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Sei giorni, sette notti
(Six Days Seven Nights)

di Ivan Reitman (USA, 1998)
con Harrison Ford, Anne Heche,
David Schwimmer, Jacqueline Obradors,
Douglas Weston, Temuera Morrison, Ben Bode,
Allison Janney, Cliff Curtis, Danny Trejo,
Amy Sedaris, Derek Basco, Long Nguyen

Ancora un’altro di quei film dove un lui ed una lei naufragano su di un’isola deserta. Ce ne sono stati già altri così: Laguna Blu (in un certo senso) e il capostipite “Travolti da un insolito destino…”, solo che in “Sei giorni, sette notti” manca quell’umorismo tipico del film della Wertmuller.
Nella parte di lui troviamo Harrison Ford in un’inedita versione da burbero. Un pilota ubriacone, alquanto rude, che schifa i tipici tipi da città.
Lei è Anne Heche, calata nelle vesti della manager trentenne newyorkese. La vice-direttrice di una rivista patinata per donne. Una cretinetta con la puzza sotto il naso. La dinamica è sempre la stessa, vista mille e più volte. Una volta naufragati, lei non si rende conto della gravità della situazione, fa i capricci, le mancano le comodità. Lui cerca di mantenera la calma, di non cedere alla disperazione, di agire nella maniera più razionale possibile, di ridurre al minino gli sprechi e di mettersi nella situazione di sopravvivere il più a lungo possibile.
Il contrasto di queste due personalità fara sbocciare (chissà come) l’amore. Un amore che poi, tornati nel mondo reale, sarà quasi impossibile. Quasi. Perché questa in fondo è una commedia romantica e tra i due saranno alla fine tutte rose e fiori. I due vivranno felici e contenti. Ovvio. Non ci si aspettava altro da questo film.
Mi chiedo il perché Anne Heche sull’isola deserta abbia sempre una magliettina bianca molto aderente sotto cui fanno capolino sfacciatamente due capezzoli belli turgidi. Perché? Voglio forse infonderle una grande carica di sensualità? Insomma. La Heche è una bella donna. Carina. Non bellissima ma piacente, per carità. Una biondina con due notevoli occhi azzurri. Forse volevano rendere estremamente credibile il suo sex appeal nei confronti di un essere umano maschio, visto che negli USA tutti sanno che lei è lesbica. O almeno lo era. Adesso è sposata con un cameraman, un uomo. Sarà bisessuale? Beh, vabbè. Fatti suoi. Comunque sia… come dire, nel film doveva interpretare una donna etero. Ed essere credibile e piacente. Per cui hanno cercato di far dimenticare allo spettatore che all’epoca la protagonista era la compagna dell’anchorwoman Ellen DeGeneres. Tutti lo sapevano, del rapporto lesbo, anche perché le due, insieme, hanno riempito i magazine di gossip per molti anni. Almeno sino alla rottura della loro relazione.
Forse la cosa più bella è la recitazione sopra le righe del simpaticissimo David Schwimmer. Lo ricordate nella serie “Friends”? Era Ross, il fratello di Monica. L’ho trovato molto buffo nei panni del ragazotto debole che, un solo giorno dopo la scomparsa della sua futura moglie, per il dolore – e non solo – finisce tra le braccia – e non solo – di un’avvenente mora tutta curve (Jacqueline Obradors). Una tipa mangia-uomini e finto svampita che – guardacaso – era la ragazza del pilota che naufraga con la giornalista. Uno scambio di coppia in piena regola. O se così non è ci manca poco. Perché i due che rimangono nel villaggio turistico consumano. I due naufraghi sull’isola deserta no. Loro, puri e casti, s’innammorano, si baciano, si strusciano un po’. Ma non fanno sesso. Loro no. Loro non possono fare sesso. Loro sono i protagonisti, portatori sani di principi morali sani. L’amore è concesso. Il sesso no. Semmai lo si rimanda a dopo, quando cioè le coppie saranno ormai sfasciate. Allora l’incontro biblico sarà concesso.
Come succede spesso in film come questi, la sopravvivenza sull’isola risulta troppo semplice per essere vera. I due naufraghi ci mettono poche ore a trovare dell’acqua non salata con cui dissetarsi. Non hanno vivande con se ma trovano subito tutto il cibo di cui hanno bisogno. Non patiscono per niente la fame e la sete. In quattro e quattr’otto trovano dei fagiani, li cacciano, li arrostiscono sul fuoco vivo e li mangiano come fosse pollo. Ci fanno anche una battuta sul pollo. Tutto riesce in maniera fin troppo semplice. Gli utensili per riparare il veivolo e ripartire dall’isola li trovano immediatamente. Non si sa dove, non si sa come. Magicamente infatti appaiono seghe, seghetti, machete, ganci, leve, corde e tutto il necessario per tagliare tronchi, fusti e canne. Hanno addirittura la forza e l’ingegno per sollevare e spostare un piccolo veivolo. Arrivano addirittura a costruire una vera e propria gru con funi e carrucole. Si tratta di scene davvero ridicole.
Come se non bastasse riescono anche a cavarsela (senz’armi e con un solo canotto) contro una nave di pirati muniti di barca a motore, mitragliatori e mortaio.
Film sconsigliato a tutti. Peccato per Ford. Non credevo si fosse ridotto a girare pellicole di così bassa lega.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.