“Ti muovi nella mia vita”
Ghemon,
dall’E.P. “Ufficio immaginazione” (Soulville, 2006) scarica da qui
Sei tu,
cono di luce che si staglia
nell’ombra della vita mia
e bruci nel mio petto come paglia,
poesia, sei il cotone di una felpa sulla faccia
Noi, siamo formiche in questo campo di grano (al sole)
siamo le ortiche del tuo prato sterminato (e il cuore)
ci batte forte come pelle di un tamburo che trema e ci muove,
Un brivido sulla mia schiena corre, poi frena,
e un flash vivido lo segue a catena
e mentre scrivo è più pesante il respiro
e mentre lo descrivo
lo so che sei con me perché la mano mi trema
tu sei il colore, sei la tempera
il bianco del latte che m’ha cresciuto come quello di una puerpera
quando vado alla deriva (ci sei)
quando non ho più un’alternativa (no)
quando la mia barca è a troppo mare dalla riva
quando un pomeriggio in ginocchio nella mia stanza perché il ciclo non le arriva
quando questi esami mi fanno esanime,
lo so, ti muovi nella mia vita.
Ti muovi nella mia vita.
Lo so, lo so
Ti muovi nella mia vita
Lo so, lo so, lo so…
Sei tu,
il rosso delle scocche di un bambino
il fresco dell’altra faccia del cuscino
(sei) il vento d’estate,
(sei) il mosto del vino
le carezze di mia madre,
l’odore del ragù a primo mattino,
pioggia che cade a grappoli
e s’aggrappa sopra al mondo in cui vivo
il letto su cui cado stanco e piango
fino a quando mi manca il respiro.
sarò oggettivo
il mio obiettivo non è dare la prova che sei realmente esistito
perché il concetto è puramente intuitivo
e troppa gente confonde crede che Dio sia il destino.
Terrò le mani giunte
nella speranza che mi mostri la strada a cui solo non posso giungere
E m’accompagni fino a quando è finita.
Lo so, ti muovi nella mia vita
Lo so, ti muovi nella mia vita
Lo so, ti muovi nella mia vita
And yo’ doughnuts, take me to the bridge.