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Nel continente nero

6 Dicembre 2017 20:43 / Leave a Comment / Smeerch

Nel continente nero

Nel continente nero
di Marco Risi (Italia, 1992)
con Corso Salani, Diego Abbatantuono, Anna Falchi,
Tony Sperandeo, Gianfranco Barra, Maurizio Mattioli,
Ivo Garrani, Luigi Maria Burruano, Bruno Corazzari,
Nanni Tamma, Bernard Chaperon, Alessandra Panelli,
Cinzia Monreale, Antonino Iuorio, Fabrizia Sacchi

Divertente commedia ambientata in Kenya.
Alessandro Benini – un uomo d’affari sulla quarantina – si reca a Malindi per il funerale di suo padre, un uomo con cui ha tagliato tutti i rapporti da decenni. Dopo la cerimonia, si ferma con la sua ragazza Irene nella grande casa coloniale di suo padre per qualche giorno, al fine mettere a posto questioni burocratiche. Scopre così che suo padre era pieno di debiti e che – oltre gli amici – aveva anche qualche nemico. Uno in particolare: Fulvio Colombo, un ex-socio molto potente che cerca di approfittare della scomparsa dell’uomo per trarre vantaggi dall’ingenuità/inesperienza del figlio. Colombo arriva a far arrestare Alessandro e a fargli togliere il passaporto – con la connivenza di agenti di polizia locale corrotti – per costringerlo a rimanere il più a lungo possibile in Kenya. Anche la casa viene posta sotto sequesto, a causa dei debiti lasciati da Benini senior, per cui Alessandro è costretto a stare in albergo. L’atteggiamento di Colombo però è tutt’altro che ostile, apertamente infatti l’uomo si dimostra molto amichevole con Alessandro: lo tira fuori dal carcere, gli offre amicizia, lo introduce nel giro di uomini d’affari italiani (più o meno loschi) che, come lui, vivono da tanti anni in Kenya. Quella del bastone e della carota, comunque, è solo una strategia attuata da Colombo per tirarla lunga e predere Alessandro per sfinimento. Ciò che davvero vuole da lui è la firma sui documenti che cedono ufficialmente tutti gli averi (e gli oneri) ereditati da Benini a Colombo – ivi compreso il terreno su cui c’è una parrocchia gestita da un tenace missionario.

L’ingenuo Alessandro Benini ha il volto del riccio Corso Salani. Una figura malinconica, la sua, una vittima nelle mani di un carnefice apparentemente non violento ma molto subdolo.
Abbatantuono in forma smagliante nella parte del maneggione Fulvio Colombo: un personaggio rapace, sguaiato, ignorante, spregiudicato, urlatore, anche rozzo, sessualmente ingordo, ma allo stesso tempo triste e solo.
La giovane Anna Falchi interpreta Irene, la fidanzata di Benini: una ragazza avvenente e tutt’altro che timida (non disdegna indossare mini-costumi da bagno durante il suo soggiorno kenyano o girare per casa nuda).
Gianfranco Barra interpreta un politico laido e affarista.
Tony Sperandeo è il prete-missionario caparbio e gran lavoratore, che vede di cattivo occhio tutti gli italiani di stanza a Malindi.
A Ivo Garrani andò il ruolo di un anziano monsignore che frequenta i salotti buoni e in forte odore di omosessualità.
Luigi Maria Burruano e Bruno Corazzari intepretano due imprenditori italiani di stanza a Malindi, in rapporto di sudditanza economica con Colombo.
Maurizio Mattioli interpreta un tamarro romano arricchito che si trova in vacanza con la famiglia in Kenya.
Nanni Tamma e Antonino Iuorio sono due dei tanti turisti che si trovano nel resort in cui spesso Colombo organizza feste.

Una scena di questo film – la furiosa ricerca di un Rolex rubato – mi ha ricordato una dinamica molto simile, già vista ne “Il barbiere di Rio”, altro film esotico con protagonista Abbatantuono.

La scheda di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Alessandra Panelli, Anna Falchi, Antonino Iuorio, Bernard Chaperon, Bruno Corazzari, cast, cinema, Cinzia Monreale, commedia, Corso Salani, Diego Abbatantuono, Fabrizia Sacchi, film, Gianfranco Barra, Ivo Garrani, Luigi Maria Burruano, Maurizio Mattioli, Nanni Tamma, Nel continente nero, pellicola, recensione, regia, regista, scheda, Tony Sperandeo

Milano Calibro 9

31 Ottobre 2011 11:28 / Leave a Comment / Smeerch

Milano Calibro 9

di Fernando Di Leo (Italia, 1972)
con Gastone Moschin, Barbara Bouchet,
Mario Adorf, Philippe Leroy, Ivo Garrani, Lionel Stander,
Frank Wolff, Luigi Pistilli, Mario Novelli, Ernesto Colli

Questo è di certo uno dei più noti film del genere che viene abitualmente definito “Poliziottesco”, ossia quella specie di polizieschi all’italiana, anche categorizzati come “B movies”, molto diffusi negli anni ’70.
Fernando Di Leo è considerato uno dei migliori esponenti di questo filone e questo film lo conferma. Devo essere sincero: non mi aspettavo un prodotto di questa fattura. La sua visione mi ha stupito: ho riscontrato una trama tutt’altro che banale, tecnica registica abbastanza innovativa (per quegli anni) e recitazione di primo livello.
Nota: questo film è stato tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco.
La trama. Un malavitoso abbastanza noto nel giro milanese, tale Ugo Piazza, torna in libertà dopo essere stato in carcere per circa 3 anni. Non appena mette piede fuori da San Vittore, viene raggiunto dagli scagnozzi dell’Americano (un vecchio ganster italo-americano magnificamente interpretato da Lionel Stander), che gli intimano di rivelare il posto dove ha nascosto il generoso bottino di un colpo non andato a buon fine. Il denaro (300.000 Dollari da riciclare) è stato sottratto tre anni prima proprio all’Americano durante uno scambio tra alcuni corrieri. Il vecchio boss pensa che i soldi siano stati occultati da Ugo Piazza ma questi si dichiara più volte innocente e si dimostra comunque reticente a svelare il luogo dove sarebbe nascosto il malloppo, nonostante minacce e ripetute occasioni di violenza fisica. Per non perderlo di vista, comunque, l’Americano decide di riprendere Piazza nella sua banda, mettendogli a fianco altri suoi scagnozzi, come il gretto siciliano Rocco, a fargli da “angeli custodi”. Nel frattempo Piazza riallaccia i rapporti con Nelly, la sua biondissima vecchia ex che si esibisce come ballerina in un nightclub e con l’amico Chino, un killer professionista affiliato ad un’altra banda, un tempo gestita da Zio Vincenzo (Ivo Garrani), un vecchio padrino siciliano ormai cieco.
Non svelo altro per non rovinare la sorpresa – anche se non so che senso abbia evitare lo spoiler per una pellicola che ha ormai quasi 40 anni. Sappiate solo che il finale è alquanto originale e sorprende un po’. Non è impossibile capire come andranno a finire le cose, ma non si tratta nemmeno di un epilogo del tutto scontato.
Gastone Moschin è bravissimo – questo mi pare logico, non sono io a doverlo ribadire. Mi chiedo però se fosse davvero la scelta migliore per questo tipo di personaggio. Mi spiego: Ugo Piazza è un duro, uno furbo, taciturno, leale ma spietato. Un uomo col cuore tenero nei confronti delle persone che stima, ama e rispetta, ma che non si tira indietro quando c’è da sparare o accoltellare uno che se lo merita. Ecco, Moschin non ce l’ha la faccia da duro. Non ce l’ha mai avuta. Quella pelata regolare, quegli occhi chiari, non sono tratti da aspro malavitoso. Per di più quando ha girato questo film aveva già 43 anni. Un bel po’ di rughe e una certa pancetta sono ulteriori elementi che mettono in crisi la figura del gangster protagonista della Milano violenta.
Barbara Bouchet è semplicemente splendida: non solo ultra-bellissima, affascinante, giovanissima e molto dolce, ma anche decisamente brava nel ruolo della bellona che serba devozione nei confronti dell’uomo che le ha rubato il cuore.
Una delle scene più belle (e famose) del film è quella in cui Piazza torna nel night dove era cliente abituale e trova la sua ex che balla tra i tavoli.
Mario Adorf è quasi da macchietta nei panni del violento, stupido e sbruffone Rocco.
Philippe Noiret, sempre alto, molto magro e già stempiatissimo, interpreta Chino, questo giovanottone inflessibile e spietato, esile ma grande picchiattore, assassino scaltro e freddo ma anche grande uomo d’onore, pronto ad aiutare un amico fraterno in difficoltà.
Frank Wolff è il sanguigno commissario capo: un poliziotto vecchia scuola, tutta forza e linguaggio truce; la sua figura si contrappone al giovane, moderno e democratico vicecommissario Mercuri (interpretato da Luigi Pistilli) in una dialettica che serve a far emergere una certa critica sulla gestione dell’0rdine pubblico da parte delle forze dell’ordine durante il buio periodo degli anni di piombo e della contestazione giovanile.

La scheda di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: 1972, Barbara Bouchet, cast, cinema, critica, Ernesto Colli, Fernando Di Leo, film, Frank Wolff, Gastone Moschin, Giorgio Scerbanenco, Ivo Garrani, Lionel Stander, Luigi Pistilli, Mario Adorf, Mario Novelli, Milano Calibro 9, pellicola, Philippe Leroy, poliziottesco, recensione, regia, regista, romanzo, scheda

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