Gomorra
di Matteo Garrone (Italia, 2008)
con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Marco Macor,
Salvatore Abruzzzese, Salvatore Cantalupo, Carmine Paternoster,
Maria Nazionale, Italo Renda, Salvatore Ruocco, Alfonso Santagata,
Gaetano Altamura, Salvatore Striano, Italo Celoro, Massimo Emilio Gobbi,
Zhang Ronghua, Manuela Lo Sicco, Vittorio Russo, Giovanni Venosa,
Bernardino Terracciano, Gigio Morra, Salvatore Caruso, Ciro Petrone,
Non voglio entrare nella polemica su Saviano. Quella sul suo status, la sua persona, le minacce, l’orgoglio, il reportage, la quota-parte di fantasia e quella cronaca, il marketing ad arte, l’opera spremuta il più possibile, il giro di soldi che si sta creando intorno a questa vicenda. Può essere anche interessante ma il mio intento non è quello di parlarne qui.
Non ho letto (ancora) il libro da cui questo film è stato tratto, per cui non posso fare paragoni. Ad ogni modo “Gomorra” mi sembra un opera decisamente riuscita. In altre semplici parole: bel film.
Mi verrebbe da definirlo ‘iper-realista’ ma sarebbe sbagliato. Sarebbe un’esagerazione. Credo invece che sia realista di un realismo puro, che cioè descrivi molto bene alcune realtà drammatiche che affliggono ormai da anni non solo Napoli e la Campania ma tutto il Sud d’Italia. A me solitamente non piace generalizzare, eppure è così. Le storie raccontate da Saviano prima, e da Garonne poi, sono facilmente traslabili in altre zone dell Mezzogiorno. Ahimé. Non mi importa che questa pellicola faccia fare una brutta figura all’Italia nei confronti del resto del Mondo. Come scrive Daria Bignardi in questo post, “[…] il cinema non è mica al servizio dell’Ente del Turismo”.
“Gomorra” racconta l’intreccio di alcune storie ambientate nella periferia di una città campana dei giorni nostri. Un mandante della malavita paga mensilmente le famiglie di alcuni carcerati appartenenti alla cosca in cambio del silenzio; un talentuoso sarto che lavora duro in una fabbrica tessile vende le sue conoscenze professionali alla manifattura cinese, mettendo a rischio la propria vita; alcuni abitanti del quartiere, definiti ‘scissionisti’, decidono di sfidare la cosca dominante aprendo una guerra intestina a viso aperto; un ragazzino cerca di entrare in un clan disubbidendo alle volontà di sua madre; due ragazzi sotto i vent’anni cercano di fare il colpo della vita: rubano armi alla malavita e si mettono in testa di fare a modo loro, mettendosi a lavorare in proprio.
Cast eccellente. Tutti molto bravi. Il volto più noto è quello di Toni Servillo che ancora una volta riesce a recitare alla grande. Qui lo vediamo nei panni di un faccendiere che lavora nel campo dello smaltimento, mettendo in contatto i proprietari dei campi della zona con le aziende settentrionali produttrici di rifuti (tossici e non).
Ho apprezzato tantissimo la drammaticità del volto di Gianfelice Imparato. Un attore forse poco considerato che, alla luce di questa interpretazione, meriterebbe alcune pellicole da protagonista.
Molto valida anche la performance di Salvatore Abruzzese, ossia Totò, il ragazzino costretto a fare da esca.
Ancora una volta, dopo “L’imbalsamatore” e “Primo amore”, Matteo Garrone ha saputo regalarmi due ore di cinema italiano di altissima qualita. Un “bravo” sincero.
Un solo peccatuccio: il brano degli Enigma suonato nel club priveé. L’ho trovato un po’ troppo datato. Ammetto che potrebbe anche essere una tara mia. Magari quella scelta serviva ad accrescere il senso di trash e degrado del contesto. La colonna sonora intrisa di brani neo melodici napoletani, comunque, l’ho trovata semplicemente perfetta.
Kekkoz quasi non voleva scrivere di questa pellicola, per cui ha deciso di affida alle parole di UnoDiPassaggio e Chamberlain.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
Si è vero il film è un ottimo film, l’Italia nell’ultimo paio d’anni ha prodotto delle buone pellicole. Nel caso specifico però il film non può essere distaccato dalla sua cornice sociale e, quindi, un ragionamento, una recensione, deve, a mio parere, essere fatta prendendo in considerazione gli effetti sul pubblico. Quale linguaggio comunicativo sarebbe stato meglio usare? Le scelte fatte da Garrone hanno avuto una matrice etica o solo commerciale? Credo che nel particolare contesto storico che l’Italia sta vivendo, un regista, uno scrittore, un artista debba porsi queste domande di natura morale, visto che sono brutti tempi per la nostra democrazia
Non so. Il tuo ragionamento non mi convince. A parte il fatto che non sono molto d’accordo sul fatto che un opera vada ‘necessariamente’ considerata tenendo conto del suo contesto e della reazione che suscita nel pubblico, mi chiedo anche: ma un regista sarà anche un po’ libero di fare come gli pare? ;)
Un film bellissimo, con una poesia incredibile…Ragazzi in tuta, come la moda, dei camorristi, bella la scena della sentenza della morte di Maria Nazionale, quella di Tonino boxer, interpretata dal attore salvatore ruocco..Matteo ha fatto un bel lavoro, ma si deve ringraziare pure a Saviano, che grazie a lui, la potenza del libro, si e ottenuto tutto questo successo.
Beh, in effetti se il film “Gomorra” fosse stato tratto da un film sconosciuto non credo che avrebbe riscosso lo stesso successo di pubblico.
un regista deve assolutamente fare come gli pare, forse io essendo napoletano, avrei voluto che l’argomento fosse stato trattato in modo diverso. Avere come motivazione unicamente quella di soddisfare i gusti del pubblico, dopo lo straordinario successo del libro, a mio parere è stata un’occasione persa. Facci caso del film già non se ne parla più. E un po’ fa dimenticare anche il libro, come se sull’argomento già fosse stato detto tutto. Quando delle persone stanno vivendo un momento così difficile e vengono messe alla gogna mediatica, bisogna sempre porsi delle domanda di natura etica. Ma forse non è più nè il momento nè il luogo
Su questo siamo d’accordo: un regista deve assolutamente fare come gli pare. Non capisco però quali elementi ti fanno sospettare che il film sia stato creato solo per soddisfare i gusti del pubblico. Non credo che del film non se ne parli già più. Il fatto stesso che noi ne stiamo discutendo significa qualcosa.
E comunque l’industria del cinema funziona così: una volta arrivato nei cinema, passa una settimana al massimo e del film non si parla più.
Ovviamente sull’argomento non è stato già detto tutto. Anzi.
Poi non capisco: chi sarebbe stato messo alla gogna mediatica? I campani? Forse sì ma non dal film “Gomorra”. Io non ho avuto questa impressione guaedandolo. Non mi è sembrato uno sberleffo ma la descrizione di una situazione drammatica – a mio avviso – senza colpevolizzazione, né patetismo.