Agente Smart – Casino totale
(Get Smart)
di Peter Segal (Usa, 2008)
con Steve Carrell, Anne Hathaway,
Dwayne Johnson (The Rock), Alan Arkin,
Terence Stamp, Bill Murray, Ken Davitian,
Masi Oka, Terry Crews, David Koechner, Nate Torrence
Lo dico sinceramente: questa è una commedia che non mi ha fatto ridere. Per niente. Credo sia un peccato, un’occasione mancata. Era ispirata ad una serie televisiva americana che trattava le storie di spionaggio con taglio umoristico. Beh almeno avrebbero potuto cercare di riprodurre lo stile, il clima ‘swinging’ degli anni ’60. I costumi, il design, gli apparecchi di modernariato… Invece no. Niente. Non hanno ricreato nulla di tutto ciò. Qualcuno poi deve spiegarmi il perché i remake, i rifacimenti dei film, debbano essere sempre ambientati ai giorni nostri e mai all’epoca indicata dall’autore originale. Di esempi ce ne sarebbero 1000: vedi Spiderman, Hazard, Charlie’s Angels, Miami Vice, Starsky e Hutch, ecc. Credo che sia una mera questione di marketing ma mi piacerebbe proprio capire, con precisione, le motivazioni che i produttori danno quando costringono sceneggiatori, registi e compagnia bella ad ambientare tutto ai giorni nostri. Muoio dalla voglia di saperlo.
Sia chiaro: io il telefilm originale non l’ho mai visto. Però ci speravo comunque.
“Get Smart” (il film) non l’ho trovato divertente perché la comicità è tutta del genere ‘slapstick’. Solo cadute, botte in testa, smorfie, personaggi che hanno difficoltà a pronunciare cognomi di persone straniere. Capite? Tutta roba già vista e sentita. E’ tutto uguale da quasi 100 anni! Le commedie mute in bianco e nero si basavano sugli stessi meccanismi comici. Mi chiedo: perché produrle ancora? Quanti sono quei ragazzetti scervellati che si sbellicano di risate per la minima cazzata? Riempiono le sale cinematografiche? Magari sì. Magari mi sbaglio io. Però quando si decideranno a produrre una commedia realmente divertente io sarò il primo a comprare il biglietto. Ci potete contare!
E poi mi spiace dirlo ma Steve Carrell non lo trovo divertente. Non lo odio. Poveraccio. Non è colpa sua. Magari non gli affidano dei film buoni. Magari gli scrivono brutte parti. Però c’è anche da dire che non ha un volto simpatico. Non è brutto. Non è scemo. Sarà anche bravo a stare davanti la cinepresa. Ma non fa ridere. E’ ingessato, questo sì. Ma la legnosità dei movimenti basta a scatenare grasse risate? Si tenga presente inoltre che qui gran parte della comicità dovrebbe scaturire dalla goffaggine del suo personaggio, dal fatto che Max, il protagonista, è un super agente segreto estremamente maldestro. E poi gi risate sul fatto che è dimagrito di 70 chili. Cioè siamo nel 2008 e voi mi dite che si deve ancora ridere solo perché uno era grasso? Per i difetti fisici? Ancora? Solo? Ma vergognatevi! Ve lo dice uno che se ne sbatte del ‘politically correct’. Un appello a soggettisti e sceneggiatori: lasciate perdere. Scrivere film divertenti non è affar vostro.
Anne Hathaway è bella ma non basta. Cioè basterebbe se fosse la mia ragazza. Ma qui stiamo parlando di una commedia, di pellicole che hanno come scopo principale quello di far divertire. Insomma: carina è carina (molto carina), brava a recitare, ma non è sufficiente per funzionare come spalla comica. Non sono d’accordo con Kekkoz. La Hathaway non è una pertica. A me piace un casino come donna, ma qui servono altre qualità, a parte gli occhioni marroni da cerbiatta.
Passando ad altro: sì, state tranquilli. L’avete riconosciuto. E’ proprio lui: Masi Oka, il tizio di chiare origini giapponesi che nella serie tv “Heroes” fa Hiro Nakamura. E alllora? E’ un poveraccio anche lui. Qui ha preso la parte di un superesperto di tecnologia, un genietto geek sfigato. E sapete perché? Perché c’ha la faccia da giapponese. Anche questo è razzismo. Figlio di un luogo comune. Sei giapponese, maschio, sotto i 30 anni? Sei un geek. Punto. Chiusa. Morta lì.
Quasi quasi mi viene da fare i complimenti a The Rock. Forse è quello che ne esce meglio. L’agente tutto muscoli e cervello che si rivela una spia venduta al nemico. Bella parte, tutto sommato.
Ma il top forse è la parte riservata al grande Alan Arkin: qui impersona il capo dei servizi segreti denominati”Control”, un vecchietto sulla sessantina (quasi settantina) che gira in gessato e perde le staffe quando qualcuno parla male della sua agenzia e dei suoi uomini.
Il regista, Peter Segal, è lo stesso che ha diretto il terzo episodio de “La pallottola spuntata”. Ah, bei tempi quelli! Film demenziale ma almeno si rideva.
Nota: Mel Brooks, che era uno degli autori della serie tv originale, ha collaborato alla produzione della pellicola in qualità di sceneggiatore/consulente.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.