Ocean’s 13
di Steven Soderbergh (Usa, 2007)
con George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon,
Al Pacino, Bernie Mac, Casey Affleck, Scott Caan,
Elliot Gould, Shaobo Qin, Don Cheadle, Eddie Jemison, Bob Einstein,
Andy Garcia, Carl Reiner, Ellen Barkin, Vincent Cassell, Julian Sands,
Eddie Izzard, Michael Mantell, Ray Xifo, Eddie Jemison, Don McManus,
Kris Kane, Noureen DeWulf, Luis Chávez, Armen Weitzman, David Paymer
Devo essere sincero: dei tre film della saga Ocean’s il primo è il migliore. Nella mia personalissima classifica di preferenza seguono il secondo e questo terzo episodio.
Anche questa volta, comunque, Soderbergh non sbaglia. Diversi elementi rimangono pressoché impeccabili: vestiti, ambientazioni, arredamenti, lusso, gag, dinamismo, intesa tra gli attori, tutto è nel perfetto stile Ocean. Qualcosa che ormai – diciamolo – è diventato un vero e proprio brand.
Quello che non mi ha convinto è la struttura narrativa. I primi due capitoli erano stati costruiti in modo diverso: c’era la prima fase, quella in cui si capiva cosa spingeva i nostri ad agire, la seconda, quella in cui si vedeva la preparazione tecnica del colpo e la terza, quella in cui il colpo veniva realizzato.
In Ocean’s Thirteen si è preferito, invece, fare un po’ un mischione: confondere cioè le tre fasi a tal punto da far sparire la numero 1. O quasi. A film iniziato ci si ritrova quasi subito nell’azione, nello svolgimento dei fatti. Non c’è antefatto, né premessa. Si vive direttamente la fase 2, quella dell’emergenza e dei preparativi. Volendo esagare si potrebbe dire che è quasi tutto un preparativo. Anche la stessa fase finale realizzativa si riduce drasticamente dal punto di vista temporale per far spazio a quella centrale, oltremodo espansa.
Una cosa che mi è apparsa poco credibile è stato il forte legame che lega tutti i membri della squadra al moribondo Reuben. Questo particolare sentimento non era affatto emerso nei primi due episodi, ma forse si deve solo intendere come una dimostrazione di quanto sia coeso sia il sentimento di amicizia all’interno della banda.
Molto singolari, oltre che simpatici, i duetti tra Danny (George Clooney) e Rusty (Brad Pitt) in cui si scambiano battute sconsolate sulla burrascosa vita di coppia con le rispettive compagne.
Sulla recitazione dei singoli attori non mi dilungo più di tanto. Che questo sia un film corale è più che scontato. Mi si permetta, però, di far notare la grande simpatia di Elliot Gould, rafforzata dagli occhialoni grandi in stile vintage e la bravura di Casey Affleck. Appare buffissimo nelle scene in cui porta dei baffi posticci. Tutta la storia della rivolta nella fabbrica messicana è davvero uno spasso. Una piccola e divertente storia nella storia.
Vincent Cassel invece non si sa a che serve. Perché è li? Chi ce l’ha messo? Chi è il suo santo protettore ad Hollywood. Il suo è poco più che un cammeo. Molto poco funzionale alla storia. Il suo personaggio, François Toulour, aveva esaurito la sua funzione in Ocean’s 12. Perché riproporlo?
Ellen Barkin dovrebbe fare la femme fatale ma più la guardi e più ti chiedi: ma questa quanti anni ha? Dov’è che è sexy?
Al Pacino si è buttato in un film altamente commerciale i cui rischi di successo erano pari a zero. Una trovata furba che però non intacca il suo modo di recitare. Bravo. Qualsiasi ruolo gli dai lo fa bene. Come deus ex machina di uno dei casinò più grandi di Las Vegas risulta molto credibile. Soprattutto per l’abbronzatura e l’acconciatura da vecchio nababbo.
Piccola delusione anche per la grafica, che in film come questo ha un ruolo molto importante. Mi è piaciuta molto meno rispetto ai due precenti episodi. L’ho trovata davvero poco caratterizzante.
Discorso simile per la colonna sonora. David Holmes è un grande. Non dimentichiamolo. Rimane un bravissimo produttore e selezionatore di tracce per soundtrack ma questa volta ha un fatto il verso a se stesso. Si è un po’ ripetuto. Le sonorità dovevano rimarcare le atmosfere dei capitoli precendenti ma mi pare che abbia un tantino esagerato e che si sia sforzato poco con la ricerca di rarità dal passato.
Ciò detto, rimane il fatto che anche questo terzo episodio di Ocean’s è godibilissimo. Devo ammettere che al cinema io e i miei amici ci siamo divertiti molto. Era tutto un ridacchiare e darsi di gomito.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.
“Come deus ex machina di uno dei casinò più grandi di Las Vegas risulta molto credibile. Soprattutto per l’abbronzatura e l’acconciatura da vecchio nababbo.”
sì, ma Tony Renis non si batte
nero
I tuoi amici devono essere dei tipi simpatici.
Molto.