Faccio outing. O forse dovrei dire ‘coming out’. Ma poi non è nemmeno un segreto. Sono un CF ma non lo sapevo.

Childfree (CF) è il termine con cui,nei paesi di lingua inglese,si definiscono le persone che non desiderano e non progettano di avere figli, insomma, coloro che escludono in maniera assoluta la procreazione dalla propria vita, non sentendo il bisogno di vivere questa esperienza. La parola è nata in antitesi con childless ,il termine con cui tradizionalmente si indicano le persone prive di figli e che suggerisce, con quel suffiso -less, l’idea di una mancanza, mentre le persone che, per scelta, non hanno voluto e non vogliono procreare dei figli non sentono alcuna mancanza, ovvero alcun bisogno.

In Inghilterra e negli Stati Uniti esistono diverse associazioni e movimenti che difendono la cultura childfree e i diritti delle persone che intendono escludere in maniera assoluta la procreazione dalla propria esistenza:
www.nokidding.net 
www.kiddingaside.net 
www.ChildfreeByChoice.com 
www.Childfree.net 

A questo punto c’è bisogno di due premesse.
Sostenere la cultura childfree non significa voler convincere le persone che invece i figli li desiderano a non procreare, perché la cultura childfree si fonda proprio sul concetto che la procreazione deve essere una libera scelta fondata sugli interessi e le inclinazioni individuali.
Del resto se in una società vi sono persone che desiderano avere figli , è giusto che siano queste a continuare la specie umana. ma ,ce ne sono altre che per carattere, per interessi e stile di vita, per inclinazioni personali non hanno la disponibilità né psicologica, né materiale ad assumere il ruolo di genitore.
Purtroppo, accade spesso che persone che non hanno alcun interesse né desiderio verso la procreazione vi siano indotte da stereotipi culturali ancora diffusi come quello che la nascita di un bambino costituirebbe il coronamento, la massima realizzazione di un rapporto d’amore tra due persone, come quello ancora più insidioso che la maternità è la priorità esistenziale di qualsiasi persona di sesso femminile, quando non anche l’essenza stessa della persona di sesso femminile, sicché la donna – senza l’accessorio del figlio – è una figura incompleta, vuota, priva di senso e inutile. 

Ancora diffusa è anche l’idea che mettere al mondo un figlio risolva i problemi esistenziali o possa dare un significato e un freno ad una vita disordinata. In particolare quest’ultima concezione è forse responsabile dei danni che tanti figli hanno subito da genitori mentalmente instabili, depressi, caratterialmente deviati che hanno pensato di risolvere i propri problemi regolarizzando la propria esistenza attraverso l’opzione familistica e procreativa.

Spesso gli individui che decidono di non avere figli vengono accusati di egoismo quasi che da loro soli dipendesse la continuità della specie umana.

Le società complesse, non afflitte in maniera stringente dal problema della consistenza numerica, come potevano essere le piccole tribù delle società arcaiche, possono permettersi che una certa percentuale dei loro membri si sottragga alla funzione riproduttiva, come testimonia anche l’istituzione cristiana del monachesimo e del celibato sacerdotale.

È chiaro che la scelta di escludere totalmente la procreazione dalla propria vita resterà sempre una scelta minoritaria e, tuttavia,le persone che l’hanno fatta hanno diritto ad essere rispettate in quanto tali dalla società (senza che si tenti di negare la rilevanza della loro volontà di non procreare, assimilandola ad un capriccio passeggero) e soprattutto devono poter usufruire della possibilità di difendersi fisicamente dalla procreazione indesiderata attraverso la sterilizzazione volontaria (legatura delle tube o loro occlusione con il metodo Essure nella femmina e vasectomia nel maschio) che per queste persone è la forma di contraccezione più idonea, in quanto assicura il massimo del successo con la totale assenza di effetti avversi.
Infatti, per una persona che desidera escludere la procreazione dalla propria vita la non reversibilità del mezzo contraccettivo non è uno svantaggio, ma al contrario è qualcosa di desiderato.
Ma il problema è che, soprattutto in Italia, anche il solo dichiararsi childfree è un tabù, i rotocalchi sono pieni di bellissime "dive" ultratrentacinquenni, che con tutta evidenza hanno escluso la procreazione dalla propria vita, ma che continuano a sentirsi in dovere (ovviamente per non perdere in popolarità) di dire che desiderano un figlio e di volerlo fare non appena arriverà il momento opportuno! ma anche di molte divette (a metà "carriera" e già fallite) che vengono intervistate solo perchè sono diventate mamme (sembra quasi di intuire che sono le stesse produzioni televisive a pagargli la maternità ed i conti fino a che i figli raggiungano la maggiore età)

Nonchè gli interessi delle persone che non intendono procreare, sono misconosciuti anche dal punto di vista giuridico.

Lilla su Ok Notizie.
http://oknotizie.alice.it/info/9b1180851cfb461/childfree_ancora_un_tabu_.html