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Venom

13 Ottobre 2018 17:52 / Leave a Comment / Smeerch

Venom

Venom
di Ruben Fleischer (USA, 2018)
con Tom Hardy, Michelle Williams, Riz Ahmed,
Scott Haze, Reid Scott, Woody Harrelson, Jenny Slate, Stan Lee,
Tom Holland, Sailor Larocque, Michelle Lee, Peggy Lu, Melora Walters

Non vedevo un film tratto da un fumetto da parecchissimi anni. Ho visto questo solo perché il trailer m’aveva incuriosito. Come l’ho trovato? Valido ma non eccellente.
Iniziamo col dire che tutto il primo tempo è una enorme premessa; si fa fatica cioè ad entrare nel vivo della storia. Prima che il simbionte entri nel corpo del protagonista passano almeno 45 minuti.
Sinossi in breve: un alieno dalle forme mutanti che sembra un blob – detto simbionte – entra nel corpo di un giornalista investigativo, se ne impossessa, e lo dota di forza e agilità sovrumane. Quando scopre che un altro simbionte malefico e potentissimo vuole tornare sul loro pianeta d’origine a prendere milioni di altri simbionti con lo scopo di conquistare la Terra, cerca di fermarlo.
Perché la potente forma aliena sotto sembianze di gel schifido sceglie proprio questo Eddie Brock? Perché proprio un giornalista sfigato che ha perso lavora e fidanzata di recente? Difficile stabilirlo con certezza. Pare che le due personalità siano affini ma qualche dubbio viene. Si perché, sebbene l’alieno sia una specie di reietto della sua specie, non è proprio un’anima pia, non stiamo parlando di un santo extraterreste, insomma le brutte intenzioni ci sono – almeno inizialmente. L’umano di cui si impossessa invece è un giornalista con la schiena dritta, uno che non si piega di fronte ai ricchi prepotenti. Certo, ha uno scheletro nell’armadio: è entrato nel pc della sua ex per carprire informazioni riguardo la società oggetto della sua inchiesta, eppure rimane un elemento positivo della società. Come si fa a credere fino in fondo che i due si vadano a genio?

Ricordiamo che Venom è (nasce come) uno dei principali antagonisti dell’Uomo Ragno.
Una domanda che mi son posto subito: ma nel fumetto originale de l’Uomo ragno il simbionte era solo uno o ce n’erano diversi? No, perché qui mi pare che se ne contino almeno 4, se non di più. Ho verificato: in effetti i simbionti erano parecchi, in origine, ma pare che gli sceneggiatori di questo film abbiano deciso di raccontare il loro arrivo sulla Terra in modo diverso.
Nota negativa: l’ironia ingiustificata nel finale. Al di là della vaccata del simbionte cattivo che improvvisamente diventa buono – o quantomeno acquista una coscienza critica – e decide di restare sulla Terra per salvarla dalle intenzioni cattivissime di un suo simile, c’è anche da dire che nelle ultime battute della pellicola il protagonista e l’infido parassita che lo abita stabiliscono una relazione da veri amiconi, cooperano, si coalizzano, scherzano, si danno di gomito, fanno battute sagaci, ecc. Ma perché? Non credo fosse un elemento necessario; la storia sarebbe potuta continuare così come era inziata, con la diffidenza e la difficoltà di gestire una sostanziale doppia personalità. Bah.

Passiamo alla recitazione.
Tom Hardy è davvero uno dei più bravi attori in circolazione però, sinceramente, non so se fosse la scelta migliore per questa parte, cioè per impersonare Eddie Brock. Troppo inglese, troppo fisicato, non dà l’impressione di essere un giornalista, né di essere americano (e io il film l’ho visto pure doppiato in italiano). Peraltro la voce italiana m’è sembrata tutt’altro che adeguata. Poi non ho capito perché Hardy si trascini in giro sempre con le gambe ad arco, con difficoltà, come se fosse portatore di una zoppia permanente – anche nelle scene in cui non è tenuto a mostrarsi stanco e debilitato.
Michelle Williams è una bella donna ma qui è conciata maluccio, pettinatura e trucco sbagliatissimi – a mio avviso. Recita bene, come suo solito, ma sebbene sia praticamente co-protagonista (Anne Weying, l’ex fidanzata di Eddie Brock) non è che abbia tutto questo spazio. Il suo personaggio ha un picco di importanza nel momento in cui decide di ritornare a prendere le parti del protagonista – fino a quel momento rinnegato – e fungere da temporaneo veicolo per il simbionte buono (Venom).
Riz Ahmed dà il volto al cattivone della pellicola: Carlton Drake, un giovane riccone pazzo, proprietario della Life Foundation, che cerca di rifondare la specie umana importando dallo spazio i simbionti per farli accoppiare con gli umani. Non recita male ma anche qui, secondo me, c’era bisogno di una faccia diversa, di uno un po’ più anziano. Capisco che siamo nell’era dei miliardari alla Elon Musk, ma si poteva far di meglio. Viene anche il sospetto – lo dico anche se è poco “politically correct” – che Ahmed (di origini pakistane) sia stato scelto solo per colmare la quota “etnica” di attori nella pellicola.
Piccolo cameo – a fini di cliffhanger – per il simpatico Woody Harrelson nei panni di Cletus Kassady, ossia del pazzoide che fungerà da corpo ospite per il simbionte Carnage (protagonista del Venom 2).
Reid Scott è Dan Lewis, il dottore che scopre la presenza di Venom nel corpo di Brock, nonché partner della bella Anne Weying.
A Jenny Slate il ruolo della scienziata che aiuta il miliardario Carlton Drake a fare test sulla fusione uomo/simbionte.
Ancora una volta Stan Lee appare in un film Marvel con un piccolissimo cammeo: dice una sola battuta, una specie di monito/invito di stampo filosofico. Una roba da grande vecchio, insomma.

Nota 1: il regista di questo film è lo stesso che nel 2003 ha diretto “Gangster Squad”.
Nota 2: pare che questo film di Venom non faccia parte del cosiddetto “Marvel Cinematic Universe” ma a me sinceramente non frega nulla.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: cast, cinema, film, fumetto, Jenny Slate, Marvel, Melora Walters, Michelle Lee, Michelle Williams, Peggy Lu, recensione, regia, regista, Reid Scott, Riz Ahmed, Ruben Fleischer, Sailor Larocque, scheda, Scott Haze, Stan Lee, supereroi, Tom Hardy, Tom Holland, Venom, Woody Harrelson

Blue Valentine

23 Settembre 2016 12:59 / Leave a Comment / Smeerch

Blue Valentine

Blue Valentine
di Derek Cianfrance (USA, 2010)
con Michelle Williams, Ryan Gosling, John Doman,
Mike Vogel, Ben Shenkman, Jen Jones, Faith Wladyka

Drammone di coppia.
Lei (Cindy) è una giovane studentessa – minuta, biondina, caruccia – che sta con un compagno di università, Bobby, un bellone tutto muscoli. I ragazzi fanno sesso non protetto e lei rimane incinta. Litigio.
Poco dopo Lei incontra Lui (Dean), un altro belloccio, però più sfigatello, sempliciotto, un tipo che non ha fatto il college e che si guadagna da vivere lavorando come facchino per una società che effettua traslochi.
Lui e Lei si conoscono in una casa di riposo; Dean ha aiutato un anziano signore nel trasferimento da casa all’ospizio, Cindy ci ha accompagnato sua nonna.
Dean & Cindy si piacciono, non subito, ma si piacciono. Più che altro è Lui che fa il filo a Lei e ha gioco abbastanza facile nella conquista. Cindy si sta allontanando da Bobby lo stronzo, per cui le riesce semplice affezionarsi a Dean.
Il tempo passa e Cindy deve prendere una decisione. Va in clinica per abortire, ma all’ultimissimo secondo cambia idea, non riesce a farlo, decide di tenere il bambino. Che poi sarebbe una bambina. Dean & Cindy si stringono forte intorno a questo momento drammatico, fanno coppia. Decidono di sposarsi, mettono su famiglia e chiamano la pupa Frankie.
Passano gli anni, le cose non vanno male, ma nemmeno benissimo. Cindy comunque perde qualsiasi interesse nei confronti di suo marito, che nel frattempo ha iniziato a bere parecchio e ha smesso di fare il traslocatore per dedicarsi all’attività di imbianchino. Cindy intanto ha abbandonato gli studi, voleva diventare un dottore, ma la nascita della bambina e il matrimonio hanno fatto cambiare priorità e percorso. Ormai lavora come infermiera nell’ospedale della città in cui abitano.
Le cose precipitano definitivamente quando il cane della coppia – a cui la bimba Frankie era molto affezionata – muore. L’equilibrio, che era già molto precario, va a farsi benedire del tutto per una serie di piccoli avvenimenti che accadono tutti in pochissimo tempo: Cindy incontra per caso l’ex Bobby in un supermarket e Dean si ingelosisce parecchio, una piccola fuga d’amore si trasforma in una litigata epica, Cindy scopre che il suo capo – il dottor Feinberg – voleva portarla con sé in un’altra città solo per sedurla.
La breve favola di Cindy & Dean si infrange – come mille altre – in una dolorosa separazione.

Alcune riflessioni sui personaggi e sul racconto.
Attenzione perché la locandina può essere fuorviante. Potrebbe dare l’idea che si tratti della solita commedia sdolcinata ma non è affatto così. Anzi, per i primi 20 minuti sul racconto c’è una tale cappa di tensione e depressione che si ha l’impressione che qualcosa di brutto stia per accadere, che una tragedia immane sia prossima ad apparire sullo schermo.
La vicenda ve l’ho raccontata in ordine cronologico corretto ma il regista l’ha montata in modo diverso. Tutto il film è un continuo saltellare tra tempo presente e recente passato. Non si tratta di piccoli e fugaci flashback ma comunque ci sono diversi salti indietro che potrebbero confondere uno spettatore distratto.
Il personaggio di Dean non è del tutto negativo. Anzi, sebbene abbia la tendenza ad alzare il gomito, non viene rappresentato come un violento. Si capisce benissimo che ama ancora tantissimo sua moglie e che farebbe di tutto per tenere in piedi la famiglia. Adora sua figlia e anche nelle situazioni più estreme non alza un dito sua moglie.
Cindy invece – che sembra un tenero fiorellino nelle prime battute – ad un’analisi più approfondita vien fuori come una donna poco stabile dal punto di vista sentimentale, che ha avuto tantissimi amanti e che ha una personalità esigente. Lamenta infatti a Dean la mancanza di ambizione, una personalità troppo mite, la cosciente rinuncia allo sfruttamento dei suoi talenti e, di conseguenza, ad una vita migliore.

Michelle Williams dà il volto a Cindy. Dai set di Dawson Creek di tempo ne è passato ma sembra quasi che quel personaggio (Jen Lindley) sia tornato a vivere, seppur sotto una forma leggermente differente.
Per interpretare Dean ha accettato di mutare aspetto, di farsi invecchiare. Respect. Che poi la stempiatura altissima e gli occhiali a specchio gli stanno benissimo. Potrebbe proporsi anche per ruoli di malavitoso, risulterebbe alquanto credibile.
Il bel Mike Vogel fa Bobby il bello. Troppo facile, no?
La piccola Frankie è interpretata da Faith Wladyka.
Il padre di Cindy invece ha l’aspetto di John Doman.
Per la parte del dottorino bellimbusto – un tizio vile e inconcludente – è stato scelto Ben Shenkman.

Un paio di note a margine:
1. Per la recitazione in questo film Michelle Williams è stata candidata all’Oscar 2011 come Migliore attrice protagonista.
2. Ryan Gosling e Michelle Williams sono anche tra i produttori di questa pellicola.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Ben Shenkman, Blue Valentine, cast, cinema, Derek Cianfrance, drammatico, Faith Wladyka, film, Jen Jones, John Doman, Michelle Williams, Mike Vogel, pellicola, recensione, regia, regista, Ryan Gosling, scheda

Il grande e potente Oz

4 Settembre 2013 10:42 / Leave a Comment / Smeerch

Il grande e potente Oz

Il grande e potente Oz
(Oz the Great and Powerful)

di Sam Raimi (USA, 2013)
con James Franco, Mila Kunis, Rachel Weisz, Michelle Williams,
Zach Braff, Bill Cobbs, Tony Cox, Joey King, Ted Raimi,
Abigail Spencer, Tony Wynne, Tim Holmes, Martin Klebba

Dal regista della trilogia di Spider-Man (e dal produttore di tante pellicole “de paura”) una rivisitazione della fiaba del Mago di Oz. Un prequel, se vogliamo. Anch’esso fiabistico. Passatemi il termine.

Qui non è Dorothy la protagonista, ma il mago – o il sedicente tale: un prestidigitatore fanfarone, egoista e approfittatore, che spesso neanche crede nelle sue magiche capacità, o più estesamente nelle sue possibilità. Anzi, diciamo che il punto del discorso è proprio questo: devi credere in te stesso, se vuoi riuscire in quello che fai/credi. Leggi: la solita solfa buonista.
Attenzione: Oz sarebbe l’abbreviazione di “Oscar”. Io sinceramente non l’avrei mai pensato.
A percorrere la strada fatta di mattoni gialli, insomma, c’è questo mago giovane – circa 30 anni – e di bell’aspetto che si esibisce in un circo itinerante. A Oz (un regno che ha il suo stesso nome) ci arriva nello stesso modo in cui ci arriverà poi Dorothy, ossia a causa di una tromba d’aria. Lui si trova su una mongolfiera per scappare da una brutta situazione. Improvvisamente la tempesta, la paura, il delirio, il grado zero delle speranze di sopravvivere. Poi la luce e la natura con i suoi suoni, odori e colori (e qui ti accorgi – senza alcuna possibilità di errore – che si tratta di una produzione Disney). Oscar/Oz è vivo, fortunatamente, è scampato al pericolo ma si trova in un luogo del tutto sconosciuto, affascinante ma stranissimo, quasi magico – oseremmo dire.
A Oz Oz trova (scusate il bisticcio di parole) una situazionaccia: ci sono due streghe sorelle che paiono buone e care ma sono solo delle stronze e un’altra strega, data per cattiva, ma che invece incarna la Bontà e altri valori positivi: ha infatti i capelli biondi, due occhioni azzurri e – guarda caso – le sembianze esatte della donna della sua vita, sua di Oz mago. Proprio quella giovane donna che, poco prima di volare via nella tempesta, gli ha confessato di stare sul punto di sposare un altro uomo.
Insomma, per farla breve: Oz è il prediletto, il prescelto, colui che secondo la profezia siederà sul trono del regno omonimo. Ma questo straordinario premio dovrà guadagnarselo: la prova da superare sarà uccidere o scacciare via da quelle terre la strega malvagia, la perfida donna che ha ucciso il precedente sovrano e gettato la sua tetra ombra sul regno – oltre che tutti nello sconforto.
Riuscirà il nostro nell’impresa? Certo che sì! Altrimenti che fiaba sarebbe? Si tenga anche presente che comunque il protagonista è un codardone che, un momento prima della débâcle totale, sta sul punto di fuggire a gambe levate su un altro pallone aerostatico, quella débâcle che precede di un attimo la trionfale vittoria della luce e della speranza sulle ombre. Inoltre la riuscita dell’impresa sarà impossibile senza l’aiuto di tutti gli abitanti del regno e in particolare delle persone a lui care: la strega buonissima e biondissima, una minuta bambola di porcellana e una scimmia con le ali vesita da fattorino d’albergo. Mi stupisce comunque che qui i personaggi incontrati nel lungo viaggio verso il castello non siano tre (spaventapasseri, leone fifone e uomo di latta) ma solo due. Boh.

Il ceffo da stronzetto simpatico di James “Jimbo” Franco è pressoché perfetto per questo ruolo da mago fanfarone. Un altro trentenne tanto affascinante dove lo trovate? Il suo sorriso smagliante conquista tutti.
A Theodora, la strega finto-buona (la sorella maggiore), il fascino è conferito dal volto e dal corpo di Rachel Weisz.
La faccetta sexy di Evanora, l’altra strega finto-buona (sorella minore), è quella di Mila Kunis, che peraltro per tutta la durata del film se ne va in giro con un cappellone – prima rosso e poi nero.
Glinda, la terza strega (e Annie, il vero amore di Oz) sono interpretate da quella che negli anni ’90 era la biondina dai facili costumi di “Dawson Creek”, poi moglie di Heath Ledger: Michelle Williams.
Zach Braff appare solo nelle prime battute del film nei panni dell’aiutante del mago.

Nota cromatica: i primi 20 minuti del film sono in bianco e nero, mentre il resto del film è a colori.

Per una volta la locandina italiana è identica a quella americana.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

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