presta tutto il capitale per la messa in opera del progetto Facebook e che gli sta vicino sin dai giorni del concepimento di FaceMash; pensate: è addirittura lui a suggerigli l’algoritmo di base per la creazione del sito, spiegandogli alcuni meccanismi di gioco degli scacchi. Non solo: a minare le fondamenta della società e l’amicizia tra Mark e Wardo ci si mette anche Sean Parker, un giovane viveur scapestrato che vive a Los Angeles e che ha fatto i soldi ideando il primo vero software peer 2 peer per scambiarsi la musica. Piccola nota chiarificatrice: no, non vi ricordate male: Shawn Fanning è effettivamente il tipo che si inventò Napster. Anche Sean Parker anche lo ideò, ma ne fu solo il co-fondatore.
Insomma, per farla breve: “The Social Network” è un legal drama. Una storia di giovani adulti che si rinfacciano il loro recente passato in tribunale per questioni meramente economiche. Condite il tutto con sentimenti vari quali: l’amicizia, l’invidia, l’arrivismo, la gelosia, la presunzione, l’incapacità di stabilire e mantenere delle relazioni umane basate sulla sincerità e sul rispetto, la nerdaggine o nerditudine (passatemi i termini), la voglia di essere padroni del mondo per il solo fatto di essere giovani e di aver avuto un’idea vincente. Tra l’altro il sottotitolo del film riassume molto bene il concetto: “Non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico”.
Passiamo al capitolo recitazione.
M’han detto che Justin Timberlake potrebbe essere candidato all’Oscar 2011 come migliore attore non protagonista. Ma non scherziamo, dai. Justin m’è pure stato sempre simpatico – almeno da quando ha lasciato gli ‘N Sync – e qui recita anche benino ma non mi pare proprio sia da premiare. Non foss’altro svilirebbe il meritatissimo premio che l’anno scorso Christoph Waltz ha ricevuto per la stessa categoria.
A me, per esempio, è piaciuto molto più Andrew Garfield. Lo ricordate in “Parnassus”? Elegante e promettente. Magari a qualcuno la sua faccia pulita (troppo pulita?) risulterà anche antipatica ma il ruolo dell’amico del cuore sincero e generoso gli calza a pennello.
Plauso al casting anche per la scelta del protagonista; così come l’hanno conciato, Jesse Eisenberg somiglia molto al vero Mark Zuckerberg. Date un’occhiata voi stessi.
Sorkin appare nel film per un cammeo nei panni di una specie di venture capitalist newyorkese.
Rooney Mara è davvero una mitraglia. Brava – non c’è che dire – e dalla lingua sciolta. Sui dialoghi serratissimi della prima scena quasi non si riesce a starle dietro. Buona la sua prova anche nel momento in cui smerda Zuckerberg di fronte a tutti, rinfacciandogli di essere stato uno stronzo a metterla in ridicolo su Internet.
Riassumendo: bravi Fincher, Sorkin e gli attori tutti. Voto 7 e mezzo. Siamo lontani però dal capolavoro.
Questa pellicola arriverà nelle sale italiane venerdì prossimo, 12 novemebre. Io ho avuto l’occasione e la fortuna di godermela ieri notte in lingua originale, versione sottotitolata in inglese.
Qui potete vedere il trailer ufficiale (in italiano). Qui un’altra locandina italiana.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
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