The Manchurian Candidate
di Jonathan Demme (USA, 2004)
con Denzel Washington, Maryl Streep,
Liev Schreiber, Kimberly Elise, Vera Farmiga
Questo è un film un po’ fantascientifico – ma neanche tanto. Ci sono dei militari americani a cui viene fatto il lavaggio del cervello. Uomini programmati per agire in conto terzi ed arrivare persino ad uccidere, comandati a distanza da uno strano congegno elettronico (un chip?) inserito sotto pelle.
Uno di questi militari è un giovane onorevole – figlio di senatore – candidato alla vicepresidenza degli USA, un ex eroe di guerra interpretato da Liev Schreiber. L’altro è un maggiore interpretato da Denzel Washington – un ufficiale non più in servizio e con gravi problemi psichici che va in giro per scuole a raccontare di una missione eroica che è capitata al suo battaglione in guerra.
Entrambi i protagonisti sono reduci della Guerra del golfo – la prima, quella del 1991 – ed entrambi hanno strani incubi, durante i quali rivono il momento dell’exploit eroico e della precedente imboscata.
Il “Manchurian” del titolo si riferisce a “Manchurian Global”, ossia il nome della società che ha progettato e sviluppato la tecnologia per il controllo delle menti umane e che ha intenzione di far insediare alla Casa Bianca un Presidente sul cui cervello ha il pieno controllo.
Jonathan Demme, come regista se la cava. Non sono il solo a pensarlo. Molto originali alcune inquadrature (vedi quella del candidato vicepresidente nella cabina elettorale). Sue le regie anche di grandi film come “Philadelphia” e “Il silenzio degli innocenti”.
Comunque sia, questi thriller americani inziano un po’ a stufarmi. Sono un po’ tutti uguali. Inizi a guardarli e dopo 30 secondi puoi scommetterci che siano stati tratti da un romanzo-mattone alla John Grisham.
Nota: questo film è tratto dal romanzo omonimo di Richard Condon. Può anche essere considerato un remake dell’omonimo film del 1962 diretto da John Frankenheimer.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.