Vincere

Vincere

di Marco Bellocchio (Italia 2009)
con Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno,
Fausto Russo Alesi, Corrado Invernizzi, Michela Cescon,
Bruno Cariello, Francesca Picozza, Pier Giorgio Bellocchio,

Vanessa Scalera, Simona Nobili, Paolo Pierobon, Fabrizio Costella,
Giovanna Mori, Patrizia Bettini, Silvia Ferretti, Corinne Castelli

Mi ero promesso di non vedere mai più un film di Marco Bellocchio. Li trovo assurdi. Invece no: ci sono cascato. Va beh, sono andato al cinema perché dei cari amici mi hanno invitato e perché non mi andava di restare a casa. Comunque non sono pentito. Almeno non totalmente.
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Questo non è un film con pretese di storicità, almeno non solo e non proprio. Le vicende storiche di Benito Mussoliti e dell’Italia sono pressoché corrette ma messe in secondo piano. Quello che invece “Vincere” vuole indagare è la storia di una donna che ha dedicato la sua esistenza ad un uomo, al Duce appunto, che ha sacrificato tutto per lui, arrivando persino a farsi rinchiudere in un manicomio. Il cruccio di Ida Dalser era uno ed uno solo: essere riconosciuta come moglie di Benito Mussolini e, con essa, anche suo figlio Benito Albino. Lo ha affermato per tutta la durata della sua esistenza, ne ha fatto una vera e propria ragione di vita, nonostante tutto e tutti.
Se il film non è da considerarsi un flop è dovuto soprattutto alla recitazione dei due protagonisti. Filippo Timi è molto valido come attore drammatico – questo lo sappiamo già – eccezion fatta per la scena in cui dà di matto, mettendosi a fare l’imitazione del discorso del Duce sul tristemente famoso balcone di Palazzo Venezia. Dal punto di vista fisico non assomiglia affatto a Mussolini ma la sua recitazione è alquanto credibile. Prova superata per lui. Comunque mi chiedo: perché ultimamente gli assegnano solo ruoli di uomini duri, violenti ed autoritari (vedi “Come Dio comanda” e “Signorinaeffe”)?
Giovanna Mezzogiorno non strilla nemmeno poi tanto. Sotto la sua personale media-isteria è sopportabile. Sì, lo so: a voi piace, la trovate una bella donna. Bella e brava, lo so. Io come attrice la stimo. E mi fermo qui.
Nota di merito per Corrado Invernizzi: oltre ad essere un bell’uomo, interpreta divinamente il ruolo di un giovane psichiatra che prende a cuore le sorti di Ida, cercando di farla rinsavire dai suoi propositi utopistici.
Per quanto riguarda la regia, ho trovato particolarmente ridicole alcune scene ed alcune trovate tecniche: vedi il momento in cui Mussolini corre nudo sul balcone perché sente risuonare nelle orecchie la parola “Guerra” e l’utilizzo pomposo di scritte dinamiche in sovraimpressione – utilizzanti font tipico dell’estetica del ventennio – che ricordavano gli eventi in corso.
I dialoghi, poco originali, hanno deluso parte degli spettatori.
Da segnalare, poi, il massiccio uso di materiale di repertorio reperito presso l’Istituto Luce, che in questa pellicola svolge anche la funzione di co-produttore. Dunque i critici più cattivi si potranno congratulare con Bellocchio più per il lavoro di archivista che per quello di regista.
Giudizio complessivo: 6. Molto meno peggio delle precedenti pellicole dello stesso regista.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.