Il Riformista, i Radicali e Luca Sofri

La voglia matta di votare Emma

Perché non votare per Emma? Già, perché? Se si guarda ai contenuti, è difficile negare che sull’Iraq, sull’idea di un Occidente che non chiude gli occhi di fronte alla violazione dei diritti umani di chi occidentale non è, sulla democratizzazione dell’Islam, sulla ricerca scientifica, sull’accrescimento di tutti gli spazi di libertà dell’individuo, sia esso cittadino di fronte alla legge o consumatore di fronte al mercato, i radicali sostengano posizioni squisitamente riformiste. Non perché moderate (il riformismo non è moderato) ma perché modernizzatrici, ardite, tese a cambiare le cose. E allora perché non votarli?
L’ostacolo maggiore è la sensazione di irrilevanza politica cui i radicali stessi sembrano essersi felicemente consegnati. L’Italia non vive una condizione politica di normalità. Ogni elezione è un giudizio di dio, e quelle europee non lo sono certo meno di altre. Ci avessero detto i radicali come intendono usare politicamente i loro voti (oltre che per condurre le loro sacrosanti battaglie in Europa e nel mondo, oltre che per denunciare la congiura del silenzio della Rai, oltre che per continuare a vivere, il che non è poco); ci avessero detto se si propongono di trasformare il centrodestra in una coalizione liberale, magari mettendosi al posto di qualcun altro che liberale davvero non è; o se si propongono di portare la loro cultura nel centrosinistra, fertilizzandone le aridità post-comuniste e post-democristiane. Ci avessero detto una qualsiasi di queste cose, uno saprebbe come verrebbe speso il suo voto, e l’affinità di programmi sarebbe anche adesione a un progetto. Ma non ce lo dicono. Così possiamo leggere splendide interviste di Emma Bonino, che riecheggiano una sinistra liberale che in Italia non ha cittadinanza. In Italia non è di sinistra dire ciò che un liberal come Michael Walzer, uno dei filosofi più autorevoli d’America, diceva ieri al Corriere: «Andarsene sarebbe una tragedia per il mondo, non credo che possiamo farlo, può anche succedere che a un certo punto restare sia peggio che andarsene, ma non possiamo nemmeno immaginare una cosa del genere… Invece di rifiutarsi di mandare in ogni caso i soldati, come fa il Cancelliere Schroeder, o ritirarsi, come fanno gli spagnoli, gli europei avrebbero dovuto organizzare una presenza più ampia di paesi in Iraq, con un ruolo forte dell’Onu». Ma questa sinistra possiamo solo leggerla, in Italia. E di questo ci dispiace non poco.
(editoriale de “Il Riformista”, Martedì 25 Maggio 2004)

Radicali Liberi

Ho parlato con una persona di sinistra – di sinistra vera, quelli perbene – che aveva molto apprezzato l’editoriale del Riformista su Emma Bonino. Il senso dell’articolo era che se dobbiamo stare alle cose concrete, alle posizioni su questo e quello, all’impegno, la sinistra riformista dovrebbe sentirsi vicina ai radicali più che a qualsiasi altro partito politcio, e ad Emma Bonino più che ai leader del centrosinistra.Ma – c’è un ma – è la scarsa chiarezza dei radicali su con chi vogliono combattere le loro battaglie, e la loro leggerezza nell’avvicinarsi sventatamente e ingenuamente al centrodestra, a trattenere quelli del Riformista dal lasciarsi convincere. Vogliono sapere da che parte stanno, i radicali, prima di decidere di stare con loro.Anche la persona con cui ho parlato era della stessa opinione, ed era ulteriormente infastidita dal tic radicale di scontrarsi sempre con maggior bellicosità con gli interlocutori di sinistra, che non con quelli di destra. Beh, capita anche a me, ho obiettato io: “ma tu almeno dici da che parte stai: dici che sei di sinistra e quindi te la prendi con quelli di sinistra che secondo te si comportano in modi poco di sinistra. Ma loro pretendono di stare terzi, ma in realtà aggrediscono solo la sinistra”.Che è vero, in effetti. Un mio amico radicale dice semplificando che a destra non c’è nessuno con cui discutere seriamente né di genetica, né di politica estera, e nemmeno di liberismo economico: lo stesso Benedetto Della Vedova, radicale liberista integrale, dice di trovare gente più preparata sulla materia nel centrosinistra. Mentre il discorso si inverte se si guarda alle cose concrete: la sinistra scarica pregiudizialmente tutte le cose che i radicali affrontano con competenza, pretendendo di saperle fare meglio, mentre il centrodestra di quando in quando ha offerto loro – con grande moderazione, certo – una sponda, un ruolo, un incarico. Si pensi a Emma Bonino. E si veda per ultima la raccolta di firme autonoma di Repubblica sulla fecondazione assistita, piuttosto che sostenere il referendum radicale.Ma in conclusione mi tengo un dubbio sulla giustezza del ragionamento stesso del Riformista: con le cose italiana devastate dalla logica delle curve, dello stare di qua o di là, dell’irrilevanza delle cose concrete a fronte delle appartenenze, della “logica del bipolarismo” portata a paradossale autolesionismo, che ci sia qualcuno che decide da che parte stare solo in base agli impegni e alle singole questioni, mi pare cosa buona e giusta.
(articolo di Luca Sofri sul blog
“Quattro e un quarto” di Martedì 31 Maggio 2004)