“Con le peggiori intenzioni”
di Alessandro Piperno
Mondadori, collana “I miti”, 304 pagine, 5 Euro
Devo ammettere che ci ho messo troppo tempo a leggere questo libro. Forse perché non è semplicissimo da digerire – diciamo così. La prosa sembra un po’ datata in alcuni casi, sopratutto per l’eccessivo uso di termini ormai desueti. Dovessi scegliere, direi che mi è piaciuta più la seconda parte del romanzo che la prima.
In poche parole, Piperno narra in queste pagine la storia di una famiglia di origini ebraiche; tre generazioni di usi e costumi borghesi nella Roma tra il XX ed il XXI secolo. Molto vivida la descrizione delle abitudini del cosiddetto ‘generone romano’, soprattuto tra i giovani sotto i venti anni sul finire degli anni’80.
Un Piperno prolisso? Forse. Probabilmente si attarda troppo su alcuni pensieri del protagonista – che poi sarebbe anche la voce narrante della storia – facendolo rimuginare a lungo sulle proprie fisime, problemi, paure, fissazioni, ecc. Insomma troppe pippe mentali diremmo noi oggi. Con cento pagine in meno forse il libro sarebbe stato più fluido da leggere.
«[…] l’attesa: togli a una cosa l’attesa e perderai il suo solo tesoro. L’attesa è Dio. Non esiste altro Dio al di là dell’attesa. L’attesa spiega tutto: perché andiamo avanti. Perché non anneghiamo. Perché ci lasciamo sedurre da ciò che di per sé non è secucente. L’attesa è l’unica passione della vita».
La scheda di Bol Italia e quella di Internet Bookshop.
con cento pagine in meno non sarebbe il gioello che è.
Con cento pagine in meno lo leggeresti prima questo romanzo. Andrebbe giù con più facilità . Io comunque non parlerei di gioiello, nonostante sia ben scritto. E’ il lessico che non mi convince. Davvero sembra ideato e realizzato circa 50 anni fa.
>>Davvero sembra ideato e realizzato circa 50 anni fa.
perché, è un difetto?
:-))))))
Forse. Se lo pubblichi nel 2005. :D
Leggendolo adesso, ti sei perso tutte le polemiche di un anno fa.
Comunque non è scrittura datata: è una scelta ben precisa, visto che fa riferimento a Proust. Parte del gusto della lettura sta anche nella lingua.
V.
Delle polemiche legate alla promozione del libro stesso non mi importa.
Parte del gusto della lettura sta anche nella lingua. Appunto.
Sulle polemiche, d’accordissimo. Bisognerebbe sempre leggere i libri almeno un anno dopo la loro uscita, anche se purtroppo stanno diventando merce deperibile e dopo sei mesi si fa fatica a trovarli (tranne quelli che finiscono nei Miti…).
Sulla lingua, a me era piaciuto per quello. Tranne che mi ha un po’ annoiato la seconda parte.
A me invece la seconda è piaciuta più della prima. Il ritratto di Bepi è tracciato benissimo ma dopo una ventina di pagine (solo a lui dedicate) viene un po’ a noia. :D