Sarah
di J. T. Leroy
Fazi Editore, 2001 – 189 pagg. – 8 Euro
Romanzo interessate. Prende, incuriosisce… non ci si riesce a staccare dalle pagine. Eppure mi aspettavo qualcosa di meglio. Sarà che sono appena uscito dal tunnel “Palahniuk” ma dal romanzo mi aspettavo qualcosa di più. Il linguaggio, ad esempio, non è poi così innovativo o scabroso; non va di pari passo con la storia, più che altro è spesso ingenuo, per adattarsi alla voce-narrante (che poi sarebbe lo stesso protagonista della vicenda). La trama è semplice ma originale. Storia di prostitute e di un bimbo che vive e cresce tra esse, coccolato da alcune e sfruttato da altre, in un ambiente in cui papponi sono l’epicentro del mondo. In “Sarah” si trova l’America delle “lucertole da parcheggio” del West Virginia, l’America che c’è ma non si vede, senza lustrini e piena di ipocrisie. Leggendo pensi allo stesso Leroy, alla sua vita. Che il romanzo sia autobiografico lo capisci subito. Dai particolari, dalla crudezza e semplicità con cui le scene vengono descritte. Chi scrive ha vissuto tutto (o quasi); chi scrive sa perchè lo ha visto e lo ha provato sulla sua pelle; chi scrive racconta così come ha toccato con mano (e non solo). Sullo sfondo di tutto un’infanzia anomala, un rapporto madre-figlio che porta quest’ultimo a desiderare una totale identificazione col suo altro significativo (Sarah sua madre, appunto).
Non un capolavoro ma qualcosa di innovativo. Da leggere.
Qui la scheda di Internet Bookshop Italia e di Fazi Editore