In nome del Popolo Sovrano

In nome del popolo sovrano

di Luigi Magni (Italia, 1990)
con Nino Manfredi, Alberto Sordi,
Elena Sofia Ricci, Luca Barbareschi,
Massimo Wertmuller, Serena Grandi, Elena Berera,
Jacques Perrin, Carlo Croccolo, Gianni Garko,
Gianni Bonagura, Luigi De Filippo, Camillo Milli,
Roberto Herlitzka, Lorenzo Flaherty, Costantino Meloni

Commedia agrodolce ambientata ai tempi della Repubblica Romana in cui avvenimenti storici e personaggi realmente vissuti s’intrecciano sapientemente con storie di fantasia.
A seguito della fuga del Papa, il popolo di Roma tutto (ex garibaldini, repubblicani, letterati, popolani e persino preti illuminati) istituisce la Repubblica sotto la guida del Triumvirato (tra cui Mazzini) e cerca di resistere all’offensiva dei Francesi, che vogliono conquistare la città per destituire il potere costituitosi e riportare il Papa sul soglio pontificio.
Cristina (la Ricci), una giovane nobildonna romana molto bella ed intelligente, s’innamora di Giovanni Livraghi (Barbareschi), un militare milanese noto per essere stato uno dei luogotenenti di Garibaldi e il martire che verrà fucilato con il patriota Ugo Bassi (anche detto il cappellano di Garibaldi). Il problema è che questa Cristina è anche moglie di Eufemio Arquati (Wertmuller), il rampollo di una famiglia romana molto devota al Papa e ostinatamente contraria alla Repubblica. Il capofamiglia, nonché padre di Eufemio è il Marchese Arquati – qui tratteggiato con grande vis comica da Alberto Sordi.
Molto curati i profili che Magni traccia per alcuni personaggi chiave di quest’epoca, come Ugo Bassi, un prete molto devoto ma che, per il bene della libertà e del popolo, abbraccia la causa della rivoluzione, si schiera al fianco dei difensori della Repubblica e combatte in prima persona. Qui lo vediamo splendidamente interpretato da Jacques Perrin, un attore che riesce con le sue espressioni pensierose e i sofferti silenzi a rendere tutta la drammaticità del personaggio.
Stessa cosa dicasi per Giuseppe Gioacchino Belli. Forse qui il regista lo sbeffeggia un po’ troppo ma fa davvero simpatia vedere il modo in cui viene raffigurato: un uomo anziano (con le sembianze di Roberto Herlitzka) che si finge malato per tutta la durata dell’assenza dal Papa da Roma e che torna in piena salute – e si mette persino a ballare – non appena viene a sapere dell’ingresso delle truppe francesi in città.
Fa tenerezza anche Ciceruacchio, il tipico capo-popolo romano di estrazione popolare, uno che sa muoversi benissimo nella città in quanto ne conosce usi e costumi, essendo egli stesso un cittadino dell’Urbe da diverse generazioni. Un uomo spontaneo e sincero, pratico, pragmatico e d’azione piuttosto che colto e riflessivo. Gli dà le sembianze Manfredi, rendendolo simpaticissimo e bonario.
Piccole apparizioni anche per Serena Grandi (un’avvenente cameriera molto saggia al servizio dei marchesi Arquati); Gianni Garko (il comprensivo generale francese Oudinot, che siede alla tavola degli Arquati a seguito della presa di Roma), Camillo Milli (un prete veneto contrario all’apertura delle chiese ai bisognosi); Carlo Croccolo (Carlo Bonaparte, presidente dell’assemblea costituente, nonché cugino di Napoleone); Lorenzo Flaherty (un giovanissimo soldato francese); Luigi de Filippo (Monsignor Venini, un alto prelato di stanza a Bologna che caldeggia la condanna a morte di Bassi e Livraghi); Costantino Meloni (un ragazzino molto furbo, figlio di Ciceruacchio); Elena Berera (la figlia racchia e zitella del Marchese, che sogna di accasarsi con il primo dei soldati invasori che entrerà a Roma).
Due dei brani principali del film sono stati scritti e composti da Nicola Piovani e dallo stesso regista. Intendo quei due verosimili canti popolari – l’uno intonato da Manfredi/Ciceruacchio durante una sgangherata marcia miliare e l’altro accennato al piano da Elena Sofia Ricci.
Questo film è stato co-prodotto da RaiDue.
Nel 1991 Lucia Mirisola ha vinto il David di Donatello per i costumi.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.