Human Nature (locandina)

Human Nature

di Michel Gondry (Usa, 2001)
con Tim Robbins, Patricia Arquette,
Rhys Ifans, Miranda Otto, Rosie Perez, Robert Forster,
Hillary Duff, Peter Dinklage, Stanely Desantis,
Sy Richardson, Ken Magee, David Warshofsky

Come potevo esimermi dal guardare l’opera prima di uno dei miei registi preferiti? Non potevo. Difatti l’ho visto. Grazie a chi ne ha suggerito la visione, cioè Yakanama. Pare che l’abbia trovato in DVD su di una bancarella per soli 3 Euro. Non è meraviglioso?
La storia è quella di una ragazza che ha problemi di peli superflui. Diciamo pure chè ipertricotica e disperata poiché teme il disprezzo degli uomini. Dapprima si rifugia nella natura, va a vivere nei bochi e dimentica completamente di curare il suo aspetto fisico. Poi, al compiere dei 30 anni, il suo chiede passione, la carne urla, perciò decide che ha bisogno di un uomo. Si ripulisce della peluria, iniziando a sottoporsi ad infinite sedute di elettrolisi, e magicamente incontra un ricercatore, uno tipo strambo e molto frustrato dall’educazione ricevuta in famiglia, tutto preso dai suoi esperimenti per insegnare il galateo alle cavie. Incredibilmente esilarante la scena in cui si vedono due topolini bianchi seduti a tavola che non solo usano piatti e posate, ma addirittura scelgono la forchetta giusta con cui mangiare l’insalata. Tutto sembra andare per il verso giusto sinché i due non fanno un’escurisione nel bosco. Qui si imbattono in un giovane uomo scimmia. Avete presente il mito del ragazzo selvaggio, no? Bene. Il ricercatore decide di prendere con se il tipo – un tizio trentenne che ha passato tutta la sua vita nella foresta, allevato da suo padre che si credeva scimmia. Lo porta in laboratorio e cerca di fare su di lui lo stesso trattamento che cerca di fare sui topi, cioè cercare di socializzare l’uomo-scimmia. Portarlo in poco tempo a diventare uno degli uomini più distinti ed acculturati del mondo. Nel frattempo il dottore scopre i problemi che la sua ragazza ha con i bulbi piliferi e, in preda ad una crisi di ripugnanza, viene sedotto dalla sua avvenente segretaria francese. Non vado oltre perché ho svelato già troppo. Eccezionale il finale a sorpresa.
Ciò che merita di questo film è la recitazione dei 4 protagonisti. In particolar modo le fisime di Nathan (Tim Robbins) e il suo monologo dall’aldilà, le espressioni attonite di Puff (Rhys Ifans), la testardaggine di Lila (Patricia Arquette) e la civetteria di Gabrielle (Miranda Otto). Meravigliose anche le smorfie delpadre di Nathan (Robert Forster), attore che mi era già piacuto tanto per la performance old-school in “Jackie Brown”.
Il tocco alla Gondry lo si può ritrovare in una scena in cui Nathan tenta di evadere da quella specie di Limbo in cui si trova (una casa completamente bianca immersa in una luce bianchissima). Uscito da una porta laterale lo si vede rientrare con la testa da un’altra porta che si trova sul muro opposto. Pura fantasia onirica.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di quel gran genio di Charlie Kaufman.
Nota per incalliti voyeur: le abbondanti grazie di Patricia Arquette appaiono nude per buona parte della durata della pellicola.
Commedia simpaticissima. La consiglio davvero a tutti. Imperdibile per gli estimatori di Gondry.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.