La cura del gorilla
di Carlo A. Sigon (Italia, 2006)
con Claudio Bisio, Stefania Rocca,
Ernest Borgnine, Antonio Catania,
Bebo Storti, Gigio Alberti, Gisella Sofio,
Kledi Kadiu, Fabio Camilli
Un noir, così si diceva un tempo. Adesso ci siamo abituati a chiamarli thriller o qualcosa di simile. In questo "La cura del Gorilla" ci ho visto anche un po’ di tentativi pulp – alla Tarantino per intenderci – ma piuttosto malriusciti. Peccato per il finale, che può soprendere ma sembra "appiccicato", "rimediato", uno così, messo lì giusto per sorprendere, ma senza alcuna giustificazione plausibile.
Il film si svolge tra Cremona e Milano, nei luoghi meno "hip", tra malavita, polizia, prostituzione, crimine, immigrati ecc. Il protagonista è Sandrone, detto il Gorilla (Claudio Bisio), un tizio che si aggira tra le ombre alla caccia di qualche furfante. Uscito d’ospedale, dopo due mesi di convalescenza per averle prese da un crimale, Sandrone s’imbatte in una strana giovane, tale Vera (Stefania Rocca), una che vive in casa con tre albanesi immigrati e che lavora per un’associazione umanitaria. Ci scapperà il morto. Anzi tre. Sandrone, per amore della bella (?) Vera si metterà sulle tracce dell’assassino. Particolari che rendono la storia originale: Sandrone ha una doppia personalità. Quando il dr. Jeckill che è in lui s’addorme, Mr. Hide spunta dal suo subconscio. In semplici parole, sin da piccolo soffre di disturbi della personalità: è schizzofrenico. Inoltre, durante tutta la vicenda, per soldi deve occuparsi di fare da balia ad un vecchio attore americano, venuto in Lombardia per presenziare ad un triste party organizzato da una società che vende videogame di quart’ordine.
Alla recitazione: bravissimo Bisio. Che ve lo dico a fare. Ancora una volta dimostra che non è bravo solo a far ridere la gente. Qui il suo personaggio sembra essere dannato, costretto com’è ad un’altalena di personalità tra il dolce tenebroso e il burbero violento, seppure si concede qualche momento di godibile goffaggine. Sulla Rocca non si discute. Non è più una esordiente. Da anni. Recita da professionista e non le si può dir nulla. Il buon vecchio Ernest Borgnine con questo ruolo non fa altro che prendersi in giro e perciò fa simpatia. Gli fa onore il fatto di aver accettato una parte in questa pellicola, tanto lontana dai lustrini e dalle paillettes di Hoolywood. Antonio Catania recita bene, al solito, anche se qui nè un po’ meno spassoso che negli altri suoi mille film. Buona prova anche per Gigio Alberti e Bebo Storti. Due attori – a torto – mai considerati di prim’ordine solo perché vengono dal mondo della comicità o dal cabaret.
Questo film è stato tratto dal romanzo omonimo scritto da Sandrone Dazieri
Le musiche originali sono state composte da Daniele Luppi.
Il sito ufficiale del film.
La scheda di Cinematografo.it, quella di FilmUp Leonardo e quella di MyMovies.it.
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