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Moschettieri del Re – La penultima missione

4 Gennaio 2019 11:15 / Leave a Comment / Smeerch

Moschettieri del re - La penultima missione

Moschettieri del Re – La penultima missione
di Giovanni Veronesi (Italia, 2018)
con Rocco Papaleo, Pierfrancesco Favino, Sergio Rubini,
Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Matilde Gioli,
Alessandro Haber, Valeria Solarino, Giulia Bevilacqua,
Lele Vannoli, Marco Todisco, Luis Molteni

Chi sono i Moschettieri lo sappiamo già, il Cinema ha più e più volte raccontato le gesta di questi eroi con il fioretto nella fondina. Dunque non c’è molto di originale nel soggetto. Veronesi prende comunque spunto dal romanzo di Dumas e mettere in piedi una commedia picaresca in costume. Picaresco in quanto avventuroso, anche se di avventuroso qui c’è ben poco. Ciò che interessa veramente al regista è creare un commedia, cioè far ridere – sic e simpliciter – e per farlo sceglie la strada più semplice: prende 4 attori – bravissimi – che riescono simpatici allo spettatore anche quando stanno zitti e li mette insieme; li porta sul grande schermo e gli da un po’ di buon testo su cui gigioneggiare. Intendiamoci: le battute simpatiche ci stanno, son stati scritti dialoghi decenti, i personaggi sono costruiti abbastanza bene, con una loro personalità alquanto definita, ma purtroppo non c’è altro. Si ride, meglio: si sorride per il dileggio che ciascun moschettiere fa dell’altro (e di se stesso) ma non si riesce ad andare oltre. Lo spettatore non empatizza, non scopre nulla di nuovo, non si sorprende.
Le avventure dei 4 protagonisti al servizio della Regina di Francia prendono il via dal ricongiungimento della “banda”. I Moschettieri di questo film sono in realtà degli ex: 4 signori sulla cinquantina che non si vedono da 30 anni circa ma che da giovani hanno combattutto insieme, fianco a fianco, e stretto un’amicizia profonda che li lega l’uno all’altro, al di là delle personali sorti. Dopo essersi ritrovati, accettano una missione segreta assegnata loro dalla regina Anna D’Austria e partono. Durante il viaggio dovranno combattere contro diversi nemici, tra cui mercenari, spie, traditori e Ugnotti ma soprattutto avranno modo di riprendere le fila della loro amicizia, approfondire il loro rapporto e arrivare persino a rimettere in discussione le ragioni per cui hanno intrapreso quella strada, toccando temi quali l’eroismo, la vendetta, la giustizia, il pentimento, la redenzione, la pietas umana, ecc.

Favino interpreta D’Artagnan: un uomo robusto e fascinoso in grado di sedurre qualsiasi donna (pure la Regina è palesemente cotta di lui). La simpatia che emana deriva principalmente dal suo buffo linguaggio – un italiano molto improbabile connnotato da un forte accento francese – dalla sua testardaggine e da frequenti episodi di ottusità.
Per Papaleo è stato scelto il ruolo di Athos: una specie di cantore bisessuale, un tipo malaticcio, non molto robusto, ma tutto d’un pezzo, che cerca di godersi la vita finché può. Dagli altri è definito “il capo”. Fa sorridere perché nei momenti in cui si infervora maggiormente tira fuori un goffo accento lucano e perché ha serie difficoltà nel ricordare le parole d’ordine.
Porthos ha il volto – segnato – di Valerio Mastandrea; tra i quattro è quello che sembra essere messo peggio: magro, praticamente deperito, vestito di stracci, col barbone canuto incolto e coi capelli grigi, sporchi, lunghi, disordinati. Inizialmente ubriaco da mattina a sera, non si fa però pregare più di tanto nel momento di tornare in servizio. Quando la Regina chiama, Porthos risponde. Eppure si porta dietro sempre un’aria tetra, segue i compagni ma mugugna spesso, recrimina. Non le manda mai a dire. Tra tutti è forse quello con l’umorismo dal tono maggiormente sarcastico.
Sergio Rubini è Aramis: uno scommettitore incallito che si è rifugiato in convento per sfuggire ai creditori. L’aver trovato Dio lo ha reso una persona più riflessiva, meno vendicativa e meno violenta. Almeno così sembra. Anche in questo caso la simpatia scaturisce da alcune frasi pronunciate dall’attore con forte accento dialettale (pugliese). Anche se tutto ciò è ovviamente incongruente con la storia dei 4 cavalieri francesi, sul pubblico italiano ha una certa presa, anzi funziona proprio bene, almeno a sentire le fragorose risate in sala.
Altra incogruenza (più o meno perdonabile): i boschi, le valli e le colline che attraversano questi avventurieri non sembrano molto francesi. Ricordano più la Murgia e/o il pre-appennino italiano. D’altronde il film è stato girato tra la Basilicata e la Puglia. La campagna piena di ulivi e le rocce tufacee dei monti non mentono.
Margherita Buy la vediamo nei panni della Regina Anna d’Austria, madre alcolista del giovane Re Luigi XIV: una donnetta che teme le pericolose trame del potente cardinale Mazzarino. La scelta di cast è buona, però – a dirla tutta – la commedia non è propriamente nelle corde di questa attrice.
Matilde Gioli invece è buffissima nella parte dell’ancella, ossia dell’assistente personale della Regina: una ragazza molto bella ma anche molto linguacciuta e sprovvedduta. Con il suo sguardo magnetico – e l’aiuto di un buon profumo – riuscità a sedurre il bel D’Artagnan. In un paio di occasioni sarà mandata allo sbaraglio dalla regnante, sul dorso di un indomito cavallo, alla ricerca dei Moschettieri.
Alessandro Haber è lo spietato Cardinale Mazzarino. Perfetto nella parte, come al solito, non calca la mano ma riesce ad essere credibile come vile prelato che trama nell’ombra, alle spalle della Regina, uomo spregevole nell’animo che usa uomini e donne senza remore per raggiungere i suoi laidi scopi; i panni purpurei da cardinale gli conferiscono anche un’aria un po’ buffa.
A Valeria Solarino hanno assegnato il ruolo di Cicognac: una giovane venditrice di cavalli che si finge uomo e che trama contro gli Ugonotti. Sarà la spia di cui si serviranno i Moschettieri per arrivare al loro obiettivo.
Giulia Bevilacqua interpreta Milady: un’ex prostituta, protetta da Mazzarino, che attenta alla vita dei protagonisti facendo leva sulle sue doti da seduttrice. Spiace dirlo ma per questo ruolo serviva decisamente un’attrice con maggior allure da femme fatale.
Lele Vannoli, ai più noto come Superlello, è magnifico nei panni del Servo muto: un tizio altissimo e robusto – ma privo di parola – che fa da fedele servitore ai 4 condottieri. Sua caratteristica peculiare: avere una soglia altissima per il dolore.
Per Luis Molteni la parte di uno scienziato/tecnico di corte che fornisce i Moschettieri dell’equipaggiamento necessario per la nuova missione – in pratica ha lo stesso ruolo che aveva Q per James Bond.
Marco Todisco è il ragazzino brufolotico e stracciamaroni anche noto come Luigi XIV.

Leggendo il sottotitolo del film la domanda sorge automatica: ci sarà un seguito? La risposta è ovviamente scontata.

Nota: le musiche originali della pellicola sono composte da Luca Medici, a.k.a. Checco Zalone, con Giuseppe Saponari e Antonio Iammarino. Il trio usa il nome “Gratis Dinner”.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Alessandro Haber, cast, cinema, commedia, film, Giovanni Veronesi, Giulia Bevilacqua, La penultima missione, Lele Vannoli, Luis Molteni, Marco Todisco, Margherita Buy, Matilde Gioli, Moschettieri del Re, pellicola, Pierfrancesco Favino, regia, regista, Rocco Papaleo, scheda, Sergio Rubini, Valeria Solarino, Valerio Mastandrea

The Darkest Hour

22 Dicembre 2018 14:00 / Leave a Comment / Smeerch

L'ora più buia

L’ora più buia
(Darkest Hour)
di Joe Wright (Regno Unito, 2017)
con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James,
Ben Mendelsohn, Stephen Dillane, Ronald Pickup,
Samuel West, David Schofield, David Strathairn,
Adrian Rawlins, Charley Palmer Rothwell, Nicholas Jones

Biopic decisamente riuscito.
Un film potente, non solo perché racconta la storia di un grande uomo (Winston Churchill) in un momento di fondamentale importanza per la storia dell’Europa, ma anche perché è interpretato da un Attore con la A maiuscola, un vero bastione del Cinema anglosassone – e mondiale: Gary Oldman. Che per questo ruolo ha appunto vinto l’Oscar, il Golden Globe e il British Academy Film Awards come migliore attore. Triplete.
A tinte fosche – oltre il titolo e il soggetto del film – anche la fotografia, curata da Sarah Greenwood.

Guardatelo, anche se non andate pazzi per i film storici. Guardatelo in lingua originale, se potete: non ve ne pentirete.

La locandina originale.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adrian Rawlins, Ben Mendelsohn, biopic, cast, Charley Palmer Rothwell, cinema, Darkest Hour, David Schofield, David Strathairn, film, Gary Oldman, Inghilterra, Joe Wright, Kristin Scott Thomas, L'ora più buia, Lily James, Nicholas Jones, pellicola, recensione, regia, regista, Ronald Pickup, Samuel West, scheda, Seconda Guerra Mondiale, Stephen Dillane, The Darkest Hour, Uk

La profezia dell’armadillo (film)

21 Dicembre 2018 20:30 / Leave a Comment / Smeerch

La profezia dell'armadillo

La profezia dell’ardmadillo
di Emanuele Scaringi (Italia, 2018)
con Simone Liberati, Pietro Castellitto, Valerio Aprea,
Laura Morante, Claudia Pandolfi, Teco Celio,
Diana Del Bufalo, Vincent Candela, Marco Giuliani,
Adriano Panatta, Kasia Smutniak, Samuele Biscossi

Se sperate di trovare una trasposizione cinematografica perfetta del fumetto originale, sbagliate. Non ha senso attendersi questa cosa.
Questa è una commedia che prende spunto dalle tavole di ZeroCalcare e va oltre; si inventa un personaggio molto simile allo ZeroCalcare “di carta” ma che non lo ricalca pedissequamente. Racconta il mondo di un fumettista neo-trentenne che vive a Roma (a Rebibbia, per essere precisi), della sua vita da precario cronico, del suo amico immaginario (l’Armadillo), del suo amico Secco e del suo modo di affrontare un grave lutto: la perdita di un’amica (Camille) che forse è stata qualcosa più che una semplice amica.

Simone Liberati (che sulla locandina sembra un giovane Pino D’Angiò) se la cava ottimamente nei panni del protagonista, anche se – va detto – non ha propriamente il physique du rôle per interpretare Michele Rech: troppo altro, troppo robusto, volto troppo vissuto, espressioni troppo corruciate.
Il vero exploit riesce invece a Pietro Castellitto (il figlio di Sergio) che dà voce e volto al Secco; interpretazione da 10 e lode. Ha una faccia da schiaffi super-simpatica. Il suo personaggio è di certo il più riuscito del film: buffo, smaliziato, cinico, disilluso, rilassato, senza peli sulla lingua. Un vero spasso.
Quella lenza di Valerio Aprea indossa il costume dell’Armadillo, ossia l’amico immaginario, nonché strafottente coscienza di Calcare. Gli sceneggiatori hanno messo le battute migliori proprio in bocca a questo personaggio.
Laura Morante è la madre-chioccia di Calcare, quella che chiede sempre aiuto al figlio per risolvere i problemi che trova nel rapportarsi con le nuove tecnologie.
Kasia Smutniak ha una sola scena nel ruolo di una spazzina AMA molto carina di cui il protagonista si invaghisce.
Claudia Pandolfi interpreta la madre di Blanka, cioè il ragazzino a cui Calcare dà ripetizioni (Samuele Biscossi).
Teco Celio è l’incazzoso anziano vicino di casa.

La sceneggiatura del film è di Michele Rech (ZeroCalcare), Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba.

Il sito ufficiale. La recensione di Wired.
La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adriano Panatta, cast, cinema, Claudia Pandolfi, commedia, critica, Diana Del Bufalo, Emanuele Scaringi, film, Kasia Smutniak, La profezia dell'ardmadillo, La profezia dell'armadillo, Laura Morante, Marco Giuliani, pellicola, Pietro Castellitto, recensione, regia, regista, Samuele Biscossi, scheda, Simone Liberati, Teco Celio, Valerio Aprea, Vincent Candela

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