Cecità
di José Saramago
2008, Einaudi – collana Super ET
315 pagg. – 11,50 Euro
Romanzo affascinante ma duro da leggere, soprattutto per la strana punteggiatura. Spesso si fa difficoltà a capire quando si esce dal discorso indiretto per entrare in quello diretto, oppure quando le parole sono da attribuire alla voce narrante invece che a uno degli stessi personaggi.
Un libro tanto angosciante forse non l’ho mai letto. E’ stato molto ostico, devo ammetterlo. Ci ho messo più di sette mesi per terminarlo. Mancava un po’ di forza di volontà da parte mia, certo ma il testo non aiutava. Lo sforzo però andava fatto perché il prossimo autunno arriva nei cinema la versione per il grande schermo, l’adattamento cinematografico. E io non voglio perdermelo di certo. Anche se nutro seri dubbi nel fatto che una produzione americana riesca a rendere completamente l’atmosfera del libro.
“Cecità” racconta la storia di un posto (una città, una nazione – non fa differenza) dove tutti improvvisamente diventano ciechi. Tutti. Indistintamente. Tranne uno. Anzi una: la moglie di un medico. Non un medico generico, non uno specialista qualsiasi ma un oculista. Ogni essere umano improvvisamente si ritrova immerso in una cecità del tutto particolare. Non vede nulla. Davanti ai propri occhi non c’è il nero. Ma bianco. Una cecità non privativa, non da assenza di luce. Al contrario: da assoluta invasione di luce. Ogni neo-non-vedente si trova come immerso in un panteistico nulla lattiginoso. Lo stesso autore spesso usa espressioni di questo tipo per descrivere la sensazione visiva provata dai personaggi del romanzo.
Dal momento che questa malattia – se così possiamo chiamarla – si configura come una e propria epidemia, il governo del paese decide di mandare un gruppo di ‘appestati’, i primissimi contagiati, all’interno di un vecchio manicomio abbandonato. Li mette in quarantena, insomma. In questo modo spera di arginare il più possibile il pericolo di pandemia. Anche se ovviamente l’idea non avrà molto successo.
Non so se mi sento di consigliarlo. La fine è strana. Direi ‘circolare’. Non è di facile lettura. Ha un suo fascino, certo. Alla lunga appassiona. Ma si fa difficoltà. Se volete leggere la descrizione di quanto possa essere misera l’esistenza umana in condizioni di vita estreme allora “Cecità” potrebbe fare al caso vostro.
La scheda di Bol.it e quella di InternetBookshop.it.