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The Darkest Hour

22 Dicembre 2018 14:00 / Leave a Comment / Smeerch

L'ora più buia

L’ora più buia
(Darkest Hour)
di Joe Wright (Regno Unito, 2017)
con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James,
Ben Mendelsohn, Stephen Dillane, Ronald Pickup,
Samuel West, David Schofield, David Strathairn,
Adrian Rawlins, Charley Palmer Rothwell, Nicholas Jones

Biopic decisamente riuscito.
Un film potente, non solo perché racconta la storia di un grande uomo (Winston Churchill) in un momento di fondamentale importanza per la storia dell’Europa, ma anche perché è interpretato da un Attore con la A maiuscola, un vero bastione del Cinema anglosassone – e mondiale: Gary Oldman. Che per questo ruolo ha appunto vinto l’Oscar, il Golden Globe e il British Academy Film Awards come migliore attore. Triplete.
A tinte fosche – oltre il titolo e il soggetto del film – anche la fotografia, curata da Sarah Greenwood.

Guardatelo, anche se non andate pazzi per i film storici. Guardatelo in lingua originale, se potete: non ve ne pentirete.

La locandina originale.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adrian Rawlins, Ben Mendelsohn, biopic, cast, Charley Palmer Rothwell, cinema, Darkest Hour, David Schofield, David Strathairn, film, Gary Oldman, Inghilterra, Joe Wright, Kristin Scott Thomas, L'ora più buia, Lily James, Nicholas Jones, pellicola, recensione, regia, regista, Ronald Pickup, Samuel West, scheda, Seconda Guerra Mondiale, Stephen Dillane, The Darkest Hour, Uk

The Party

9 Marzo 2018 14:37 / Leave a Comment / Smeerch

The Party

The Party
di Sally Potter (Gran Bretagna, 2017)
con Kristin Scott Thomas, Patricia Clarkson, Bruno Ganz,
Timothy Spall, Emily Mortimer, Cillian Murphy, Cherry Jones

Commedia inglese dall’impianto teatrale. Base di humor nero mescolata a satira sociale e a un pizzico di slapstick. Tutto “indoor”. Sette validissimi attori messi a recitare in un appartamento, spazio non proprio angusto, ma assimilabile – in questo caso – al palco di un teatro.
Siamo insomma dalle parti di “Carnage”, anche se questa produzione inglese mi sembra un paio di gradini sotto l’opera di Polanski.

Janet – una signora over-50 dell’upper class inglese labour – chiama a raccolta nel suo appartamento pochi intimi amici per una cena in piedi (the party, appunto), durante la quale festeggiare un importantissimo traguardo: il suo partito l’ha promossa a Ministro (ombra) della salute.
La serata, che si preannuncia tranquila e gioiosa, sarà invece un bagno di sangue, fatto di annunci bomba, rivelazioni difficil da mandar giù e violentissime rese dei conti.
In questa specie di incontro/scontro emergeranno, infatti, rancori, ipocrisie, gelosie, invidie, inimicizie, opportunismo e tradimenti.
In alcuni passaggi troviamo sotto accusa il mondo radical-chic, la cosiddetta borghesia di sinistra, che si sente spesso la “crème della società”, ma che in momenti di crisi – panico puro dovuto a problemi personali – non riesce a nascondere una mentalità gretta ed egoista, né a reprimere i propri violenti istinti.

A Kristin Scott Thomas l’onore di recitare nel ruolo della protagonista Janet; interpretazione valida, senza sbavature ma di certo non la migliore del film. Forse la commedia non è proprio la sua “cup of tea”.
Eccelso Timothy Spall nella parte di Bill, il marito di Janet: un anziano professore che per gran parte del tempo se ne sta affossato in una poltrona con lo sguardo catatonico. Applausoni alla sua performance.
Bruno Ganz interpreta Gottfried, una specie di anziano santone di origini tedesche, che parla per frasi fatte e predica la medicina non tradizionale, la meditazione, la pacificazione come cura di tutto. Probabilmente è il personaggio che fa più sorridere.
Sua moglie, l’arcigna April, ha le fattezze (sempre fascinose) della platinata Patricia Clarkson. Come stronza linguacciuta funziona alla perfezione.
Cherry Jones ed Emily Mortimer formano una coppia gay: rispettivamente Martha & Jinny. L’una è una professoressa ultracinquantenne, l’altra è la sua devota e gelosissima allieva (incinta di tre gemelli).
Emily Mortimer è la MacKenzie McHale della notevole serie tv “Newsroom”, mentre Cherry Jones l’abbiamo vista per pochissimi minuti sul grande schermo in “Ocean’s Twelve” nei panni della madre di Linus Caldwell/Matt Damon.
Al valido Cillian Murphy hanno assegnato la parte di un giovane cocainomane in giacca e cravatta che si occupa di alta finanza; un ruolo stereotipato, certo, ma che non risparmia sorprese e ilarità.

Nota tecnico-stilistica: il film è interamente girato in bianco e nero.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: black humor, Bruno Ganz, cast, Cherry Jones, Cillian Murphy, cinema, commedia, critica, Emily Mortimer, film, indoor, Kristin Scott Thomas, Patricia Clarkson, pellicola, recensione, regia, regista, Sally Potter, scheda, teatro, The Party, Timothy Spall, Uk

Quattro matrimoni e un funerale

13 Ottobre 2016 00:01 / Leave a Comment / Smeerch

Quattro matrimoni e un funerale

Quattro matrimoni e un funerale
(Four Weddings and a Funeral)

di Mike Newell (Gran Bretagna, 1994)
con Hugh Grant, Andie MacDowell, James Fleet,
Simon Callow, David Bower, Kristin Scott Thomas,
John Hannah, Charlotte Coleman, Rowan Atkinson,
Anna Chancellor, Sophie Thompson, David Haig,
Corin Redgrave Timothy Walker, Sara Crowe, Robin McCaffrey

Perché ho atteso 23 anni per vedere questo film? Mah, non saprei. Forse avevo altre cose più interessanti da vedere prima, pellicole che mi interessavano maggiormente.
Comunque è innegabile che questa commedia sia un cult, tante ragazze la trovano molto divertente e la rivedono volentieri, anche diverse volte.

Inghilterra, primi anni ’90. Charles è uno scapolone ultra-trentenne che passa da una ragazza all’altra senza grande convizione. Ha fatto soffrire diverse donne ma sembra non curarsene più di tanto.
Un giorno, durante il matrimonio di un suo amico, incontra una bella mora e se innammora. La ragazza (Carrie) è un’americana decisamente affascinate e un po’ posh che lo tratta con una certa sufficienza: lo seduce la sera stessa e lo abbandona il mattino seguente. Dopo qualche mese Charles scopre che Carrie ha deciso di sposare un vecchio scozzese molto facoltoso. Costretto a partecipare al suo matrimonio, per non fare la figura del gelosone rancoroso, la vedrà andare all’altare con un uomo non adatto per lei, un uomo che non potrà mai amarla quanto lui sarebbe in grado di amarla.
Quasi per ripicca, di rimbalzo e senza convinzione, Charles deciderà di rimettersi con Henrietta – una sua vecchia fiamma, alquanto instabile psichicamente – e di sposarla.
Il sentimento tra Charles e Carrie è comunque ancora molto forte, striscia sotterraneo e riaffiora il giorno del matrimonio di Charles, quando lui lascia Henrietta sull’altare – giusto un momento prima del “Sì” – e lei riappare dichiarandosi ormai separata da suo marito.

Hugh Grant ha i soliti occhi da pesce lesso, ma quel pesce lesso che piace a milioni di donne. Apprezzato dunque più per il suo bell’aspetto, che per le doti recitative, l’attore sfruttò la notorietà di questo film come vero trampolino per il successo. Nel 1995 vinse anche un Golden Globe come “Miglior attore in un film commedia o musicale”.
Anche per Andie MacDowell questo film significò tanta popolarità. Divenne persino testimonial di un brand di cosmetici. Ad essere sinceri, però, non ha recitato poi in milioni di altre pellicole di successo.
A Simon Callow la parte di Gareth, un simpaticissimo e brillante omosessuale (un po’ più anziano rispetto al resto della comitiva).
Il brano John Hannah, che qualche anno dopo apprezzeremo in “Sliding Doors”, interpreta Matthew, il giovane fidanzato di Gareth.
Kristin Scott Thomas è un’elegante, sofisticata e misteriosa (più o meno giovane) donna, segretamente innamorata del protagonista.
Charlotte Coleman interpreta Scarlett, la coinquilina di Charles: una ragazza piccoletta, cialtrona e briosa, che fa da damigella nel primo dei matrimoni.
Rowan Atkinson, noto ai più per aver impersonato per anni Mr. Bean, qui recita la parte di un prete pasticcione che ha difficoltà nel leggere agli sposi le promesse di matrimonio.

Nota autoriale: il soggetto e la sceneggiatura del film sono di Richard Curtis.
Nota da box office: al botteghino “Quattro matrimoni e un funerale pellicola” ha incassato 244 milioni di $, diventando il primo film britannico per incassi di sempre.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia.it, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adam Bousdoukos, Andie MacDowell, Anna Chancellor, anni '90, cast, Charlotte Coleman, commedia, Corin Redgrave Timothy Walker, David Bower, David Haig, film, Four Weddings and a Funeral, Hugh Grant, James Fleet, John Hannah, Kristin Scott Thomas, Mike Newell, pellicola, Quattro matrimoni e un funerale, recensione, regia, regista, Robin McCaffrey, Rowan Atkinson, Sara Crowe, scheda, Simon Callow, Sophie Thompson, Uk

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