Tra le nuvole
di Jason Reitman (Usa, 2009)
con George Clooney, Vera Farmiga,
Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride,
Melanie Lynskey, Amy Morton, Sam Elliott, J. K. Simmons,
Zach Galifianakis, Chris Lowell, Adam Rose, James Anthony,
Dave Engfer, Steve Eastin, Marvin Young, Lucas MacFadden
Una pellicola a metà strada tra il genere drammatico e alcune brillanti trovate da commedia. Di fondo c’è un dramma ma in alcuni frangenti si sorride abbondantemente.
Voto complessivo: 7 e mezzo.
Una garanzia: il regista è lo stesso di altri 2 film che mi sono molto piaciuti: “Juno” e “Thank You For Smoking”.
“Tra le nuvole” racconta di Ryan Bingham, un tagliatore di teste tra i 40 e 50 anni, un uomo di bell’aspetto, un manager che si direbbe di successo, uno che per mestiere licenzia il personale di grandi società. Avete capito bene: licenziamenti in outsourcing. Non è un’invenzione del film, ne esistono davvero. Il dramma di Ryan è che non ha una vita. O meglio la sua vita è viaggiare. Passata gran parte del suo tempo su voli interstatali. Gira in lungo e in largo il territorio degli Stati Uniti per lavoro. A casa ci sta pochissimi giorni e, ovviamente, non ha alcun legame sentimentale. Poi un giorno, per caso, nella hall di un albergo incontra Alex, una bella donna che ha il suo identico tenore di vita. Immediatamente scatta il colpo di fulmine. I due prima si raccontano con divertito cinismo le idiosincrasie delle loro originali vite e subito dopo vanno dritti al sodo: fanno sesso. Un sesso sano, schietto e fine a se stesso, privo di alcun legame sentimentale. Almeno questo è quello che sembra in un primo momento.
Durante gli stessi giorni Ryan deve anche affrontare un problema professionale: la sua azienda ha intenzione di richiamare tutti gli agenti sparsi in giro per il territorio e farli lavorare dalla sede principale attraverso un software di videoconfereza 1-to-1. L’ideatrice del progetto è Natalie Keener, una giovane laureata da pochissimo, molto ambiziosa e antipatica, una ragazzina alquanto presuntuosa che, però, viene sgamata ben presto da Ryan. La novellina non ha mai licenziato nessuno, né ha la pellaccia dura abbastanza per farlo sul serio, di persona, face-to-face. Il risultato di questo exploit è che il grande capo decide di mandare in giro anche lei tagliare teste, affiancandole l’esperto Ryan come guida/istruttore.
Il problema di Ryan a questo punto, consiste non tanto (e non solo) nel doversi scarrozzarsi in giro la “signorina so tutto io”, quanto piuttosto nel dover rinunciare a quella vita solitaria da girovago senza casa, senza meta e senza metà. Uno stile di vita che, comunque, ormai a lui piace. Ma piace sul serio. Non potrebbe viverne senza. Questa è proprio la sua filosofia di vita, qualcosa che ha abbracciato a tal punto da arrivare ad insegnarlo nelle conferenze motivazionali che tiene – facendo buffamente uso di uno zainetto come simulacro per le metafore esplicative. Tornare a casa, a Omaha nel triste Nebraska, per Ryan sarebbe quindi un duro colpo da mandare giù, poiché lo costringerebbe a ripensare a tutta la sua vita, a tutte le sue teorie.
La recitazione di George Clooney è fuori da qualsiasi discussione. L’attore ha la faccia e l’età giusta per il ruolo – una volta si sarebbe detto il “phisique du role”. Siamo in presenza di un aplomb perfetto per interpretare un uomo rassegnato a vivere da nomade, passando da aeroporto ad aeroporto senza colpo ferire, uno che ha scavallato la condizione svantaggiosa della irrecuperabile solitudine, finendo per adagiarsi dentro di essa e farla diventare addirittura un plus, uno status che finge di condividere, di avallare e di aver adottato come stile di vita con cognizione di causa. Credo che, in fondo, il senso del film sia tutto qui.
Vera Farmiga è una donna piena di classe. Certo, qui il trucco, l’acconciatura e gli abiti la aiutano molto, ma diciamo che sotto c’era già una bella donna. Una che non mi farebbe perdere la testa ma – devo ammettere – decisamente fascinosa. Nei panni della donna in carriera si trova perfettamente a suo agio. Vi invito a notare il modo in cui lancia delle occhiate silenziose, in cui muove le mani o in cui cammina. Dettagli studiatissimi che appaiono estremamente naturali e, perciò, riuscitissimi. D’ora in poi, vedrete, ad Hollywood la chiameranno per qualsiasi grande produzione che preveda il ruolo di una signora di classe. Bravissima.
Anna Kendrik fa la gnappetta rampante, Natalie, la giovane neolaureata che non vede l’ora di divorare il mondo con la propria supponenza. Una che crede di aver capito tutto degli affari e della vita, che è seduta tranquilla nelle proprie convinzioni borghesi da “American Dream” ma che cade come un castello di carta al primo importante sgambetto. Fare la piagnona è nelle sue corde ma bisogna dire che recita decisamente bene anche in tutte le altre situazioni della pellicola- Peccato per quelle odiose sopracciglia, troncate sull’arco dell’orbita oculare. Trucco e parrucco: da rivedere.
Jason Bateman è il simpaticone di sempre, anche se il suo non è un ruolo propriamente leggero. Gli abiti del supermanager gli scendono benissimo. Ormai può recitare un ampia gamma di ruoli: buon per lui, di certo in futuro il lavoro non gli mancherà.
Una citazione di merito anche per J. K. Simmons che intrepreta uno dei poveracci (di mezza età) che viene licenziato dai tagliatori di teste. Lo ricordate nella saga di film di Spiderman? Lì interpretava il buffo e scorbutico direttore del giornale per cui lavora Peter Parker (Daily Bugle), qui invece tiene benissimo un primo piano alquanto drammatico, successivo alla notizia del licenziamento. Bravo mestierante.
Sam Elliott è sempre più buffo con qui baffoni. Ricordate l’uomo seduto al bar nelle prime scene de “Il grande Lebowski”? Beh, qui interpreta un bonario pilota di jet e riesce a strappare alcuni sorrisi sornioni.
Nota musicale: durante una festa aziendale a cui partecipano di straforo i protagonisti si può ascoltare il pezzo “O. P. P.” dei Naughty by Nature e “Bust A Move”, interpretata dal vivo, sul palco, da Young Mc in persona.
Ah, il sottotitolo “La storia di un uomo pronto a prendere il volo” lo trovo decisamente fuorviante.
La locandina, senza quell’enorme cartello nero, sarebbe potuta essere carina.
La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.