The International

The International

di Tom Tykwer (Usa, 2009)
Mexican Gold film
con Clive Owen, Naomi Watts, Luca Barbareschi,

Armin Mueller-Stahl, Ulrich Thomsen, James Rebhorn,

The Journeyman move

Michel Voletti, Patrick Baladi, Jay Villiers, Fabrice Scott,
Haluk Bilginer, Alessandro Fabrizi, Felix Solis, Jack McGee,

Nilaja Sun, Luca Calvani, Steven Randazzo, Victor Slezak

Questo è sostanzialmente un film di spionaggio; un classico del genere arricchito, qua e là, di diverse scene di azione. Non mi ha entusiasmato più di tanto, ma bisogna ammettere che, almeno nel finale, presenta alcuni segni di originalità.
L’azione si svolge tra Berlino, Milano e New York. I due protagonisti sono Clive Owen e Naomi Watts, due agenti dell’Interpol molto in gamba – anche se lei con quei golfini e i lunghi capelli biondi-lisci-perfettini, non è proprio perfetta per la parte – che investigano, cercando di incastrare alcuni pezzi grossi della malavita internazionale. O meglio, pian piano si scopre che i principali indiziati sono i vertici di una grossa banca d’affari lussemburghese, la quale starebbe per investire grandi somme di denaro nell’acquisto di tecnologia per il controllo di missili. Un traffico di armi finalizzato alla mercato africano, nello specifico: per uno Stato perennemente in guerra e sotto minaccia di golpe.
Luca Barbareschi interpreta una specie di buono redento, il titolare di una importantissima fabbrica di armi italiana, un tempo fornitore della banca sotto accusa, politico candidato a diventare il Primo Ministro della nostra beneamata Nazione. Alquanto credibile in questo ruolo. Ad Hollywood si saranno ricordati del suo voltoin virtù del successo che ottenne nei primi anni ’90 esportando negli USA il format del programma tv “C’eravamo tanto amati”?
Della Watts abbiamo già detto: bella sì – ad alcuni piace – ma in questo caso decisamente fuori ruolo. La poliziotta madre di famiglia e dal cuore d’oro questa volta non le è riuscita particolarmente bene. Forse sarà stata anche colpa della sceneggiatura, che gli ha assegnato sostanzialmente un ruolo di secondo piano, fatto sta che non rende.
Owen invece è perfetto. Un cristone di uomo. Alto, robusto, rude nell’aspetto. Per il doppiaggio italiano gli hanno anche affibbiato il vocione roco di Francesco Pannofino. Come agente segreto incazzoso e dai modi spicci ci sta tutto.
La regia non si distingue per particolari trovate ma è dignitosa. Belle le riprese aree della piazza della Stazione di Milano (Piazza Duca D’Aosta).
Voto globale alla pellicola: 7.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.