Pane e cioccolata

Pane e cioccolata
di Franco Busati (Italia, 1973)
con Nino Manfredi, Gianfranco Barra, Johnny Dorelli,
Anna Karina, Paolo Turco, Tano Cimarosa,
Federico Scrobogna, Francesco D’Adda, Ugo D’Alessio

Film a dir poco fondamentale della storia cinematografica italiana. Un Manfredi così mai visto. O quasi.
Permettetemi di definirlo anche il film con la scena più desolante che abbia mai visto in vita mia – quella della famiglia che vive allo stato semi-selvaggio in un vecchio pollaio.

La storia è quella di Nino, un italiano di mezza età emigrato in Svizzera per cercare fortuna. Di lui sappiamo che per certo periodo ha lavorato come minatore. All’inizio del film, però, lo vediamo impegnato in un altro lavoro: Nino è in prova presso un ristorante. Qui si gioca il posto con un altro cameriere turco (interpretato in maniera divertente da Gianfranco Barra) anch’egli in prova. Il sogno di Nino è quello di ‘sistemarsi’, cioè di ottenere quel posto fisso da cameriere per mettere da parte un po’ di denaro e riuscire finalmente a far trasferire la sua famiglia (moglie, figlio e cognato) con lui in Svizzera. Putroppo, però, sul suo cammino verso una vita dignitosa Nino troverà diversi ostacoli, alcuni dei quali molto più che frustranti. Avrà tanta tanta sfortuna – bisogna ammetterlo – ma a peggiorare le cose ci saranno le differenze culturali tra Nino l’italiano e il paese che lo ospita. Più volte sarà costretto a lasciare un lavoro poiché le condizioni avverse non gli permetteranno di continuare. Ma ogni volta, proprio sul punto di partire, di mettersi sul treno del ritorno verso l’Italia, Nino avrà difficoltà a tornare a casa dai suoi cari e ammettere il fallimento. Ogni volta riproverà ad iniziare da zero, a ripartire da dove aveva iniziato, e ogni volta la fortuna gli girerà le spalle.
Questa pellicola vuole essere un po’ un omaggio a tutti gli italiani che sono emigrati verso l’Europa del centro e del nord in cerca di miglior fortuna. La Svizzera, in questo caso, fa un po’ da simbolo, da esempio, ma si sa che situazioni simili a quelle descritte dal film si sono verificate anche in Belgio, in Germania e anche in altri paesi extra-europei.

Quello che “Pane e cioccolata” traccia è un quadro più che amaro, è l’immagine di un emigrato che viene bistrattato dalla comunità del luogo in cui si è trasferito a vivere e a lavorare, l’immagine di un italiano che viene irriso per il solo fatto di essere italiano. Allo stesso modo da questa storia emergono anche il senso di fratellanza che accomuna gli italiani che si trovano all’estero e la solidarietà tra immigrati di diversi paesi ‘meno evoluti’ – vedi la storia d’amore tra Nino l’italiano e la bella rifugiata di origini greche.
Dell’eccelso Manfredi ho già detto. Non serve aggiungere altro, se non che di questo film è stato anche un po’ la mente. Difatti ne ha scritto la sceneggiatura insieme al regista Franco Brusati.
Gianfranco Barra l’ho trovato particolarmente divertente nel ruolo del cuoco turco che fa i dispetti al suo concorrente – cioè a Nino. Il suo personaggio non parla mai, per tutta la durata del film, ma Barra lo riesce a rendere ugualmente espressivo, molto espressivo, con la sola mimica.
Buffo anche Johnny Dorelli nei panni del facoltoso industriale italiano che si rintana in Svizzera per fuggire al Fisco Italiano. La sua sbruffonaggine iniziale cede il passo, in brevissimo tempo, al dramma di un uomo solo e triste che tenta il suicidio.
Ad Anna Karina hanno riservato il ruolo della bella signora greca, tanto misteriosa, quanto affascinante, di cui si innamora Nino. La loro storia d’amore durerà molto poco e sarà particolarmente difficile ma proprio per questo riuscirà a rendere meglio il senso di due anime in pena, disperate dal senso di solitudine, che cercano e trovano conforto nell’amore di un altro simile, un essere umano che si trova nella stessa situazione critica.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.