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Le finte bionde

6 Luglio 2017 19:15 / Leave a Comment / Smeerch

Le finte bionde

Le finte bionde
di Carlo Vanzina (Italia, 1989)
con Cinzia Leone, Guido Nicheli, Paola Quattrini, Licia Colò,
Antonello Fassari, Maurizio Mattioli, Francesca Reggiani,
Alessandra Casella, Sergio Vastano, Emanuela Rossi, Pino Insegno, Alberto Lionello,
Isaac George, Massimo Wertmüller, Cinzia Bonfantini, Lucia Stara, Riccardo Rossi,
Claudia Cavalcanti, Paolo Baroni, Vincenzo Crocitti, Claudio Fattoretto

Uno spaccato dissacratorio della medio borghesia romana, tra tamarrate, volgarità e snobismo di bassa lega. Vanzina mette sotto la lente un gruppo di amici alquanto eterogeneo, una specie di comitiva allargata formata da diverse coppie, ciascuna delle quali rappresenterebbe un idealtipo. C’è la coppia fissata con i videotape e i televisori, quella che passa tutto il tempo ad organizzare le vacanze, quella che si indebita pur di cambiar quartiere, quella di bottegai che – essendo schiava del proprio lavoro – non riesce a godersi il denaro guadagnato, ecc. Tutti comunque hanno come ambizione principale quella di migliorare il proprio status sociale, di distinguersi il più possibile dalla gente comune (i poveracci insomma) e di apparire migliori dei propri amici. “Apparire” è proprio il verbo che potrebbe meglio riassumere il motore che muove le vite di questi personaggi.

Il titolo del film si riferisce ovviamente alla tinta dei capelli delle signore protagoniste.
La pellicola è ispirata all’omonimo libro di Enrico Vanzina.
Da segnalare la fastidiosa voce narrante di Alberto Lionello.

Cinzia Leone ancora una volta recita sopra le righe; certo, è una commedia, ma ogni sua scena decade in farsa appena apre la bocca o lancia un’occhiata.
Sergio Vastano (che ha il ruolo suo marito) mette in scena il personaggio che l’ha reso famoso nella trasmissione “Drive In”, ossia il calabrese che cerca darsi un tono sfoggiando un lessico che non gli appartiene.
Guido Nicheli interpreta al solito il cummenda. Perfetto dunque, come sempre, nel ruolo di Roberto, il milanese tamarro che si vanta del suo status a ogni pie’ sospinto.
A Paola Quattrini la parte di Giovanna: una cretinetta che non riesce non interrompere i racconti di suo marito.
Il grandissimo Maurizio Mattioli interpreta un famoso ristoratore molto ammanicato con la “Roma che conta”; sua moglie Mara – fissa alla cassa del locale – ha il volto di Lucia Stara.
Pino Insegno ha la parte di un giovane tamarro molto focoso.
Isaac George per l’ennesima volta veste i panni del maggiordomo di origini africane (esattamente come in “I Ragazzi della Terza C”).
Massimo Wertmüller e Alessandra Casella mettono in scena invece le litigate davanti al legale di una giovane coppia che sta divorziando.
Buona prova ci recitazione – ovviamente – anche per Antonello Fassari.

La colonna sonora è piena di brani di successo degli anni ’80, come ad esempio “Hey bionda” di Gianna Nannini, “Ma la notte no” di Renzo Arbore, “Un’estate al mare” di Giuni Russo, “Don’t Worry, Be Happy” di Bobby McFerrin e “Yuppies” di Luca Barbarossa. Le musiche originali sono invece di Antonio e Marcello (sì, la coppia di musicisti da piano bar che un tempo era presenza fissa nella trasmissione “I fatti vostri” e “Quelli della notte”).

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it, quella di MyMovies.it e quella di Davinotti.com.

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Posted in: film / Tagged: Alberto Lionello, Alessandra Casella, Antonello Fassari, Carlo Vanzina, cast, cinema, Cinzia Bonfantini, Cinzia Leone, Claudia Cavalcanti, Claudio Fattoretto, commedia, Emanuela Rossi, film, Francesca Reggiani, Guido Nicheli, Isaac George, Le finte bionde, Licia Colò, Lucia Stara, Massimo Wertmüller, Maurizio Mattioli, Paola Quattrini, Paolo Baroni, pellicola, Pino Insegno, recensione, regia, regista, Riccardo Rossi, scheda, Sergio Vastano, Vincenzo Crocitti

Django Unchained

20 Gennaio 2013 12:36 / Leave a Comment / Smeerch

Django Unchained

Django Unchained

di Quentin Tarantino (USA, 2012)
con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo diCaprio,
Kerry Washington, Samuel L. Jackson, Dennis Christopher,
Don Johnson, Franco Nero, Walton Goggins, Ato Essandoh, Rza,
Sammi Rotibi, David Steen, Nichole Galicia, Laura Cayouette

Dunque, questo è l’ultimo film scritto e diretto da Quentin Tarantino, cronologicamente. Ma credo che questo lo sapete già. Per fare la tara a tutto ciò che sto per scrivere, dovete sapere anche che Tarantino è uno dei miei registi preferiti di sempre.
Django Unchained è un film western – anche questo mi pare sia abbastanza chiaro. A me non piacciono i western (a differenza di mio padre che li adora), eppure questo rifacimento di “Django” mi piaciuto. Di base, infatti, sarebbe un remake riveduto e corretto del quasi omonimo film diretto da Sergio Corbucci nel 1966. Ma c’è ovviamente di più.
Il piacere di vedere questa pellicola è derivato forse dalla tanta attesa? Potrebbe essere, ma non credo sia questo il caso. Io, al solito, mi sono informato poco a riguardo, proprio per non rovinarmi la sopresa e il gusto della visione.
L’eccessivo ammiccamento del regista ha snaturato la purezza dell’opera? Chissenefrega. Il bello delle pellicole di Tarantino sta forse proprio in questo.
Si tratta di un film trash? No di certo. Semmai un po’ truculento e splatter (per tutti gli schizzi di sangue) ma non è forse questa una delle caratteristiche peculiari dei pulp movie moderni?
Dunque vediamo la trama. Siamo nel selvaggio west degli Stati Uniti della seconda metà del XIX secolo. Django è uno schiavo nero (o negro, se preferite) che viene liberato dalla schiavitù – letteramente de-catenato o s-catenato – dal dottor King Schultz, una specie di finto-dentista di origini germaniche, che gira per i desolati stati centrali della nazione con un camper su cui svetta un grande dente bianco, ma il cui vero mestiere è uccidere i ricercati per riscattare la taglia sulle loro teste.
Il cacciatore di taglie propone al nero la libertà in cambio di aiuto nel suo delicato lavoro. I due insomma diventano soci in affari, nonostante le leggi razziali del paese, e passano l’inverno a uccidere loschi figuri i cui volti sono stampati sui tradizionali poster con la scritta “Dead or alive”. La collaborazione col tempo diventa una quasi-amicizia, tanto che i due si confidano: Django rivela al doc di voler liberare dalla schiavitù anche sua moglie, quando il lavoro sarà ultimato e si ritroverà finalmente libero. Questa liberazione – a cui ovviamente prenderà parte anche il baffuto gentiluomo dall’accento tedesco – si rivelerà però un delicato exploit, in quanto la signora Django, nota come Broomhilda (perché inizialmente schiava di una signora crucca), è di proprietà di Calvin Candie, ossia di uno dei più odiosi e fighetti proprietari terrieri del Tennessee. La delicata operazione prevede l’allestimento di una recita ben congegnata: i due salvatori entrano in casa e nelle grazie dell’annoiato Mr. Candie fingendosi interessati all’acquisto di schiavi neri da combattimento; questo perché il giovane e ricco ereditiere, che si diletta ad assistere alla lotta libera e spietata tra mandingo(es), detiene un personale prestigioso “rooster” di lottatori “coloured”.

“Vita, libertà e ricerca di vendetta” strilla il poster americano, dunque immaginate l’epica del racconto e cosa può venir fuori dal mescolare un genere come il western e la passione di Tarantino per i b-movies italiani degli anni ’60 e ’70, il pulp e la commedia sagace. Uno spasso, in poche parole.
Una frase da ricordare: “Non hanno mai visto un negro a cavallo”.
Due note sugli attori.
Consacrato con “Inglorious Basterds”, Waltz non sbaglia un film, nemmeno se lo pagano. O forse sì. Il punto è proprio quello: dove lo metti sta. Interpreta qualsiasi cosa. Commedy? Drama? Non è un suo problema. Non sbaglia un’espressione, un’entrata. Iper-professionista.
Jamie Foxx devo rivalutarlo: m’è sempre stato sulle scatole ma a recitare è davvero bravo. Provate a guardare la sua interpretazione in “Ray”, il film biografico su Ray Charles. Non lo trovate credibile?
Leo DiCaprio rimane il giovinetto che è sempre stato. A momenti diventa quarantenne ma la faccetta imberbe non viene via (neppure con la barba). L’ho trovato comunque perfetto nel ruolo dell’odioso signorotto giovane e viziato.
Kerry Washington si merita diversi premi per l’interpretazione della bella schiava moglie di Django.
Il trucco su Samuel L. Jackson ha fatto miracoli, è praticamente irriconoscibile. Eppure sotto tutto quel make-up le sue doti da eccellente attore emergono ugualmente. Straordinario nel ruolo del vecchio nero di casa Candie, un losco figuro molto scaltro, un po’ maggiordomo, un po’ negriero, un po’ consigliere del capofamiglia.
Don Johnson invece è buffissimo nei panni di un tonto proprietario terriero con pizetto bianco e cappellone. Fa piacere vedere che certi attori validi ormai caduti nel dimenticatoio vengono recuperati.
Franco Nero ha un piccolo ruolo: interpreta un italiano che possiede una scuderia di mandingo da combattimento. Tarantino l’ha recuperato in segno di rispetto (e stima) per il protagonista del film a cui si è ispirato.
La bella Nichole Galicia interpreta la prostituta ufficiale di casa Candie.
Walton Goggins fa il cazzone bianco razzista. Ruolo perfetto per una faccia così.

Notevole la colonna sonora con pezzi di Luis Bacalov e Ennio Morricone. Altri omaggi al cinema italiano che fu. Da ri-ascoltare “Lo Chiamavano King (His Name is King)” cantata da Edda Dall’Orso.

Ho visto il film in italiano ma il doppiaggio non mi è piaciuto granché. Attenzione: non sono snob, non agogno affinché l’industria del doppiaggio italiano si estigua al più presto, ma questa volta gli addetti al doppiaggio e adattamento hanno toppato un bel po’. Non tanto per la voce del protagonista affidata a Pino Insegno, quanto ad esempio per l’eccessiva scimiottatura nell’accento germanico del Dr. Schultz.
Voto alla pellicola: N.P. Da vedere. Il numero mettetelo voi.
Negli USA “Django Unchained” è uscito a Natale. Noi abbiamo dovuto aspettare sino alle metà di gennaio. Per dire.

Qui c’è la locandina ufficiale americana. Da quella italiana, come potete vedere, hanno segato via anche Leonardo DiCaprio. Strano. In Italia non è più considerato sufficientemente noto da vendere un film?

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Ato Essandoh, cast, Christoph Waltz, cinema, critica, David Steen, Dennis Christopher, Django, Django Unchained, Don Johnson, film, Franco Nero, Jamie Foxx, Kerry Washington, Laura Cayouette, Leonardo DiCaprio, Nichole Galicia, pellicola, Pino Insegno, pulp, Quentin Tarantino, recensione, regia, regista, RZA, Sammi Rotibi, Samuel L. Jackson, scheda, Walton Goggins, western

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