Modificato il sistema di finanziamento pubblico delle pellicole

Cinema: approvata la riforma, via libera agli spot
Il consiglio dei ministri vara il decreto legislativo che riforma la cinematografia: nei film italiani sì alla pubblicità «nascosta»
 (da www.corriere.it  –  16/01/04)
ROMA – Ricordate la mitica Aston Martin di James Bond alias 007, poi diventata con il passare dei tempi una brillante Bmw? O Wilson pallone da pallavolo dell’omonima marca compagno di avventure di Tom Hanks in Cast Away?
Sono alcuni dei più celebri esempi di «product placement» ovvero pubblicità cinematografica occulta, ma non troppo, più semplicemente quella di prodotti inseriti organicamente all’interno della trama di un film. Una pratica che fino ad oggi era proibita all’interno dei film prodotti in Italia, ma che tra breve grazie all’approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legislativo varato dal ministro Urbani che riforma il finanziamento pubblico del settore cinematografico potrà di nuovo ritornare legittimamente sulle pellicole made in Italy.

LA RIFORMA – La riforma Urbani, oltre ad accorpare in un testo unico l’intera disciplina sull’industria cinematografica, introduce un nuovo sistema di valutazione per l’accesso ai finanziamenti pubblici. Si tratta, spiega una nota del Ministero per i Beni Culturali, del cosiddetto “reference system”, un sistema che «supporterà le tradizionali commissioni nella scelta dei soggetti e dei progetti meritevoli di finanziamento, privilegiando chi nel recente passato ha prodotto cinema di qualità e cinema capace di catalizzare l’attenzione del pubblico». Ciascun progetto verrà ora valutato anche tenendo conto del curriculum del produttore e del cast. «Questa passaggio – ha dichiarato il ministro Urbani – non serve a favorire, come qualcuno temeva, i produttori più ricchi, che evidentemente hanno già avuto dal mercato il proprio riconoscimento. Piuttosto serve ad agevolare i produttori più solidi dal punto di vista artistico». Nelle intenzioni del governo, il sistema di “reference” dovrebbe servire a limitare le possibili ingerenze della politica in fatto di finanziamento, “contrapponendo a possibili pregiudiziali di tipo ideologico l’oggettività del curriculum professionale di chi opera nel cinema”. Il decreto legislativo, fra le altre novità, introduce nel sistema italiano anche il “product placement”, ovvero la possibilità di utilizzare marchi commerciali all’interno del film, ottenendo in cambio introiti pubblicitari. Una pratica finora vietata in Italia ma consentita all’estero. “Questo significa – spiegano dal Ministero – che attualmente l’80% dei film visionati dagli spettatori italiani contiene “product placement”, ovvero messaggi pubblicitari inseriti nei film di importazione. Da qui il molteplice danno per il consumatore, per l’industria privata e per la produzione cinematografica italiana».