Oggi domani e dopodomani

Oggi domani e dopodomani

di Luciano Salce, Marco Ferreri, Eduardo De Filippo (Italia, 1965)
con Marcello Mastroianni, Catherine Spaak,
Lelio Luttazzi, Luciano Salce, Virna Lisi, Pamela Tiffin,  
William Berger, Luciano Bonanni, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello
  

Film in tre episodi. Ognuno dei quali diretto da un regista diverso.
Onestamente da questa commedia all’italiana mi aspettavo di più.
Mastroianni, che qui recita da protagonista in tutti gli episodi, è un grande. Pace all’anima sua. (Tra l’altro ieri ricorreva il decennale della sua morte). Le storie però sono un po’ banalotte e le trame troppo striminzite, non hanno affatto largo respiro, forse a causa della loro brevità. Cioè la necessità di dire tutto in una trentina di minuti ha finito per svilire il contenuto.
Il primo episodio, "L’uomo dai cinque palloni", è diretto da Marco Ferreri. Vigilia di Natale, Milano. Un industriale, durante un weekend chiuso in casa con la propria giovane amante, viene colto da un quesito: fino a che punto si può soffiare in un palloncino senza farlo scoppiare? La domanda lo assilerà a tal punto da rompere definitivamente con la propria donna, impazzire e suicidarsi gettandosi dal balcone.
Stupendo il cammeo di Ugo Tognazzi che interpreta un automobilista imbestialito, preoccupato esclusivamente della distruzione del tettuccio della sua auto, anziché del corpo del suicida.
Bravissima, bellissima e dolcissima Catherine Spaak nel ruolo della giovane donna che si sacrifica per il proprio uomo maturo. Anche con degli occhialoni da pentapartito degli anni ’80 risulta suisitamente simpatica. Dispiace per il quadretto che si fa dell’imprenditore milanese, trito e ritrito: un uomo che frequenta ambienti in cui tutti hanno uno status sociale non meno elevato del suo, uno che ribadisce sempre la fatica ed i sacrifici del proprio lavoro, uno che si stupisce delle abitudini del ‘popolo’ quando per caso ci si trova immerso, uno che a casa non cucina ma compra la cena da Peck (negli anni ’60 esisteva già?).
Il secondo episodio, "L’ora di punta", è tratto da un atto unico dello stesso Eduardo De Filippo. Uno scienziato italiano ma residente all’estero, candidato per il premio Nobel, torna in patria per fare un po’ di vacanza e rilassarsi un po’. Sarà ospite in casa di un suo vecchio amico d’infanzia, dove invece, i padroni di casa non fanno altro che litigare. I suoi nervi saranno messi a dura prova finche l’amico non gli mostrerà il sistema per placare le isterie di sua moglie: alcuni colpi di pistola sparati a salve verso la coniuge. Un’abitudine che, a quanto pare, si stava diffondendo rapidamente in tutto il quartiere.
Io, modestamente, ci ho intravisto una subliminale polemica nei confronti del divorzio e una falsa ironia nei confronti del maschilismo. Ma forse a volte sono un po’ troppo dietrologo.
Nel terzo episodio, quello diretto da Salce, "La moglie bionda", Michele, un modesto impiegato di banca tenta di vendersi la moglie, una bellona americana, dopo aver saputo che in Africa i principi arabi comprano donne bionde pagandole a peso d’oro. Anziché gabbare sarà gabbato. Finirà, infatti, per essere venduto da sua moglie ad un emiro omosessuale interpretato dal bravissimo Luciano Bonanni – uno di quei caratteristi che con il suo volto ha fatto storia. Io lo ricordo ancora come spalla di Nino Manfredi in "Grandi magazzini".
Le musiche sono, nell’ordine, di Teo Usuelli, Nino Rota e Luis Enrìquez Bacalov.

Le tre schede di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.