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Italiano medio

5 Febbraio 2015 22:10 / Leave a Comment / Smeerch

Italiano medio

Italiano medio

di Maccio Capatonda (Marcello Macchia) (Italia, 2014)
con Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Ivo Avido, Adelaide Manselli,
Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Rupert Sciamenna, Pierluigi Pardo,
Francesco Sblendorio, Rodolfo D’Andrea, Gabriella Franchini,
Raul Cremona, Nino Frassica, Andrea Scanzi, Matteo Basso Fin

Premessa: sono un grande fan di Maccio Capatonda. Mi piacciono tutte le sue produzioni e lo trovo un grandissimo comico.
“Italiano Medio” è una versione lunga e adattata per il cinema di un suo vecchio ed omonimo trailer – uno dei più riusciti, a dire il vero.
Il film è caruccio, fa simpatia, ma putroppo non fa sbellicare dalle risate; il motivo è semplice: i tormentoni che utilizza sono sempre gli stessi, ma non genericamente simili, proprio identici. Le frasi ad effetto che dovrebbero far scattare la risata sono state già usate in altri sketch o serie dello stesso regista, come ad esempio l’urlo sguaiato “Scopare!”, già sentito nel succitato trailer.
Altra pecca che gli si può addebitare è l’aver un po’ ecceduto con pecoreccio. In una scena il protagonista emette un peto, che potrebbe essere una citazione del famoso rutto di Fantozzi al casinò, ma che forse suona più come una scena alla Vanzina, e dunque un’ipocrisia, vista la critica che Capatonda fece a questo genere di film con il trailer “Natale al cesso”.

Detto questo, comunque, se anche voi siete appassionati delle produdioni della Shortcut, non potete perdervi questa pellicola.
Capatonda nella recitazione dà sempre il massimo. Il suo Giulio Verme è un perfetto giano bifronte alla Dr. Jeckill e Mr. Hide.
Stessa cosa dicasi per Herbert Ballerina, che qui ha il classico ruolo da spalla: Alfonzo Scarabocchi, il tizio che fornisce al protagonista le pillole per ridurre al 2% le sue capacità mentali. Nella prima parte della pellicola recita anche en travesti nel ruolo della mamma del protagonista
Particine di secondo piano per Lavinia Longhi (qui nei panni di Franca Solidale, la fidanzata del protagonista: una ragazza vegetariana e impegnata nel sociale) e per Ivo Avido (che interpreta sia il solito buttafuori idiota, che un tamarro alla guida di un Hummer).
Un’attrice che emerge invece tra gli altri è Barbara Tabita, qui impegnata a impersonare la vicina di casa che il protagonista sposa, dopo essersi trasformato nell’italiano medio decerebrato; credo sia perfetta nei panni di Sharon, la tamarra finto-vamp con tette finte, abbronzatura perenne, abitini leopardati striminziti e cultura da sciampista.
Piccoli camei anche per Nino Frassica (nella parte di un primario), Raul Cremona (nella parte di un illusionista) e dei giornalisti Andrea Scanzi e Pierluigi Pardo.
Rupert Sciamenna l’ho trovato sempre delizioso: qui è il magnate dell’edilizia Cartelloni.

Per chiudere mi rifaccio alle parole che ha usato Paola Casella nella sua recensione del film. Italiano medio è «una denuncia degli integralismi come delle derive qualunquiste, una galleria di mostri contemporanei e di quotidiane nefandezze, di cui ridere senza mai potersene chiamare fuori, in quanto italiani medi».

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adelaide Manselli, Andrea Scanzi, Barbara Tabita, cast, cinema, commedia, film, Francesco Sblendorio, Gabriella Franchini, Herbert Ballerina, Italiano medio, Ivo Avido, Lavinia Longhi, Maccio Capatonda, Marcello Macchia, Matteo Basso Fin, Nino Frassica, pellicola, Pierluigi Pardo, Raul Cremona, recensione, regia, regista, Rodolfo D’Andrea, Rupert Sciamenna, scheda

La sedia della felicità

10 Maggio 2014 19:40 / Leave a Comment / Smeerch

La sedia della felicità

La sedia della felicità

di Carlo Mazzacurati (Italia, 2013)
con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston,
Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Marco Marzocca, Milena Vukotic,
Roberto Citran, Natalino Balasso, Antonio Albanese, Silvio Orlando,
Fabrizio Bentivoglio, Maria Paiato, Roberto Abbiati, Mirco Artuso, Lucia Mascino

L’ultima commedia girata da Mazzacurati. Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma qualche scena l’ho trovata alquanto divertente. Una piccola fiaba contemporanea che cerca di rubare qualche sorriso usando toni lievi.
Siamo nel Nordest italiano. Bruna (Isabella Ragonese) è un’estetista trentenne con problemi economici e sentimentali. Ha comprato tutta l’attrezzatura del suo studio a credito, ma gli affari non vanno per il meglio, per cui non riesce a pagare le rate. Il tizio che ha venduto le macchine torna a riprendersele con prepotenza ad intervalli più o meno regolari. Un giorno scopre anche che il suo ragazzo amoreggia alle sue spalle con altre ragazzi sui traghetti.
Dino (Valerio Mastandrea) è un tatuatore quarantenne che ha lo studio di fronte al posto in cui lavora Bruna. Anche la sua situazione economica e sentimentale è pessima: divorziato da poco, è costretto a dormire nel piccolo locale commerciale dove esercita. I suoi clienti non sono tanti, né molto prodighi, di conseguenza anche le sue tasche non risultano particolarmente piene.
Un giorno Dino e Bruna si incontrano per caso, nel centro estetico di lei. Qualche giorno dopo lei lo chiama per farsi aiutare: è rimasta chiusa dentro un giardino antistante una villa in cui non riesce ad entrare. Dino accorre subito, l’aiuta e scopre che Bruna si è intrufolata in una enorme villa abbandonata per mettere le mani su alcune sedie molto kitsch.
Le sedie, stando a quanto racconta Bruna, dovrebbero contenere un tesoro nascosto dalla padrona della villa: la signora Norma Pecche (Katia Ricciarelli), la mamma di un noto criminale che è deceduta da poco proprio sotto il suo naso. Mentre Bruna – in carcere – le stava facendo dei massaggi, Norma le ha confessato di aver nascosto un grosso tesoro nell’imbottitura delle sedie di casa sua. Un segreto mai rivelato ad alcuno, ma che in punto di morte l’anziana galeotta ha voluto comunicare proprio a quella ragazza tanto brava e lavoratrice, che le ispirava fiducia e simpatia.
Unite le forze, Bruna e Dino si metteranno alla forsennata ricerca di queste strambe sedie (con lo schienale a forma di elefante) nella speranza di poter mettere le mani sulla fortuna rubata e nascosta dai Pecche. A loro si unirà ad un certo punto anche Padre Weiner, un prete corpulento alquanto avido con gravi problemi di denaro causato dal vizio delle scommesse (videopoker, gratta e vinci, lotterie, ecc.)

Perché guardarlo: perché in fondo è una commedia leggera a divertente. La caccia al tesoro non è un tema originalissimo, ma incuriosisce un po’ vederlo realizzato così. Inoltre il cast è parecchio valido e comprende anche un sacco di cammeo buffi, come Raul Cremona nei panni di un illusionista affarista, Natalino Balasso in quelli di uno spietato strozzino dal forte accento veneto, Antonio Albanese in quelli di due gemelli scansafatiche, Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio in quelli di due venditori televisivi di opere d’arte, Marco Marzocca in quelli di un furbo fiorista cingalese, Roberto Citran in quelli di un macellaio con problemi di fonazione, Milena Vukotic in quelli di una bizzarra medium, anziana e malata.

Perché non guardarlo: perché credete che Battiston sia in ogni commedia italiana, per cui non lo sopportate più. Perché siete stufi di vedere Mastandrea recitare il ruolo dell’italiano medio. Perché Isabella Ragonese non è la vostra attrice preferita e magari non la ritenete valida per ruoli leggeri. Perché non avete mai apprezzato Mazzacurati come regista.

Voto: 6. Sufficiente. Non mi aspettavo né più, né meno di quel che ho visto.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Antonio Albanese, Carlo Mazzacurati, cast, cinema, commedia, Fabrizio Bentivoglio, film, Giuseppe Battiston, Isabella Ragonese, Katia Ricciarelli, La sedia della felicità, Lucia Mascino, Marco Marzocca, Maria Paiato, Milena Vukotic, Mirco Artuso, Natalino Balasso, pellicola, Raul Cremona, regia, regista, Roberto Abbiati, Roberto Citran, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea

Cado dalle nubi

21 Maggio 2010 22:43 / Leave a Comment / Smeerch

Cado dalle nubi

di Gennaro Nunziante (Italia, 2009)
con Checco Zalone (Luca Medici),

Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona,
Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Gigi Angelillo, Ludovica Modugno,

Sereno Bukasa, Stefano Chiodaroli, Ivano Marescotti,

Claudia Penoni, Francesca Chillemi, Ivana Lotito

Questo film l’ho visto quasi per caso, cioè ero curioso di vederlo ma non me lo sono andato a cercare – diciamo così. D’altronde io sono pugliese e anche Luca Medici (Checco Zalone) è originario della provincia di Bari, dunque la mia curiosità è maggiormente giustificata, no?
Diciamo subito che un film così era inevitabile. Durante gli ultimi 4 anni la popolarità di Checco Zalone è cresciuta a dismisura, sia per la canzone “Siamo una squadra fortissimi”, realizzata a margine dei Mondiali di calcio 2006 e spinta da Radio Deejay, sia per la sua massiccia presenza nelle ultimi edizioni di “Zelig”. Popolarità meritata? Secondo me sì. Spesso trovo le sue gag divertenti. In particolar modo i brani che compone, le parodie, le imitazioni, ecc. Ma non è questo il punto. Il punto è che Zalone ha fatto benissimo – secondo me – a sfruttare questo momento di popolarità per portare un film al cinema. Magari un film – 99 minuti di pellicola – non è nelle sue corde – troppo lungo, dispersivo – magari il format che più gli si addice è la gag breve in tv, la canzone parodia, fatto sta che ha fatto bene. C’era da sfruttare e ha sfruttato. Su questo non ci piove. Ottima anche la scelta di non snaturarsi, di mantere il personaggio che l’ha reso celebre e crearci intorno uno script. A questo proposito lasciate che faccia i complimenti al regista e co-sceneggiatore: Gennaro “Genny” Nunziante, un piccolo genio dell’ironia made in Puglia. Suoi i testi di gran parte della produzione del duo comico Toti e Tata durante gli anni ’90. Ricordate il prete nel film “Casomai”? Ecco, è lui.

Dunque, tornando al film, devo dire che capisco possa divertire. D’altronde se ha incassato 13.840.000 di Euro a qualcuno dovrà pur essere piaciuto. A me ha divertito. Ma poco. E’ un film un po’ banalotto con battute che spesso immagini ancor prima che vengano pronunciate.

I filoni narrativi sono sostanzialemente tre e s’incrociano di tanto in tanto: la ricerca del successo nel mondo dello spettacolo, l’amore per la bella settentrionale, la gestione dell’omosessualità del cugino che vive a Milano.

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Checco Zalone, un trentenne sfaccendato e megalomane di Polignano a Mare (Ba) ha il pallino del canto. Si sente un musicista a tutto tondo, un gran compositore incompreso. Scrive brani ultra tamarri, sgrammaticati e volgari e per vivere canta nei piano bar della zona. Dopo essere stato lasciato dalla ragazza storica, cade in depressione. Disperato, accetta il consiglio di suo zio muratore e va a trovare suo cugino a Milano, dove si spera possa coronare i suoi sogni di gloria. Arrivato qui scopre che suo cugino è omosessuale e vive con un uomo, nonostante la famiglia d’origine non sappia nulla di tutto questo. Nel capoluogo meneghinno Checco cercherà da una parte di proporsi come artista e dall’altra di entrare nelle grazie di una ragazza caruccia che fa volontariato in parrocchia, occupandosi di ragazzi con problemi in famiglia.

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Ho letto un po’ di critiche in giro sul modo in cui questo film fa ironia sull’omosessualità per cui mi sembra giusto spendere due parole sull’argomento. In effetti rifiutare il linguaggio politically correct è un’arma pericolosa in questo caso. Certo, chi fa ironia qui ribalta la frittata, ci va giù pesante per superare l’ipocrisia di fondo ma il problema – a mio avviso – è in chi guarda. Sfruttare l’intolleranza della gente per farla ridere, non so, non mi sembra una gran bella cosa.
Zalone recita benino. Cioè fa il suo. Fa Zalone, il personaggio che lo ha portato al successo. Cosa vuoi dirgli?
Giulia Michelini se la cava anche. E’ caruccia, non bellissima. Ma qui d’altronde non ci voleva una strafiga perché sarebbe stato ancor meno credibile.
A Dino Abbrescia e a Fabio Troiano è stato detto di recitare nella parte di due superfroci, due checche isteriche. Ora, d’accordo: è un film grottesco. Ma sopratutto nelle prime scene esagerano un bel po’. Calcano troppo la mano.
Per Stefano Chiodaroli e Raul Cremona solo un breve cameo. Il primo nel ruolo di un organizzatore di serate e il secondo in quello di un autore di un talent show televisivo.
La ex Miss Italia Francesca Chillemi è sempre caruccia. Per lei solo pochissime scene nei panni di una tipa che finge di essere la ragazza del cugino gay del protagonista per non insospettire la famiglia d’origine terrona.

Voto al film. 5 e 1/2. Il fatto che abbia fatto un grosso incasso mi pare l’unico elemento che depone a suo favore. Ossia: pellicola riuscitissima sotto l’aspetto commerciale.

La scheda di e quella di .

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Posted in: film / Tagged: Anna Ferruzzo, Casomai, Checco Zalone, cinema, Claudia Penoni, commedia, Dino Abbrescia, Fabio Troiano, film, Francesca Chillemi, Gennaro Nunziante, Genni Nunziante, Genny Nunziante, Gigi Angelillo, Giulia Michelini, grottesco, Ivana Lotito, Ivano Marescotti, Luca Medici, Ludovica Modugno, pellicola, Peppino Mazzotta, Raul Cremona, recensione, regia, regista, Rocco Papaleo, scheda, Sereno Bukasa, Stefano Chiodaroli

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