Dedicata a Henry e Zapru
Il cinema d’essai – 21/05/03
Da pochi giorni ha avuto inizio il Festival di Cannes , e quando si parla di cinema d’Oltralpe , non si può non far riferimento al cinema d’autore , genere nel quale i francesi sono considerati dei veri e propri maestri.
Ora, io non so come siano in Francia i luoghi destinati alla proiezione di questi film, ma in Italia, i cinema che li ospitano , hanno delle caratteristiche inconfondibili ed immutabili nel tempo.
Vi trovate inequivocabilmente in un cinema denominato “d’essai†se individuate i seguenti elementi:
il cinema d’essai non è mai situato in una zona centrale ,
ma è sempre ubicato in una via borghese e periferica intitolata a personaggi di cui ignorava l’identità anche il toponomasta, quali alpini bergamaschi morti nel primo conflitto mondiale o speleologi marchigiani responsabili della scoperta di una falda acquifera nelle Grotte di Frasassi.
Questa via è solitamente ad alta densità abitativa, per cui parcheggiare è un’impresa piuttosto ardua.
Una coppia di Monterotondo che si era recata al Politecnico Arcobaleno per assistere alla proiezione di “Film blu†di Kieslowski, ha trovato parcheggio dopo tanti di quei tentativi che quando è andata a fare il biglietto, il cinema
era stato ormai convertito in una ricevitoria del Lotto.
Il cinema d’essai non è mai su strada.
E’ generalmente situato in un atrio condominiale tanto che spesso, per accedervi, bisogna attraversare il corridoio
dell’appartamento del portinaio con l’obbligo di indossare le pattine e restituirle alla biglietteria.
Per via dello scarso afflusso di pubblico, non di rado il cassiere inganna il tempo finendo di colorare con i pennarelli un disegno del figlio e il titolare del cinema, in almeno un caso su due, durante le amministrative è
anche presidente di seggio.
Il bar del cinema d’essai è fornito esclusivamente di
arachidi, patatine stick e bibite ormai cadute nel dimenticatoio quali le bottigliette di chinotto Neri servite alla stessa temperatura di una zuppa di farro.
Il pavimento è il tipico e tristissimo “granito da sala parrocchiale†.
Nelle bacheche all’ingresso sono pubblicizzate appassionanti tavole rotonde su temi stimolanti
quali “L’uso della presa diretta tra i cineasti bulgari†o “Retrospettive sulla teoria e prassi musicale nel cinema muto estone†che si svolgono sempre in orari comodi quali dalle sette alle otto del mattino.
Per essere davvero certi di trovarvi in un cinema d’essai dovete riscontrare inoltre i seguenti elementi:
in sala devono esserci al massimo sette persone
distribuite a macchia di leopardo.
Il regista del film che vi accingete a vedere ha quasi sempre un nome che potrebbe sembrare quello di un samurai.
Il titolo del film in lingua originale deve contenere un minimo di quindici consonanti con una netta prevalenza di kappa e al massimo una vocale che generalmente è la U.
Tra una battuta di un interprete
e la risposta dell’altro passa il tempo necessario per iniziare e portare a termine una gravidanza .
Il pubblico rimane in sala a leggere tutti i titoli di coda compresi quelli che riportano il segno zodiacale dell’assistente al trucco e il numero delle diottrie dell’occhio sinistro dell’attrice non protagonista.
Ed infine , avrete la matematica certezza di trovarvi nel mitico cinema d’essai, se al posto degli avveniristici effetti sonori del Dolby Surround, udirete, attraverso la parete destra il rumore della bocciofila “la Romanina†e attraverso quella sinistra il tintinnare dei piatti della mensa dei ferrovieri.
(dal Pensatoio di Selvaggia Lucarelli)
Stupendo!