Cado dalle nubi
di Gennaro Nunziante (Italia, 2009)
con Checco Zalone (Luca Medici),
Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona,
Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Gigi Angelillo, Ludovica Modugno,
Sereno Bukasa, Stefano Chiodaroli, Ivano Marescotti,
Claudia Penoni, Francesca Chillemi, Ivana Lotito
Questo film l’ho visto quasi per caso, cioè ero curioso di vederlo ma non me lo sono andato a cercare – diciamo così. D’altronde io sono pugliese e anche Luca Medici (Checco Zalone) è originario della provincia di Bari, dunque la mia curiosità è maggiormente giustificata, no?
Diciamo subito che un film così era inevitabile. Durante gli ultimi 4 anni la popolarità di Checco Zalone è cresciuta a dismisura, sia per la canzone “Siamo una squadra fortissimi”, realizzata a margine dei Mondiali di calcio 2006 e spinta da Radio Deejay, sia per la sua massiccia presenza nelle ultimi edizioni di “Zelig”. Popolarità meritata? Secondo me sì. Spesso trovo le sue gag divertenti. In particolar modo i brani che compone, le parodie, le imitazioni, ecc. Ma non è questo il punto. Il punto è che Zalone ha fatto benissimo – secondo me – a sfruttare questo momento di popolarità per portare un film al cinema. Magari un film – 99 minuti di pellicola – non è nelle sue corde – troppo lungo, dispersivo – magari il format che più gli si addice è la gag breve in tv, la canzone parodia, fatto sta che ha fatto bene. C’era da sfruttare e ha sfruttato. Su questo non ci piove. Ottima anche la scelta di non snaturarsi, di mantere il personaggio che l’ha reso celebre e crearci intorno uno script. A questo proposito lasciate che faccia i complimenti al regista e co-sceneggiatore: Gennaro “Genny” Nunziante, un piccolo genio dell’ironia made in Puglia. Suoi i testi di gran parte della produzione del duo comico Toti e Tata durante gli anni ’90. Ricordate il prete nel film “Casomai”? Ecco, è lui.
Dunque, tornando al film, devo dire che capisco possa divertire. D’altronde se ha incassato 13.840.000 di Euro a qualcuno dovrà pur essere piaciuto. A me ha divertito. Ma poco. E’ un film un po’ banalotto con battute che spesso immagini ancor prima che vengano pronunciate.
I filoni narrativi sono sostanzialemente tre e s’incrociano di tanto in tanto: la ricerca del successo nel mondo dello spettacolo, l’amore per la bella settentrionale, la gestione dell’omosessualità del cugino che vive a Milano.
Checco Zalone, un trentenne sfaccendato e megalomane di Polignano a Mare (Ba) ha il pallino del canto. Si sente un musicista a tutto tondo, un gran compositore incompreso. Scrive brani ultra tamarri, sgrammaticati e volgari e per vivere canta nei piano bar della zona. Dopo essere stato lasciato dalla ragazza storica, cade in depressione. Disperato, accetta il consiglio di suo zio muratore e va a trovare suo cugino a Milano, dove si spera possa coronare i suoi sogni di gloria. Arrivato qui scopre che suo cugino è omosessuale e vive con un uomo, nonostante la famiglia d’origine non sappia nulla di tutto questo. Nel capoluogo meneghinno Checco cercherà da una parte di proporsi come artista e dall’altra di entrare nelle grazie di una ragazza caruccia che fa volontariato in parrocchia, occupandosi di ragazzi con problemi in famiglia.
Ho letto un po’ di critiche in giro sul modo in cui questo film fa ironia sull’omosessualità per cui mi sembra giusto spendere due parole sull’argomento. In effetti rifiutare il linguaggio politically correct è un’arma pericolosa in questo caso. Certo, chi fa ironia qui ribalta la frittata, ci va giù pesante per superare l’ipocrisia di fondo ma il problema – a mio avviso – è in chi guarda. Sfruttare l’intolleranza della gente per farla ridere, non so, non mi sembra una gran bella cosa.
Zalone recita benino. Cioè fa il suo. Fa Zalone, il personaggio che lo ha portato al successo. Cosa vuoi dirgli?
Giulia Michelini se la cava anche. E’ caruccia, non bellissima. Ma qui d’altronde non ci voleva una strafiga perché sarebbe stato ancor meno credibile.
A Dino Abbrescia e a Fabio Troiano è stato detto di recitare nella parte di due superfroci, due checche isteriche. Ora, d’accordo: è un film grottesco. Ma sopratutto nelle prime scene esagerano un bel po’. Calcano troppo la mano.
Per Stefano Chiodaroli e Raul Cremona solo un breve cameo. Il primo nel ruolo di un organizzatore di serate e il secondo in quello di un autore di un talent show televisivo.
La ex Miss Italia Francesca Chillemi è sempre caruccia. Per lei solo pochissime scene nei panni di una tipa che finge di essere la ragazza del cugino gay del protagonista per non insospettire la famiglia d’origine terrona.
Voto al film. 5 e 1/2. Il fatto che abbia fatto un grosso incasso mi pare l’unico elemento che depone a suo favore. Ossia: pellicola riuscitissima sotto l’aspetto commerciale.
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