Le vite degli altri
(Das Leben der Anderen)
di Florian Henckel von Donnersmarck (Germania, 2006)
con Martina Gedeck, Ulrich Muhe,
Sebastian Koch, Ulrick Tukur, Thomas Thieme,
Ludwig Blochberger, Hans-Uwe Bauer, Volmark Kleinert
Difficilmente mi lascio convincere da qualcuno nella scelta del film ma questa volta l’ho fatto… lo lodavano tutti. E devo dire che, alla fine, mi è andata bene. Anzi, benissimo. "Le vite degli altri" è un film molto bello, recitato da grandi attori.
Su tutti spicca Ulrich Muhe nei panni di Gerd Wiesler, ossia un freddo agente della Stasi (i servizi segreti dell’ex Germania Est). Impassibile. Le sue espressioni sono da insegnare nelle scuole di recitazione. Il suo personaggio cresce pian piano, così lentamente che quasi non te ne accorgi. Più volte capita di chiederti "Ma lo sta facendo davvero? Che c’è sotto?" Il bello è che recita senza tante parole. Quelli sul grande schermo – come si dice – sono silenzi pieni. Fissa un punto, appare pensoso e comunica un migliaio di cose. Da premiare.
In particolare del film ho apprezzato le ambientazioni e l’atmosfera. Non sono mai stato nella ex DDR, nè – tantomeno – in quegli anni descritti dal film, i plumbei anni ’80, ma posso dire – nel mio piccolo – che il regista ha reso benissimo quel clima di angoscia di un popolo che si sentiva isolato, di gente sapeva che, al di là del muro, fuori dai propri confini, altri uomini vivevano una vita migliore, senza lo spauracchio dei servizi segreti. L’incubo di essere spiati dalla Stasi, di vivere sempre e continuamente sotto controllo, è palpabile. Se questo dunque era l’intento del regista devo dire che ci è riuscito benissimo.
Nota di merito per chi ha vestito e truccato Martina Gedeck. Non è una donna bellissima ma il trucco, i vestiti – e anche le luci – l’hanno resa molto affascinante e soprattutto molto credibile nei panni di una figura femminile che fa innammorare qualunque uomo abbia modo di conoscerla.
Molto valide anche le recitazioni di tutti gli altri attori, più o meno importanti ai fini della storia. Piccole tessere di un puzzle che si compone perfettamente. Meritevole la capacità con cui ogni non riesce a non andare sopra le righe. Difatti tutti i personaggi sono molto credibili. Tanto vivi nel realismo quanto morta è la loro vita.
Soggetto e sceneggiatura sono stati scritti dallo stesso regista, Florian Henckel von Donnersmarck. Questo film ha vinto il Premio Oscar 2007 come miglior film straniero e 3 European Film Awards. Non mi sono mai piaciuti i prodotti cinematografici tedeschi ma devo iniziare a ricredermi. Non è mai troppo tardi.
La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.