Amp Fiddler Montreux Jazz 2004
Amp Fiddler (Montreux Jazz, 2004)
Fonte: montreuxjazz.com

 

AMP FIDDLER live in Rome

Music Pollination Week
Domenica 14 Novembre 2004
Mtv Night Event: Amp Fiddler + Oi Va Voi + Meg + Alessio Bertallot
c/o Qube – via di Portonaccio 212, Roma

Serata decisamente gradevole.
Arrivati sul posto, col fido Zapru, ci siamo chiesti come mai il locale sembrasse deserto. Pochi tizi solitari all’ingresso e parcheggio “relativamente” semplice sotto il ponte di Portonaccio.
Si entra. Una ragazzina ingenua chiede al bodygurad sull’uscio se fosse confermata la presenza del nostro (mr. Amp Fiddler). Mi meraviglio di come questo losco figuro abbia dato una risposta affermativa già dopo la seconda richiesta. Di sicuro credo che non abbia avuto la minima cognizione del nome degli ospiti presenti.
Ad ogni modo ci si dice che la seratà è al piano superiore. Si sale. La sala non è gremita. Ad un primo acchitto sembra più alto il numero delle casse, che dei presenti. Mi sbaglio. Molti, i più interessati, sono rintanati sotto le assi del palco.
Giusto il tempo di sistemare il giaccone stiloso dello Zap, di una pisciatina, di una birra al bar (stranamente tranquillo) e il concerto prende il via. Ci sistemiamo nella posione migliore per godere di tutta la musica che l’artista sta per regalarci (l’ingresso, tra le altre cose, era gratutito).
Siamo a circa 8/10 metri dal palco, in posizione centralissima. Davanti a noi non ci sono tante teste, perciò godiamo dello spazio sufficiente per muoverci al ritmo di quello che posso permettermi di chiamare nu-funk, nu-soul, re-acid jazz… o più semplicemente Amp Fiddler’s sound!
La formazione prevede (da sinistra a destra per chi guarda): 2 coriste dalla voce eccellente, un tastierista munito di 2 tastiere elettroniche, Amp Fiddler in qualità di cantante/tastierista (anch’esso munito di 2 testiere rosse), un bassista funambolo del suo strumento e un batterista.
In apertura di concerto, quando il primo brano inizia, Fiddler non è ancora in scena. Dopo un solo minuto, però, fa la sua entrata super-styling con maxi-occhiale “da moscone” e abitino sixties molto stretto, bianco ma dalle mille righe beige. Sul secondo brano è già in maniche di camicia marrone – anch’essa sixties – con colletto alla “Sandro Ciotti” e apertura sul petto.
Il signor Fiddler gigioneggia, scherza, canta, ammicca e dirige i suoi compari sul palco. È tutto uno spettacolo: dalla prima nota all’ultima. Il concerto sarà durato un’oretta circa. Come da buona tradizione, in ogni brano dà spazio ai vari componenti, al fine di permettrgli di esibirsi in assoli e virtuosismi. Egli stesso se ne riserva alcuni in diversi brani.
Toccanti gli assoli accappella delle vocalist. Potentissimo il primo, quello della vocalist “in carne”, più sexy ed affascinate il secondo, quello della vocalist riccioluta. Anche il bassista ci ha tenuto a mostrare la potenza dell sue corde vocali. Verso la fine, infatti, si è cimentato in una parte “stop & go” dove il suo timbro acutissimo ha inframezzato alcuni stacchi molto funk. Le sue sono state urla che hanno attizzato il pubblico (sempre non-pagante).
Da segnalare anche il colpo di rullante del batterista – davvero molto secco, la base campionata ma essenzialmente ritmica che arricchiva ogni pezzo e gli occhi spiritati del tastierista. In che dimensione fosse, lui solo lo sa! Interessanti anche le acconciature afro – e tra loro molto simili – del bassista, di Amp Fiddler e di una delle due coriste, il turbante del tastierista e il corpetto in stile sadomaso dell’altra corista.
Per quanto riguarda l’elemento centrale della serata, ossia la musica, mi basta dire che era difficile stare fermi. Non si trattava solo della “ballabilità” dei brani. Nelle note c’era qualcosa di più: la vecchia ma imperitura anima “soul”, i suoni funky del basso “wawa”, l’abbigliamento e le acconciature da “Blaxploitation”, la grinta dei musicisti, le voci potenti e suadenti, la professionalità nel loro essere entertainer(s).
Mi spiace davvero per chi non c’era: Soprattutto per Nero, Elianto, Pepponzo, Coletta e Pitosforo.
Incontrati nella folla: il Franz alpinista e il Mancio regista. Il primo ci ha raccontato dei suoi corsi culinari, il secondo si aggirava con la sua telecamerina hi-tech, producendo materiale audiovisivo “vuoto a pedere” per la stessa tv organizzatrice dell’evento.
Meg: non pervenuta. Si è esibita prima che il sottoscitto arrivasse nel locale. Pare che gli organizzatori abbiano dovuto anticipare la sua performance.
Oi Va Voi: un miscuglio indefinibile di breakbeat, violino tzigano, atmosfere nomadi (o balcaniche) e lamentose nènie. Niente di indispensabile.
Bertallot: peccato essersi persi la sua perfomance dietro i piatti. Sarà per la prossima volta che passa per la Capitale. Ma perché poi il dj-set nelle scalette dei concerti o dei mini-festival viene sempre posizionato alla fine? Questione di priorità? Di status? Di dignità? O di cosa? L’Alessio avrebbero potuto farlo giocare con i giradischi nelle lunghissime pause tra un’esibizione e l’altra. I ragazzi del sound-system imparino ad essere più lesti o ci diano almeno delle “good vibrations”.