La famiglia Savage

La famiglia Savage
(The Savages)

di Tamara Jenkins (Usa, 2007)
con Laura Linney, Philip Seymour Hoffman,
Philip Bosco, Cara Seymour, Peter Friedman,
Gbenga Akinnagbe, Hal Blankenship,
Tonye Patano, Joan Jaffe, Michael Blackson,
Sidné Anderson, Alyssa Waldrip, David Zayas

Questo è un film che può essere commovente per chi ha avuto a che fare con persone afflitte da demenza senile. La storia è quella di un fratello e di una sorella, due adulti che di punto in bianco si trovano a dover affrontare la vecchiaia del loro padre, affetto ormai da demenza. Per anni si sono ignorati l’un l’altro, schiavi del loro egoismo. Hanno cercato di tenere lontano il ricordo di un padre che proprio non deve essere stato una chioccia nei loro confronti. Poi di colpo ecco che la vecchiaia incombe, ecco i figli vengono chiamati alla loro responsabilità di figlio, ecco che sono loro a doversi prendere cura di chi si è preso cura di loro in giovane età. Il classico caso di situazione capovolta.
Di comune accordo, o quasi – inizialmente Wendy pare non essere d’accordo – i fratelli decidono di portare l’anziano padre in una casa di riposo a , la più comoda e conveniente, vicino casa di Jon. Solo che le cose sono meno semplici di quanto appaiano inizialmente. Affrontare la nuova situazione aumenta considerevolmente lo stress delle vite già oltremodo vessate dei due. Lui, Jon (un eccellente Philip Seymour Hoffman – come suo solito) è un professore di teatro, uno che scrive libri su Brecht e che sta per separarsi dalla sua ragazza in quanto quest’ultima, polacca, non riesce ad avere il rinnovo del visto per rimanere negli USA. Lei, Wendy (un’altrettanto brava e fragile Laura Linney) è una scrittrice wanna-be. Non fa altro che chiedere fondi ad associazioni, enti, fondazioni, al fine di finanziare il suo romanzo semi-autobiografico. La sua è la condizione tipica della sorella minore in perenne competizione con il fratello maggiore, che lo invidia e allo stesso tempo lo odia. Una che soffre a tal punto del complesso d’inferiorità da voler a tutti i costi, anche con la truffa e la menzogna, superare suo fratello in quanto a successo. Al momento però si trova in una condizione lavorativa pessima, definibile come free-lance (leggi quasi disoccupata) e con una relazione in corso con un uomo sposato e più grande di lei di circa una decina d’anni.
“The Savages” non è un film urlato. Racconta senza strillare. Ti porta per mano nella storia, senza fretta e senza pietismi. Se ti commuovi, lo ripeto, è perché sai cosa significa quando un tuo parente stenta a riconoscerti. Il fatto che regista ti metta sotto gli occhi una quintalata di sfiga non ti obbliga a piangere in sync con gli attori in scena.
Vedetelo: se vi piace il buon cinema americano che non viene strombazzato dalle cronache e che non incassa centinaia di milioni di Dollari. Se vi piace la faccia di P. Seymour Hoffman e il modo in cui recita. Se pensate che Laura Linney sia una interprete dignitosa oltre che carina – nonostante i 43 anni. Se volete vedere un attore di 78 anni che mette in scena magnificamente l’ineluttabile distruzione di un cervello e la parallela perdita di dignità di un essere umano anziano.
Non vedetelo: se pensate che il cinema non sia cinema se dentro non ci sono almeno un inseguimento e una sparatoria, se usate spesso il termine “lento” per definire un film che non vi è piaciuto e/o vi ha annoiato, se non sapete chi siano i due attori succitati, se avete letto gran parte delle recensioni pubblicate su questo blog e spesso vi siete trovati in totale disaccordo.
Nota: il film è prodotto da Alexander Payne, il regista dei film “Sideways” e “A proposito di Schmidt”.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.