Sleuth (poster)

Sleuth – Gli insospettabili
(Sleuth)

di Kenneth Branagh (Uk, USA, 2007)
con Michael Caine e Jude Law.

Un film bellissimo fatto con due attori due: Michael Caine e Jude Law. Nessun altro. Forse sarebbe più opportuno parlare più di teatro (filmato), più che di cinema. Comunque sia la storia è questa: un vecchio scrittore inglese di successo, un giallista di nome Andrew Wike, invita a casa sua un giovane di origine italiana, Milo Tindle, una specie di parucchiere/autista che sa essere l’amante di sua moglie. Gli chiede di rubare per conto suo una parure di gioielli in modo da poter percepire l’assicurazione. La promessa è quella di spartire il bottino – o quasi – e di concedere il divorzio a sua moglie. E’ già tutto progettato. Il vecchio comanda, il giovane esegue.
La prima parte fila liscia. Sembra quasi che tutto il racconto duri troppo poco. Finisce il primo tempo. Poi inizia il secondo e il film prende ad essere spiazzante. Ecco: spiazzante è il termine giusto. Lo spettatore qui potrebbe avere problemi nel mettere a fuoco la situazione. Prima era lo scrittore a tenere in pugno il belloccio e poi? Dopo cosa accade di preciso? Chi dice la verità? Chi mente? Chi è vittima e chi carnefice? Non aggiungo altro. Sappiate però che la prospettiva cambia continuamente e per un attimo vi sentirete persi. Vi sembrerà di non capire. Poi invece…
Questo film è un remake. L’originale fu girato nel 1972 da Joseph L. Mankiewicz. In quel caso Milo Tindle era interpretato dallo stesso Caine, mentre il ruolo del vecchio Wyke fu affidato a Lawrence Olivier.
Automobile Ferrari, telefono Siemens, gioielli Bulgari. Le case di produzione di casa nostra dovrebbero prendere lezioni di product placement dal cinema inglese.
La sceneggiatura – eccellente – è di Harold Pinter, ossia l’uomo che si vede apparire sullo schermo della tv per qualche attimo.

Tanto di cappello anche al direttore della fotografia (Haris Zambarloukos) per i seducenti colori freddi degli interni e all’arredatore dell’appartamento (lo scenografo Tim Harvey) dentro il quale si svolge il 99% dell’azione. Una casa dei sogni arredata in puro stile minimal. Come piace a me. Anche se – a pensarci su un momento – tutto quell’hi-tech dell’interno, quell’essenzialita degli ambienti e quei mobili così contemporanei cozzano un po’ con l’aria country della campagna inglese.
Da vedere subito.
Nota: se siete quel tipo di italiano che si offende facilmente a causa dei pregiudizi che il mondo ha dell’Italia non andate a vedere questa pellicola.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.