Nessuna qualità agli eroi (poster)

Nessuna qualità agli eroi

di Paolo Franchi (Italia, 2008)
con Elio Germano, Bruno Todeschini,
Irène Jacob, Maria de Medeiros, Paolo Graziosi,

Mimosa Campironi, Alexandra Stewart, Rinaldo Rocco

Un film decisamente lento. Lo so che come definzione può sembrare brutta ed antipatica ma vi giuro che è così. Non è un film brutto, non è confezionato male, ma io l’ho trovato noioso e pretenzioso. In altre parole non mi è piaciuto.
Facciamo la tara. Bruno Todeschini ed Elio Germano sono bravissimi. I loro ruoli erano difficilissimi da interpretare eppure ci sono riusciti. Ce l’hanno messa tutta ed hanno dimostrato di essere degli eccellenti attori drammatici. La stessa cosa si può dire anche di Irène Jacob.
Il problema è il film in sé per sé. Mi spiego: “Nessuna qualità agli eroi” è un film che vuole essere un raffinato noir. Vuole essere un film artistico, nel senso più alto del termine. La storia è semplice e potrebbe risolversi in un quarto d’ora scarsa, ma Paolo Franchi (regista, nonché autore del soggetto e sceneggiatore) la tira per le lunghe e ci mette 102 minuti per rappresentare la semplice vicenda.
Torino. Anni 2000. Bruno Ledeux, un assicuratore di origini svizzere sulla quarantina, si fa visitare da un medico e scopre di essere sterile. Non può avere figli. I problemi pare che non vengano mai da soli: Bruno ha contratto anche un debito grandissimo con Giorgio Neri, il funzionario di una banca, una specie di dirigente cravattaro. La situazione è alquanto grave ma Bruno ci tiene a non coinvolgere sua moglie Anna, una donna francese anch’essa sulla quarantina. Ad Anna inoltre tiene nascosta anche la questione della sterilità. Bruno si rivolge alla sua famiglia d’origine per risolvere i suoi problemi finanziari. Sua sorella Cecile gli presta un po’ di soldi ma quando torna in banca per saldare parte del debito gli viene detto che il direttore è scomparso da un paio di giorni. Ben presto Bruno scoprirà che è stato il figlio di Neri, Luca, ad uccidere suo padre. Luca è una specie di giovane disturbato, schiavo dei farmaci, con gravi problemi psichici, che spesso soffre di crisi di panico. Dal momento in cui i due si incontreranno Luca non lascerà più in pace Bruno. Lo seguirà ovunque, persino in Francia, dove la madre di Bruno ha allestito una mostra personale delle opere del suo defunto marito artista. Scopriremo solo in coda al film che l’intento di Luca è di far ricadere su Bruno le colpe dell’assassinio e della sparizione del cadavere.
I soliti benpensanti, gli amanti del ‘bello in quanto bello’ vi spacceranno questa pellicola per un capolavoro. Tireranno in ballo la rappresentazione della difficoltà della comunicazione della coppia, il male di vivere, i conflitti padre/figlio, l’esistenzialismo più becero. Voi non credeteci. Ascoltate un cretino: evitate di guardare questo film. Risparmierete del tempo.
Donne, non fatevi prendere dalla curiosità. L’erezione di Elio Germano c’è. Si vede ma è fugace e sinceramente niente di che. Alcuni invidiosi hanno anche parlato di una protesi appositamente costruita. Fatto sta, comunque, che le scene di nudo e di sesso (tipo quella del sogno in cui la moglie di Bruno masturba Luca nel museo) sono davvero puro manierismo fine a se stesso. Niente che sia funzionale al racconto. Il recensore di MyMovies che parla di “estetizzazione inutile” mi trova completamente d’accordo.
Nota: il titolo fa riferimento ad uno dei più famosi quadri del padre artista di Bruno.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.