Happy Family
di Gabriele Salvatores (Italia, 2010)
con Fabio De Luigi, Fabrizio Bentivoglio,
Valeria Bilello, Diego Abbatantuono, Carla Signoris,
Margherita Buy, Corinna Augustoni, Gianmaria Biancuzzi,
Alice Croci, Sandra Milo
Caro Gabriele Salvatores, a noi dispiace che tu sia stato molto male. Siamo felici anche che tu sia guarito completamente. Capiamo che tu abbia avuto voglia di trasmetterci questo sentimento di rinascita, di riscoperta della vita, ma la prossima volta, prova a raccontare tutto ad un’altra persona, ad un soggettista, ad esempio, lascia che sia lui a costruire un racconto valido per un film e vedrai che riuscirai a realizzare una ciambella con il buco.
Qui ti si vuole bene. Ti si stima sin dai tempi di “Mediterraneo”. Ti abbiamo apprezzato anche con quel grande pezzo di cinema italiano che è “Io non ho paura”. Ma questa volta no. Questa volta hai toppato. Bisogna proprio che te lo dica. E spiace, spiace molto. Insomma, ha voluto fare una commedia; avevi un grandissimo cast a disposizione: potevi far recitare loro tutto quello che volevi, potevi renderli divertentissimi, leggeri, gradevoli; potevi mettere nelle loro bocche tutte le frasi più belle che ti venivano in mente. Invece no, hai fatto un film banale e quasi noioso. Hai realizzato scene il cui svolgimento poteva essere immaginato con decine di minuti d’anticipo. Ripeto: è un peccato. Sì, perché le premesse c’erano tutte. Ti sei avventurato anche con il meta-racconto, con la metafora dell’autore che si fa personaggio del suo stesso racconto. Ma qui, lasciatelo dire, hai molto da impare. Lasciati servire. Fatti dare un consiglio umile e spassionato: da’ un’occhiata al film “Il ladro di orchidee” prima di metterti un’altra volta a trattare del rapporto tra chi scrive e chi viene scritto.
Fabio De Luigi è molto divertente. Mi sta simpaticissimo. Ma non si può lasciare tutta sulle sue spalle la responsabilità di tenere in piedi un film. Insomma lui ci mette tutto, fa del suo meglio, ma senza aiuto da parte di chi scrive, senza contenuto, non è che può inventarsi dal nulla una storia. In Happy Family, sembra quasi che la storia non ci sia. Esci dal cinema e ti dici “embè?”. Qual è la storia che ci hanno raccontato oggi? E non lo sai. Non riesci a darti una spiegazione. Alcuni filoni della storia sono inconcludenti, sembrano gag messe l’una accanto all’altra per strappare qualche sorriso scontato agli spettatori. Sarò sincero: ho sentito spesso ridere in sala, durante la proiezione. Ma io no: non ho riso. Sarà un problema mio? Forse. Perl qualcosa non torna. Ad esempio: perché inserire un personaggio omosessuale in un film italiano è ormai diventato un obbligo? E perché il noioso ragazzetto sedicenne – che viene mollato dalla sua fidanzatina proprio la sera in cui annunciano il loro matrimonio – dev’essere per forza gay? Solo perché indossa dei cardigan ed è pettinato come un gagà degli anni ’30? E dimmi, Gabriele: perché in più scene hai copiato l’estetica dal film “The Royal Tenenbaum”? Perché anche nel tuo film, così come in quello di Wes Anderson, alla fine il capofamiglia muore? Perché c’è una biondina ossigenata? Perchéin una scena un altro dei personaggi indossa una fascia da spugna sulla testa e veste un completo da tennis in stile anni ’80 (come quelli di Bjorn Borg)? Lo sai, vero, che rivangare la storia, inquadrando ad uno ad uno tutti gli elementi di cui si è servita la voce narrante per costruire la storia, è una soluzione tecnica che ha già adottato Bryan Singer ne “I soliti sospetti”?
E dimmi: cosa c’entra Milano? Se per tutto il film non c’è alcun accenno al capoluogo lombardo, perché a fine pellicola hai voluto piazzare questo omaggio simil-poetico (e simil-sognante) alla tua citta, facendo scorrere un ruffiano assolo di pianoforte sotto a delle immagini in bianco e nero girate in loco?
Nota estetico/artistica: Valeria Bilello credo sia caruccia. Secondo me piace a diversi uomini. è giovane e rossiccia. Sono sicuro che alcuni uomini la trovino attraente. Non sono della partita ma non credo sia importante; credo, invece, che in questa sua prima prova importante sul grande schermo abbia dimostrato di essere molto professionale, validissima nel rendere convincente il personaggio di una ragazza dolce e sensibile. Brava.
Voto: 5. Consiglio: non andate al cinema a vedere questo film. Al massimo aspettate che lo passino in tv, se proprio siete curiosi.
Se volete avere un parere totalmente diverso dal mio, potete leggere la valida recensione di Kekkoz su Giovane Cinefilo.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.